Il paesologo Franco Arminio parla del ruolo della poesia e del Sommo a Ravenna Festival

Ravenna | 21 Luglio 2021 Cultura
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Elena Nencini
Quattro giorni dedicati al cammino e a Dante è questo il programma della Carovana Creativa sul Cammino di Dante, all’interno di Ravenna Festival, che prevede un viaggio ‘con’ Dante da Firenze a Ravenna, con tappe accompagnate da musica, letture e interventi di poeti e scrittori. Perché camminare è una forma d’arte ‘dantesca’. E perché farlo attraverso il paesaggio è comunque un’azione artistica, capace di trasformare il punto di vista e di ascolto di ognuno. 
A raccontarci il valore di questo cammino, inteso come farmaco, è il poeta e paesologo Franco Arminio, che predica la poesia come forma di conoscenza. Arminio - che lo scrittore Roberto Saviano ha definito «uno dei poeti più importanti di questo paese» - è autore di una ventina di libri, pubblicati con case editrici come Laterza, Mondadori, Bompiani, ma ama il rapporto diretto con il pubblico. 
Arminio che rapporto ha con Dante?
«Naturalmente ho un rapporto di amore, di emozione, ma non sono un dantista, un esperto. Mi sembra anche incredibile quello che ha fatto come scrittore, come poeta: è come quando vedi il battistero di Firenze e ti rendi conto della grandiosità materiale dell’architettura, invece se leggi Dante ti rendi conto della sua grandiosità immateriale. Sembra incredibile che un solo uomo possa avere messo in fila così tante cose. Si vede che aveva un rapporto con dio di grande potenza, radicale».
Conosce il percorso da Firenze a Ravenna, passando per l’Appennino romagnolo?
«Non lo conosco benissimo, ma appena lasci le grandi città l’Italia è un paese bellissimo, non è solo benzina e capannoni, c’è resistenza nei piccoli paesi. Se ti sposti dalle grandi città ritrovi l’Italia. In questo percorso nei boschi c’è un senso del sacro, lontano dai grandi centri. Dove non c’è partita iva c’è un po’ il sacro, l’arcaico è stato sepolto ma non è morto, qua e là esce fuori. È uno dei motivi per cui bisogna camminare in questi luoghi, partendo da Firenze o da Ravenna. Sono straordinari, anche se non ci sono i mosaici o piazza della signoria».
Cosa significa esattamente essere paesologo?
«Do attenzione ai paesi di una nazione: i paesanologi si occupano solo dei loro paesi, il paesologo invece è interessato a tutti i paesi. La paesologia non è altro che una forma di interesse. Io credo che il mondo si può ravvivare tornando nei piccoli luoghi, da lì si può partire per un nuovo umanesimo».
Nel suo intervento parlerà del  peccato di gola. Perchè?
«La gola oggi è un peccato molto diffuso. C’è la bulimia in rete, la bulimia  di esprimere le nostre opinioni anche quando non ce lo chiedono, c’è una regressione un po’ infantile della nostra personalità. E’ impossibile frenarsi: il goloso e il bulimico hanno un buco al centro che non si può mai colmare, più lo riempi più lo dilati».
Ha mai sentito l’influenza di Dante nelle sue poesie?
«Ovviamente gli autori possono influire sia in modo diretto che indiretto. Ci sono versi che ti restano dentro direttamente, ma con Dante non mi è mai successo. Un poeta per me di riferimento è sicuramente  Giorgio Caproni, che si è confrontato direttamente con Dante. Io tendo a leggere di tutto, da Dante ai giovani poeti dove trovi anche solo un verso bellissimo. Tendo ad esser onnivoro come lettore di poesia, leggo Dante ma anche Ariosto, oppure poeti come Caproni o Montale. La poesia va vissuta così, non va bene a tutte le ore. È come un farmaco: non va sempre bene, non può essere data a tutte le ore. C’è il poeta giusto per quell’occasione, come un farmaco. Lo stesso Dante è un farmaco, per certe situazioni».
Una frase di Dante a cui è affezionato?
«”Dolce color di oriental zaffiro”: ci sono delle immagini, che restano impresse. Amo molto la cultura bizantina, forse perchè tutto cio che ha una Amo l’Italia adriatica, ha una luce particolare, guarda a luoghi come l’Armenia, il Caucaso, la Turchia, la Grecia».
Cosa farà in futuro?
«Ho finito un libro per Bompiani, uscirò con un altro a gennaio 2022, sto preparando degli studi sull’amore, poi un libro di fotografie. Ma io mi sento sono poeta di strada, amo girare l’Italia tutti i giorni, da nord a sud. Sono sempre in giro».
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