24 artisti raccontano il volto di Dante in versione pop. Ne parla il curatore Marco Miccoli

Ravenna | 13 Settembre 2020 Cultura
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Elena Nencini
Fino al 18 settembre sulle vetrate della biblioteca Oriani a Ravenna campeggia il volto di Dante visto sotto diverse sfumature per la mostra Uno, nessuno e centomila volti, a cura di Marco Miccoli. 24 artisti, selezionati tra i partecipanti delle quattro edizioni precedenti, diversissimi gli uni dagli altri che, dall’illustrazione al fumetto e alla street art, cercano di dar vita ad nuova identità visiva di Dante. L’artista Andrea ‘Ravo’ Mattoni, unico street artist italiano a collaborare con il Museo del Louvre, presenta per l’occasione una reinterpretazione del volto di Dante di Sandro Botticelli, collocata sulla vetrata rivolta verso la Tomba del Sommo Poeta.
A parlarci della quarta edizione della manifestazione è il curatore Miccoli.
Cosa ne pensa dei risultati di riattualizzazione del volto di Dante?
«Era un progetto nato per coinvolgere tutte le generazioni, dalle scolaresche alle persone più anziane. La figura di Dante è molto presente, costante a Ravenna e mi incuriosiva il fatto di rappresentarne il volto in varie forme, di coinvolgere fumettisti e street artist. Ho visto più di 130 volti in questi anni, tanti gli artisti perché c’è una grande curiosità di rappresentarlo. Dalla realizzazione del volto di Kobra abbiamo fatto quasi 40mila visitatori per una mostra gratuita e con un budget limitato. E’ una mostra cresciuta per qualità e numero di persone».
Tra le opere più insolite in questi anni?
«Il Dante di pane di Matteo Lucca, elemento decisamente insolito, e il Dante Robot di Labadanzsky, alto 4 metri, fatto con oggetti di recupero. Sono i due materiali più insoliti».
Come è avvenuto l’incontro con Andrea ‘Ravo’ Mattoni, uno dei personaggi più noti del mondo della street art oggi in Italia?
«Sono sempre informato sul mondo dei murales: l’ho coinvolto a Forlì per il festival della street art, mi colpiva il fatto che portasse fuori dai musei le opere realizzate dal 1200 al 1800. Sbatte l’arte moderna sulle pareti dei muri, selezionando i quadri meno famosi. L’ho coinvolto perché mi piacerebbe avviare una collaborazione con il museo del Louvre, con cui Ravo lavora, per avere il prossimo anno una riproduzione del quadro della Barca di Dante di Delacroix che si trova proprio nel museo parigino».
Il pubblico come ha percepito l’allestimento?
«Ho già avuti dei riscontri positivi: vedendo le opere dall’esterno in molti sono rimasti entusiasti. Il prossimo anno per la mostra finale di Danteplus riproporrò questo tipo di scelta, le norme anti-covid mi hanno aiutato a capire la logistica dell’allestimento futuro. Ho dovuto decidere abbastanza in fretta a giugno cosa fare quando ancora eravamo in piena emergenza coronavirus. Del resto il concetto della street art è di essere fruibile da chiunque in qualunque momento».
Progetti per il futuro?
«Il progetto doveva concludersi nel 2021, nel frattempo me l’hanno chiesta in altre città e anche all’estero, in Olanda, a Varsavia, a Casa Italiana a New York ma siamo in stand by per il covid. Il prossimo anno partiremo da Firenze in primavera per poi riproporla a settembre a Ravenna».
Su quali criteri si è basata la scelta delle opere?
«Ho cercato di dare un po’ di spazio agli artisti della prima edizione perché erano meno conosciuti e ho cercato di scegliere seguendo anche una uniformità cromatica coerente, un bilanciamento di colore nella rappresentazione. Sono state selezionate principalmente opere fatte in digitale e pensate per essere stampate. L’opera di Max Petrone era dipinta a mano ma aveva tutte le caratteristiche per esser stampata in un grande formato».
www.danteplus.com
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