Lello Arena è lo strampalato nonno Saverio in «Parenti Serpenti» al Masini

Faenza | 23 Marzo 2018 Cultura
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Elena Nencini
Un Natale da non dimenticare quello diventato famoso nel film di Mario Monicelli Parenti Serpenti: i due anziani nonni ne approfittano per lanciare un vero e proprio fulmine a ciel sereno sul pranzo di Natale annunciando che non vogliono più abitare da soli, ma che i loro figli dovranno scegliere chi, ricevendo in cambio l’abitazione dei due in eredità, si assumerà l’onere di accoglierli in casa propria. Il finale sarà decisamente noir.  
Dal grande schermo al palco del Masini la commedia omonima chiude la stagione di prosa del teatro manfredo venerdì 23 e sabato 24 marzo alle ore 21. Lo spettacolo, tratto dal film di Monicelli, è scritto da Carmine Amoroso e vedrà protagonisti Lello Arena e Giorgia Trasselli. La regia è di Luciano Melchionnna. Saverio (Lello Arena) e Trieste (Giorgia Trasselli) sono il patriarca e la matriarca di una famiglia dispersa e carognesca che fa crollare una volta per sempre il mito retorico di «la famiglia non si tocca».
Si passa dall’abruzzese del film originale al napoletano del palco per adattarsi alla figura irresistibile di Lello Arena che interpreta il ruolo che fu di Paolo Panelli, esaltando le manie senili che attanagliano la figura dell’ex carabiniere in pensione. E’ lui il detonatore di una vicenda da manicomio, gridata, trafelata, a tratti divisa tra palcoscenico e platea, ma in definitiva tutta stretta ai piedi di quella pseudo torre domestica ideata dallo scenografo Roberto Crea.
Arena, come è il suo padre di famiglia in «Parenti serpenti»?
«Le strade in partenza sono molte. C’erano stati dei precedenti importanti, non solo Paolo Panelli, ma anche una versione teatrale che ho scoperto quando ho iniziato a fare delle ricerche per preparare lo spettacolo. Una   straordinaria versione con il grande attore napoletano Pietro De Vico e la moglie Anna Campori. Ho trovato delle piccole memorie visive per capire come lo avevano sistemato. Tutti pensano di dover creare senza precedenti. Io invece penso il contrario: penso che sia necessario trovare una strada che faccia tesoro delle cose più e meno riuscite per fare la tua proposta. I piu cattivi dicono che essendo io demente senile mi riesce bene il personaggio per adesione individuale. La regia di Lucio Melchionna ha firmato con grande perizia e coraggio i testo. E’ stato molto piacevole disegnare questo personaggio, gli scatti della malattia, le stravaganze. Quello che fa ridere nei malati di questo tipo è, purtroppo, proprio la tragedia a cui sono condannati. Tutti pensano che la stravaganza, le intemperanze, i vuoti di memorie riempiti di ricordi strampalati siano frutto di una sorta di ribellione, di capricciosità, di non volere stare alle regole, ma in realtà questo rende questa malattia ancora più grave».
Soddisfazioni?
«I tanti premi ricevuti, i sold out dei teatri, le recensioni quasi imbarazzanti per il sottoscritto. Questo spettacolo va avanti dal 2016 e dall’anno prossimo verrà ripresa a furor di popolo la tournée. Sono tanti i teatri che lo hanno chiesto e in alcuni casi anche ri-chiesto di nuovo».
Che importanza ha il Natale in famiglia per lei?
«Dalle parti nostre è un rito sacrale, con una liturgia prestabilita, dai posti a tavola che non si possono cambiare arbitrariamente, alla liturgia degli alimenti, a persone vegetariane che devono derogare ai loro principi. Devozione e tradizione si uniscono in questa festività, il Natale diventa un posto dove - quando la famiglia si riunisce - spesso esplodono conti in sospeso e contraddizioni. Fortunatamente abbiamo perso un po’ di figure ancestrali naturalmente, se ne sono andati senza essere liquidati con una stufa come succede nel film. I nostri sono stati coccolati fino alla fine. La mia famiglia di artisti, figli, mogli, accoliti è troppo indaffarata perchè ci sia qualcuno che si metta a organizzare queste feste. E quindi può essere un bene».
Viene da una famiglia fortemente comunista, che idea ha della Romagna?
«Fra un po’ i comunisti li metteranno in una riserva come gli indiani. È una situazione molto strana quella attuale, tecnicamente voluta, per favorire dei gruppi piuttosto che gli altri. Questa è  una situazione da bar sport, da calcio balilla. La Romagna mi porta spesso a sperimentare la vita della piccola città, c’è la guardia medica se qualcuno della troupe si sente male di notte. C’è una città che accoglie anche chi viene da fuori. La sensazione è che si sta in un posto migliore dove c’è ancora rispetto per le persone. Non conta chi sei, ma il fatto che sei una persona».
Le proposte per l’anno prossimo.
«Ho delle proposte come piacciono a me stravaganti, creative, sorprendenti. Se stessi alle richieste del mercato sarei ancora con Annunciaziò, annunciaziò (il celebre sketch de La Natività con Massimo Troisi nda). Adesso tutti si aspettano che faccia la riedizione di un altro film, ma io li ho abituati ad aspettarsi altro».

Venerdì 23 alle 18 presso il Ridotto del teatro Masini  incontro con gli artisti.
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