Franco Calandrini racconta l’«espansione» del Nightmare Film Fest
Federico Savini
«Allargare le maglie è fondamentale, tanto dei generi di film che proiettiamo quanto, di conseguenza, del pubblico che segue il festival. La fusione con altre realtà culturali è la logica conseguenza di questa scelta e permette al pubblico, di Ravenna e non solo, di avvicinarsi a proposte dalle quali forse starebbe lontano se percepissero il nostro festival come chiuso in una nicchia. Penso sia un arricchimento per tutti». Franco Calandrini sintetizza così il compimento della mutazione, partita lo scorso anno, del Nightmare Film Festival di Ravenna, alla XVI edizione, in un contenitore di eventi su varie sedi (PalaCongressi in primis, ma anche CinemaCity, Classense, Mar e altro) che incorpora il lavoro di altre rassegne, come l’Ottobre Giapponese e soprattutto GialloLuna NeroNotte, praticamente gemellatosi al Nightmare con un programma di eventi condiviso che, al netto delle anteprime, prevede film, incontri ed eventi speciali dal 26 ottobre al 4 novembre.
«L’incontro del 2 novembre con Giancarlo De Cataldo, magistrato, scrittore e sceneggiatore – dice Caladrini – è proprio il punto di fusione tra noi e GialloLuna. Loro peraltro avranno approfondimenti molto attinenti al Nightmare come quelli su Frankenstein e la Guerra dei Mondi di Orson Welles. In questo modo Nevio Galeati allarga la sua rassegna alla fantascienza e lo stesso facciamo noi».
Con quale tipo di logica? Un festival e un concorso devono comunque fare selezione.
«L’obiettivo è permettere a più pubblico possibile di fruire di eventi e proiezioni che diversamente andrebbero persi, e già riscontriamo i frutti di questo allargamento. Vedi il lavoro con le scuole della Nightmare School, incontri coi ragazzi a cui teniamo molto e che sarebbero stati impensabili per un festival chiuso nella nicchia dell’horror. Pensiamo che il fil rouge della selezione sia il lato oscuro, che c’è in molti generi, a partire dal noir, molto presente in concorso e attinente anche a GialloLuna».
Quindi è eterogeneo già il concorso?
«Sì, assolutamente. Abbiamo otto film in gara da tutto il mondo, che si divno tra horror, fantascienza, azione e appunto noir, con anche un film d’animazione che arriva da Cannes e indaga un particolare lato oscuro».
Un festival su questi temi in qualche modo getta uno sguardo sulle paure dell’attualità. E’ corretto pensare: «Meno killer sanguinari ma forse più timori politici e sociali»?
«Beh, a giudicare dai film direi di sì. La fantascienza, per esempio, è molto sofisticata in un titolo come Chimera che riflette sul mito dell’immortalità. Poi ci sono film come il portoghese Carga che racconta la cruda realtà del traffico di esseri umani, mentre il serbo Horizons è un noir che dice molto dei problemi della condizione femminile».
Tre eventi che proprio non si possono perdere?
«Il 3 novembre avremo con noi Ana Asensio con il suo nuovo film. Sarà un’occasione preziosa per conoscere un’attrice e regista bravissima e di successo. Poi avremo l’anteprima di Zan, il nuovo film di un regista cult come Shin’ya Tsukamoto e segnalo anche November, opera estone davvero singolare, tra Lynch, Jodorowsky e Béla Tarr, da vedere assolutamente in sala».