«Beatrice, colei che mi ha rubato il cuore» di Niccolò Loi – 2G dell' I.C. Nelson Mandela (Crema)

Ravenna | 27 Dicembre 2021 Dante700
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Sono molto emozionato e contento di intervistare Dante Alighieri, un uomo che non sarà mai dimenticato, conosciuto e chiamato "il Sommo Poeta" in tutto il mondo e che ci ha insegnato tante cose.

Messer Alighieri, mi chiamo Niccolò, potrei farle qualche domanda? Sono un po' intimidito dalla sua presenza, ma sono un ragazzo curioso: come sta, quali sono stati i suoi studi?

«Sto bene, grazie, non ti preoccupare, mi piace parlare con i ragazzi. Ai miei tempi, non c'erano le scuole pubbliche e io ho cominciato a studiare grammatica con un insegnante privato, il mio precettore Messer Brunetto Latini».

Cosa voleva fare da grande, aveva una preferenza per un lavoro in particolare?

«Ho studiato perché mi piaceva in particolare la filosofia e ho cominciato a scrivere sia in versi che in prosa. Mi sono occupato anche di politica nella mia amata città, Firenze. Poi però sono stato esiliato e non l'ho più rivista».

Mi dispiace. Chissà quanto ha sofferto! Perché ha deciso di fare il poeta?

«Ho fatto studi classici, dagli autori latini e greci, ai grandi filosofi che mi hanno portato alla poesia e che mi hanno aiutato a scrivere "La Divina Commedia" in versi. Ancora oggi viene studiata nelle scuole. Questo mi rende orgoglioso».

Com'è stata la sua infanzia, era felice, aveva amici?

«La mia infanzia è stata felice per poco tempo, ho perso la mamma quando ero piccolo. Ho provato un grande dolore che mi ha segnato togliendomi il sorriso per molto tempo. Per fortuna ho avuto dei buoni amici, che mi sono stati vicini nei momenti difficili».

Come ha superato la sua infanzia triste?

«Crescendo, poco alla volta si diventa grandi. Si cerca di dimenticare ciò che ci fa soffrire e si va avanti».

Ora le faccio una domanda più personale, può scegliere se rispondere o no: com'è stato per lei il primo incontro con Beatrice?

«Rispondo con emozione, dicendoti che è stato l'incontro più bello della mia vita. Lei era un angelo, una bambina di nove anni. L’ho rivista da ragazza ed era così dolce e così gentile. Sono rimasto subito colpito da lei fin dal primo giorno che l’ho incontrata. Lei è impressa per sempre dentro di me».

Perché l’ha amata così tanto?

«Perché Beatrice è stata il mio primo amore, quello che mi ha rubato il cuore».

Cosa pensa quando scrive poesie, è felice o triste?

«Quando scrivo mi concentro, e penso all'argomento di cui parlo. Le più belle poesie sono dedicate a Beatrice. Purtroppo lei è morta troppo giovane. E con lei è morta anche una parte di me. Ero felice quando la vedevo, ma poi tristissimo per la sua perdita. Ma aggiungo una cosa: lei vive e vivrà per sempre nella mia poesia».

Lei ha vissuto una vita non facile, è fiero di quello che ha fatto o rimpiange qualcosa?

«La mia vita è stata faticosa, sempre in salita con alti e bassi, cacciato dalla mia casa per le mie idee politiche. Ho fatto degli errori. Ma rifarei esattamente ogni cosa che ho fatto, senza ripensamenti».

Lei ha scritto di tutto. La Divina Commedia è studiata in tutte le scuole del mondo. Lei è il SOMMO POETA DANTE ALIGHIERI. Perché questa opera è così amata?

«Caro Niccolò, non saprei, forse perché nell'opera ci sono l'Inferno, il Purgatorio e il Paradiso per chi lo merita. E l'uomo crede che il Paradiso sia un posto bellissimo. Nel mio cammino verso il Paradiso ho rivisto Beatrice, ed ho provato l’emozione più bella della mia vita».

Sappiamo che i suoi ultimi anni li ha vissuti a Ravenna, cosa le è piaciuto di più della città?

«Devo dire che mi è piaciuto tutto, in particolare i mosaici, sono bellissimi!

La mia intervista è finita Messer Dante Alighieri. Per me è stato un onore conoscerla, ascoltarla, parlarle. Grazie per la gentilezza e la pazienza. Non la dimenticherò mai.

«Sono io che ringrazio te per avermi considerato, per avermi fatto sentire ancora vivo. A distanza di secoli, resisto!».

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