Lavoro, le preoccupazioni dei sindacati: «Tredicesima bruciata con questa inflazione»

Ravenna | 23 Luglio 2022 Economia
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No, una rondine non fa primavera. E se i dati elaborati dalla Camera di Commercio di Ravenna e diffusi nei giorni scorsi sull'andamento dell'economia ravennate nel primo trimestre 2022 presentano diversi segni positivi, vi sono ancora parecchi elementi di preoccupazione. In poche settimane è passata parecchia acqua sotto i ponti, l'inflazione dell'area Euro in giugno è cresciuta fino all'8,6% e le previsioni per l'autunno presentano molti nodi da sciogliere.

Se guardiamo il dato CamCom sul numero delle imprese attive, il bicchiere potrebbe sembrare mezzo pieno: le aziende sono 38.458 (+0,6 rispetto ai primi 5 mesi del 2021). Ma è lo stesso Giorgio Guberti, commissario straordinario dell'ente camerale, a mettere in guardia: «In linea con le proiezioni globali, secondo gli ultimi Scenari di Prometeia, anche la ripresa stimata per il valore aggiunto complessivo ravennate per il 2022 è stata revisionata e ridotta a +2,1%, con una perdita secca di due punti percentuali nel confronto con le valutazioni precedenti, dopo il rialzo record a +7,5% del 2021. E’ importante – dice Guberti - prolungare le misure finanziarie d’emergenza in questo momento così delicato e complesso per sostenere famiglie e imprese».

Così, a guardar bene, il bicchiere potrebbe apparire mezzo vuoto. Poi basta passare dal benzinaio o aprire una bolletta: questa è un'estate bollente e siccitosa. (s.sta.)

MARINELLA MELANDRI    segretaria provinciale Cgil Ravenna

«Il potere d'acquisto

è l'emergenza sociale»

I dati elaborati dalla Camera di Commercio sull'andamento del primo trimestre 2022 sono perlopiù positivi, ma alcuni importanti nodi stanno venendo al pettine, a partire dalla crisi Cmc. La situazione ci riserva più luci o più ombre?

«Quello attuale è un quadro molto composito. Alcuni settori stanno andando bene, seppur con qualche difficoltà dettata dalla situazione internazionale e dal caro energia. Penso al settore costruzioni: il bonus 110% sta creando qualche tensione, ma dal punto di vista occupazionale l'andamento è positivo. Il settore manifatturiero e quello industriale in senso lato non registrano ancora gravi ripercussioni, ma le aziende stanno riflettendo su come reagire. Siamo preoccupati per quello che potrebbe accadere alla fine dell'estate: molti investimenti sono sospesi e l'attesa, in economia, non è mai positiva. Questo significa smettere di programmare e assumere: rischiamo uno stallo. Poi ci sono situazioni critiche, come quella della Cmc, che conoscevamo da tempo. Alcune imprese del settore ceramico, che nei mesi passati hanno vissuto momenti difficili, sono ripartite. Tuttavia, le crisi sono sempre più frequenti e rischiano di innestarsi una sull'altra. Siamo preoccupati da quello che potrebbe accadere nelle prossime settimane, anche sul nostro territorio».

Dal turismo all'agricoltura, come è andato il reclutamento dei lavoratori stagionali per questa estate 2022?

«I dati reali arriveranno più avanti. Per ora possiamo valutare alcuni elementi che hanno caratterizzato il 2021 e si stanno riproponendo anche quest'anno. In agricoltura si parla di carenza di personale. Negli anni passati vi sono state importanti flessioni nella produzione dovute a diversi fattori, dalle gelate primaverili alla cimice asiatica: circostanze che hanno portato una parte della forza lavoro attiva nelle campagne a muoversi verso altri settori come l'edilizia o la logistica. Va inoltre sottolineato come, in agricoltura, i contratti siano sempre più brevi ed i lavoratori fatichino a raggiungere le 51 giornate, soglia che da diritto alla disoccupazione: questo porta ad un generale impoverimento. Anche per quanto riguarda il turismo, vi è carenza di personale ed emergono contratti più brevi. Molti lavoratori, in particolare quelli provenienti dai paesi dell'est, complice anche il Covid, non sono venuti o hanno preferito altre occupazioni più remunerative. Poi c'è il fenomeno, oramai fuori controllo, del lavoro 'grigio': lavoro a tempo pieno nascosto da un contratto part time, posizioni sottoinquadrate e trattamenti irregolari. E i controlli, purtroppo, sono pochi».

Dopo i rincari della prima metà dell'anno, le previsioni per i prossimi mesi non ci lasciano presumere una inversione di tendenza. Cosa si può fare per proteggere il potere di acquisto delle famiglie?

«Questa, assieme al tema della precarietà, è la vera emergenza sociale. Oramai la tredicesima mensilità è bruciata dall'aumento del costo della vita. La nostra richiesta, partita in primavera, è quella di rendere 'strutturali' alcuni interventi nati come 'straordinari', come il bonus di 200 euro in busta paga. Poi occorre ridurre il cuneo fiscale e il prelievo su salari e pensioni. Senza trascurare il tema della contrattazione: in Italia ci sono 8 milioni di persone che lavorano con un contratto scaduto: questi accordi vanno rinnovati con parametri coerenti all'attuale situazione economica. Certo, se vogliamo raggiungere questi risultati, occorrono risorse importanti. Purtroppo, la crisi politica di questi giorni ci fa intravedere nuove nuvole all'orizzonte».

ROBERTO BARONCELLI    segretario Cisl Emilia Romagna

«Speriamo che la responsabilità

prevalga sugli interessi di bottega»

I dati elaborati dalla Camera di Commercio sull'andamento del primo trimestre 2022 sono perlopiù positivi, ma alcuni importanti nodi stanno venendo al pettine, a partire dalla crisi Cmc. La situazione ci riserva più luci o più ombre?

«I numeri positivi, rispetto allo scorso anno, sono segnali incoraggianti. Ma andrebbero raffrontati a quelli del 2019. Se guardiamo ai dati pre pandemia, vediamo aumentare la presenza di imprese e lavoratori in pochissimi settori, ad esempio quello sociosanitario. Ma ci sono comparti, come il manifatturiero o la logistica, che presentano un quadro non proprio incoraggiante».

Dal turismo all'agricoltura, come è andato il reclutamento dei lavoratori stagionali per questa estate 2022?

«Per quanto riguarda il turismo, assistiamo ad un aumento attorno al 15% del numero dei contratti di assunzione rispetto lo scorso anno. Ma anche in questo caso dovremmo raffrontarlo al 2019 e andrebbe verificata l'effettiva durata dei rapporti. In agricoltura, l'impressione è che vi sia ancora una forte richiesta di manodopera inevasa. Questo riguarda sia le piccole aziende agricole sia le grandi realtà cooperative del nostro territorio. In Agrintesa, ad esempio, si parlava di un centinaio di posizioni vacanti. Si tratta di posti che non richiedono particolari specializzazioni ed il fenomeno meriterebbe un approfondimento».

Dopo i rincari della prima metà dell'anno, le previsioni per i prossimi mesi non ci lasciano presumere una inversione di tendenza. Cosa si può fare per proteggere il potere di acquisto delle famiglie?

«Il governo ha messo in campo diversi interventi una tantum: iniziative utili e che, in attesa di riforme strutturali, andrebbero riproposte. Penso al bonus di 200 euro in busta paga: bene, ma se viene riconosciuto una volta soltanto non incide sui bilanci familiari. I rincari dei prezzi (con l'Iva) portano ad un extragettito per lo Stato, che potrebbe essere investito proprio per sostenere in redditi. Pensiamo poi agli extraprofitti che, con i rincari, vanno a raccogliere le imprese energetiche. Anche in questo caso, queste cifre devono alleggerire gli sforzi di chi paga le bollette. Serve anche un intervento sul cuneo fiscale. Se ne parla da sempre, ma occorre fare attenzione: se non si può intervenire sulla componente dei contributi, che assicura il futuro pensionistico delle persone, si può metter mano alla componente rappresentata dall'Irpef, prestando attenzione nel contempo al tema dell'incapienza. Poi vanno defiscalizzati i risultati delle contrattazioni di secondo livello e rinnovati molti contratti nazionali, oramai fermi da diversi anni, con indici che rispecchiano la realtà: non si possono escludere, ai fini del calcolo dei salari, gli stessi beni energetici. Senza dimenticare le pensioni. Tanti elementi che il governo Draghi aveva messo al centro del confronto con le parti sociali per costruire quel patto che la Cisl chiede da tempo e che, con la crisi di questi giorni, rischiano di passare in secondo piano. Speriamo che la responsabilità venga prima degli interessi di bottega».

CARLO SAMA    segretario generale Uil Ravenna

«Non si trovano i lavoratori?

Gli imprenditori offrano di più»

I dati elaborati dalla Camera di Commercio sull'andamento del primo trimestre 2022 sono perlopiù positivi, ma alcuni importanti nodi stanno venendo al pettine, a partire dalla crisi Cmc. La situazione ci riserva più luci o più ombre?

«I primi mesi del 2022 risentono ancora dello slancio dello scorso anno e non registrano ancora tutte le ricadute del caro energia o della guerra. Poi ci sono problemi che meritano un'analisi ad hoc: la crisi della Cmc, ad esempio, viene da lontano, anche se rischia di esplodere in queste settimane...».

Dal turismo all'agricoltura, come è andato il reclutamento dei lavoratori stagionali per questa estate 2022?

«Su questo è stato detto molto e vi sono state molte polemiche. Al netto delle difficoltà dettate dal Covid, che anche oggi fa registrare numeri importanti, pare che tutte le attività lungo la riviera siano aperte: nessuna è chiusa per mancanza di personale. Leggiamo di imprenditori che offrono 1600 euro netti al mese, ma si lamentano perché non trovano lavoratori. Quello è lo stipendio per 40 ore settimanali, ma spesso ne vengono richieste 60 o 70. Ricevo telefonate di persone a cui vengono proposti lavori sette giorni su sette, magari a dieci ore al giorno, ma senza straordinari pagati. Così si cerca di vendere lucciole per lanterne. La pandemia ha sviluppato nelle persone una maggiore attenzione alla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro e la richiesta a fare orari impossibili con salari medio bassi, ha creato una fuga di lavoratori. Lo dimostra l'aumento delle dimissioni registrate in questi mesi. Il mondo del lavoro è fatto di domanda e offerta: se si vuole fare impresa bisogna offrire qualcosa in più. Questo discorso non vale solo per il settore turismo. Ad esempio, non si trovano magazzinieri per Ravenna Farmacie: il contratto prevede uno stipendio basso e se si vuole reperire personale, occorre migliorare l'offerta».

Dopo i rincari della prima metà dell'anno, le previsioni per i prossimi mesi non ci lasciano presumere una inversione di tendenza. Cosa si può fare per proteggere il potere di acquisto delle famiglie?

«Oggi si parla di un'inflazione superiore all'8%, frutto soprattutto del caro energia. Questa situazione discende da scelte compiute in passato che hanno ridotto l'utilizzo del gas 'nostrano' a favore di quello importato. Certo, bene le iniziative che servono a 'mettere una pezza', ma occorre aumentare la produzione nazionale. Ora cerchiamo di slegarci dalla schiavitù del gas russo, ma rischiamo semplicemente di cambiare sfera d'influenza. Nel frattempo, questa inflazione sta erodendo pensioni e salari. Fino ad ora molte imprese hanno resistito senza ritoccare i listini e facendosi carico dell'aumento dei costi. Ma se questa tendenza proseguirà fino all'autunno, tutto il sistema potrebbe andare in crisi. Occorre rinnovare i contratti nazionali, detassare gli aumenti ed agire sul cuneo fiscale per sostenere le cifre nette in busta paga».

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