Vai col beat! Gianni Siroli espone i manifesti d’epoca dei gruppi rock romagnoli

Faenza | 29 Settembre 2018 Cultura
vai-col-beat-gianni-siroli-espone-i-manifesti-depoca-dei-gruppi-rock-romagnoli
Federico Savini
«Chi segue la musica sa che gli anni ’60 iniziano intorno al ’58 (l’anno di Volare a Sanremo e dell’emersione di Celentano, nda). E anche noi ragazzi che armeggiavamo con la cosiddetta “musica moderna”, trovavamo naturale cominciare i concerti con qualche valzer. In Romagna il liscio e il beat hanno convissuto come convivevano Morandi e Casadei nel juke-box. E’ fra il ’68 e il ’70 che le cose sono cambiate». Siamo alle solite: se non ci fosse Gianni Siroli rischieremmo seriamente di perdere la memoria dei costumi romagnoli in anni e settori ancora troppo poco indagati. E’ quindi encomiabile l’iniziativa del Mei di ospitare nella galleria della Molinella, dalle 15 di venerdì 28 fino alle 19 di domenica 30, la mostra «Alle radici della musica indipendente: i manifesti dei complessi beat della Romagna anni ’60», curata proprio dal collezionista faentino.
«Esporrò sessanta manifesti - dice Siroli -. Non saranno pochi?»
Pochi? Hai idea di quanto siano rari?
«Sì, anche perché sono un completista e faccio fatica a trovarli! Ho una collezione di circa 2mila manifesti di cantanti e complessi romagnoli, con tanto liscio ma l’argomento di questa mostra è il rock, ossia il beat e il prog romagnolo. Lo standard è il formato di 1 metro per 70 cm, poi ci sono tante variabili, a partire dall’orientamento orizzontale o verticale, con gruppi che dovevano cambiare manifesto quando si modificava l’organico e studiavano disposizioni e orientamenti diversi. C’è tutto un mondo dietro a questi manifesti».
Con che criterio hai selezionato?
«Parto con i Reali 23 del compianto Enrico Liverani. Loro sono un bel trait d’union, perché nascono dal “gruppo dei giovani” di un’orchestra di liscio, che in parte mantiene la linea e in parte ammoderna il repertorio e lo stile. Il nome, come per gli Orbit 65, viene dalla stessa moda che produsse l’Equipe 84. Con loro comincia la trasformazione d’immagine delle orchestre in complessi beat, dal bianco e nero al colore, dalla fotografia al disegno».
Il periodo migliore?
«I manifesti sono tutti significativi, oltre ad essere testimonianze storiche e di costume, ma quelli pittorici del ’68 sono davvero spettacolari, vedi il lavoro di Daniele Giunchi per Sbranco e le Purghe Elettriche. E’ molto bello anche il primo manifesto dei Da Polenta, senza le facce. In quel periodo si arrivò anche alla confusione programmatica dell’orchestra Ragazzini, un complesso di liscio che sfruttò il cognome del leader per “inserirsi” nella moda dei figli dei fiori. Poi arrivarono i cantautori e per Faenza abbiamo ad esempio un Claudio Toschi a petto nudo»
Caratteristica del beat in Romagna fu la convivenza con il liscio, il suo immaginario e il suo repertorio. Pensi che sia stata più un ostacolo allo sviluppo o un vantaggio perché c’era già un pubblico?
«Era una convivenza inevitabile, che subisce una spaccatura vera solo intorno al ’70. In quella fase i giovani si identificano con il rock, che peraltro conosce una fase di evidente sviluppo con il progressive, mentre l’altra parte del pubblico rimane fedele al liscio, decretandone il boom. In pratica, con l’identificazione generazionale la musica diventa divisiva, ma fioriscono sia il rock che il liscio, perché c’è pubblico in abbondanza. L’errore degli orchestrali fu di non preoccuparsi dello sviluppo. Hanno sfruttato il boom e non hanno rinnovato la musica quanto avrebbero dovuto, mentre il rock esplodeva per numeri e creatività. Invece le orchestre cominciavano, fatalmente, a prendere esempio senza più darlo. Ed è proprio negli anni del boom che è germogliato il seme della crisi del liscio».
Compila questo modulo per scrivere un commento
Nome:
Commento:
Settesere Community
Abbonati on-line
al settimanale Setteserequi!

SCOPRI COME
Scarica la nostra App!
Scarica la nostra APP
Follow Us
Facebook
Instagram
Youtube
Appuntamenti
Buon Appetito
Progetto intimo
FuoriClasse
Centenari
Mappamondo
Lab 25
Fata Storia
Blog Settesere
Logo Settesere
Facebook  Twitter   Youtube
Redazione di Faenza

Via Severoli, 16 A
Tel. +39 0546/20535
E-mail: direttore@settesere.it
Privacy & Cookie Policy - Preferenze Cookie
Redazione di Ravenna

via Arcivescovo Gerberto 17
Tel 0544/1880790
E-mail direttore@settesere.it

Pubblicità

Per la pubblicità su SettesereQui e Settesere.it potete rivolgervi a: Media Romagna
Ravenna - tel. 0544/1880790
Faenza - tel. 0546/20535
E-mail: pubblicita@settesere.it

Credits TITANKA! Spa
Setteserequi è una testata registrata presso il Tribunale di Ravenna al n.457 del 03/10/1964 - Numero iscrizione al Registro degli Operatori di Comunicazione:
23201- Direttore responsabile Manuel Poletti - Editore “Media Romagna” cooperativa di giornalisti con sede a Ravenna, Arcivescovo Gerberto 17.
La testata fruisce dei contributi diretti editoria L. 198/2016 e d.lgs. 70/2017 (ex L. 250/90).
Contributi incassati

settesere it notizie-faenza-vai-col-beat-gianni-siroli-espone-i-manifesti-depoca-dei-gruppi-rock-romagnoli-n18702 004
Licenza contenuti Tutti i contenuti del sito sono disponibili in licenza Creative Commons Attribuzione