Le «100 percussioni» del Ravenna Festival tra Reich, la techno e l’Uganda

Ravenna | 07 Giugno 2019 Cultura
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Federico Savini
Se la vicenda sonora e storica delle 100 chitarre - che l’anno scorso fece da fil rouge a un’edizione dedicata agli Stati Uniti - è per l’appunto figlia di un mondo in cui la musica rock occupa un ruolo centrale, per l’edizione del «mare aperto» e del trentennale di un evento che di confini non se n’è mai posti, allora è giusto e forse inevitabile che il Ravenna Festival si concentri sui grandi ensemble – 100 è una cifra simbolica – imperniati sulla famiglia di strumenti più ampia e diffusa nel globo: le percussioni. Fonte primaria del ritmo, naturalmente, e quindi espressione più profonda e incorruttibile delle culture dei popoli e dei loro bisogni primari (il ballo, i rituali, il lavoro; tutto è scandito da un ritmo), ma anche capaci di piegarsi alle più svariate intonazioni e ad esigenze musicali «narrative», le percussioni sono al centro del più complesso fra i «racconti musicali» del festival 2019, che spazierà dalla musica colta a quella delle radici per raccontare un autentico «mondo di possibilità» nel concepire il ritmo e non soltanto.
Si parte con un «progetto nel progetto», ossia Harmograph, tre concerti al refettorio del museo Nazionale di Ravenna (da venerdì 7 a domenica 9 alle 21) con l’eclettico sperimentatore romagnolo Matteo Scaioli che ha dedicato tre concerti con le 100 Percussioni dell’Accademia Musicale Chigiana niente meno che a maestri del Novecento come Igor Stravinsky (che per primo introdusse la prorompente fisicità percussiva delle musiche folk nel cuore della ricerca classica-contemporanea), Egisto Macchi (il genio della library-music italiana che tradusse in musica i più algidi scenari della fantascienza e le inquietudini dell’evo industriale) e Giusto Pio (l’alchimista di tante avanguardie pop italiane, a partire dalla collaborazione con Battiato).
Sabato 8 tutti a «scuola», alle 18.30 al Cisim di Lido Adriano, dalla regina della mbira Stella Chiweshe, intervistata da Marco Zanotti, percussionista romagnolo fra i più titolati a livello internazionale ad approfondire lo stato dell’arte percussiva nel continente africano. Domenica 9 il concerto trekking dei Fiumi Uniti (vedi breve a pagina 22) farà parte del programma delle 100 percussioni, proprio con Zanotti e altri percussionisti, e ancora Zanotti lunedì 10 alle 18 in piazza del Popolo prenderà parte alle prove aperte del progetto «Officina del Ritmo: conexión Buenos Aires» con l’ensemble di Alejandro Oliva che si esibirà il 12. In serata, alle 21 al PalaCongressi (con installazione al via dalle 20) andrà in scena il momento più «cosmico» dell’intero percorso con «L’umiliazione delle stelle», concerto per percussioni, strumenti a fiato ed elettronica sul video-romanzo di Mauro Covacich e l’ensemble Ars Ludi. Alle 23 all’Almagià toccherà invece a «Nihiloxica. Quando la techno incontra le percussioni ugandesi», intrigante progetto che trasporta una delle tradizioni percussive più energiche dell’Africa tutta nella pulsante contemporaneità della musica elettronica.
Parte con un omaggio al genio minimalista di Éliane Radigue, affidato al sofisticato percussionista romagnolo Enrico Malatesta, la giornata di martedì 11, alle 18 al Museo Nazionale, mentre alle 21 il teatro Rasi ospiterà di nuovo Ars Ludi in «Ostinato» di Giorgio Battistelli e il Chigiana Percussion Ensemble nella leggendaria «Drumming», capolavoro percussivo di Steve Reich. L’incursione nell’austerità della musica colta novecentesca per percussioni sarà interrotta mercoledì 12 alle 21 con un’autentica serata di festa al Darsena Pop Up, con la Conexión Buenos Aires Ensemble di Alejandro Oliva, coordinato da Marco Zanotti attraverso i codici gestuali de «La Bomba de Tiempo».
Giovedì 13 - in attesa del clou ravennate del fine settimana successivo - le 100 Percussioni si sposteranno alla chiesa di San Giacomo a Forlì, dove alle 21 il Chigiana Percussion Ensemble con Manuel Zurria (flauto) e Alvise Vidolin (live electronics) eseguiranno spettacolari pagine orchestrali di Stockhausen, Xenakis e Scelsi.
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