Il ravennate Giuseppe Tagliavini dietro gli effetti speciali del kolossal «Alita» di Robert Rodriguez
Federico Savini
«Quello che si vede sullo schermo è un personaggio fatto tutto in computer grafica». La parola chiave è «tutto» e se pensate che non occorra un esperto come Giuseppe Tagliavini per accorgersi che gli occhi della protagonista di Alita - Angelo della battaglia sono ricreati al computer state sottovalutando il fatto che 1) a parte gli occhi, il corpo della ragazza si direbbe in tutto e per tutto umano; 2) nel ruolo della protagonista è in effetti accreditata l’attrice Rosa Salazar; 3) Rosa di fatto non compare sullo schermo ma ha fornito sembianze e movimenti realistici ad Alita. Un’idea tutt’altro che inedita e che ha decenni di storia degli effetti speciali alle spalle – il caso forse più noto è il Gollum del Signore degli Anelli «interpretato» da Andy Serkis -, ma nel caso del kolossal fantascientifico di Robert Rodriguez, prodotto da James Cameron e appena approdato in sala, l’Alita ricreata interamente al pc con enormi occhi di «dimensione manga» è proprio la protagonista del film.
Film ai cui effetti speciali ha messo mano anche il mago ravennate della materia, Giuseppe Tagliavini, che lavora per la Weta Digital e negli anni ha lavorato anche al miliare Avatar di James Cameron e alla trilogia de Lo Hobbit di Peter Jackson. «Avevo appena finito di lavorare a Rampage, come supervisore al compositor qui a Weta Digital in Nuova Zelanda - spiega Tagliavini – e mi hanno chiesto se potevo dare una mano con la mia esperienza a Battle Angel Alita. Siccome il progetto era già in lavorazione da tempo, ho dato una mano nel coordinare un paio di sequenze e stare in contatto con altri colleghi».
Hai sperimentato strumenti o modalità di lavoro nuovi?
«Nel mio specifico no, ma Weta Digital ultimamente ha sperimentato tantissime nuove tecnologie di “motion capture” sul set. Parlo di tecniche già sviluppate per Il pianeta delle scimmie e Rampage, ma come sempre Weta Digital cerca di andare oltre i suoi limiti e devo dire che questo nuovo film dimostra che il miglioramento è continuo».
In «Alita» gli occhi «innaturali» della protagonista rivestono un ruolo molto importante. Sono un «veicolo espressivo» più forte di ogni altro dettaglio. Replicare l’«umanità» con le tecnologie digitali è la sfida più difficile?
«Prima di tutto c’è da dire che il progetto è tratto da un manga giapponese e quindi sono tipici, in quell’estetica, gli occhi di grandezza innaturale. L’idea era proprio quella di trasportare il manga nel film il più fedelmente possibile. Inoltre, Alita dall’inizio alla fine non è un’attrice vera ma un personaggio full Cg, ricreato insomma. Però è stata usata un’attrice vera sul set per la motion capture e il modello Cg è stato realizzato partendo dall’attrice. Ad ogni modo, quello che si vede sullo schermo è un personaggio fatto tutto in computer grafica, usando l’esperienza che Weta Digital ha accumulato negli anni partendo da Avatar e passando poi per Lo Hobbit, Il pianeta delle scimmie e Avengers».
«Alita» è nuovamente «nell’orbita» di James Cameron. Pensi che Cameron sia ancora oggi un baluardo nel mondo del cinema ad ampio budget, dei progetti colossali?
«Sì, Cameron è uno dei produttori che ha voluto fortemente questo progetto e personalmente penso che Cameron sia sempre all’avanguardia, sia per quanto riguarda le idee progettuali che per le innovazioni tecnologiche».
Quale pensi sia il film che negli ultimi anni ha segnato lo stato dell’arte degli effetti speciali? Tempo fa mi dicesti Gravity. Siamo andati oltre?
«Parlando di Gravity, probabilmente mi riferivo all’anno in cui è uscito, ma resto sempre dell’idea che Weta Digital con Avatar abbia toccato vette tuttora ineguagliate».