IL CASTORO | I giovani faentini a Firenze per l'alluvione

Faenza | 13 Giugno 2018 Blog Settesere
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Il Sessantotto iniziò per i giovani molto prima: il 6 novembre del 1966, quando Firenze, a causa dello straripamento dell’Arno, venne inondata con tragiche conseguenze per le persone e le strutture. Rilevante è stato l’aiuto di ragazzi provenienti da tutto il mondo, che hanno deciso di trascorrere qualche giorno a Firenze e dintorni, per aiutare a migliorare la situazione.

C’erano anche dei ragazzi di Faenza tra coloro che sono partiti nei giorni seguenti l’alluvione per fornire il loro aiuto: Leonardo Altieri, Giorgio Fiumi e Paolo Oriani erano presenti in quei drammatici giorni e ci confermano che quella data ha fatto riscoprire alle persone il valore sociale della solidarietà. Non era mai successo prima d’allora che tante persone abbandonassero le loro occupazioni quotidiane per dare un aiuto a una causa collettiva. I tre ex alunni del liceo scientifico Severi, raccontando quel periodo, hanno individuato le radici nell’indignazione nei confronti della guerra in Vietnam e nel libro Lettera a una professoressa di Don Milani. Entrambi hanno contribuito a diffondere nei ragazzi la convinzione che qualcosa dovesse cambiare. Ed è alla ricerca di quel cambiamento che molti giovani si sono messi in gioco per la pace, scendendo per le strade e manifestando.

A Firenze i morti sono stati 35. L’acqua mista a nafta pesante e detriti crearono una grande poltiglia che riempì i seminterrati, arrivando persino a lambire i primi piani delle abitazioni. Vennero fortemente danneggiate anche le opere d’arte e i libri, i più importanti dei quali furono sicuramente quelli della biblioteca Nazionale, puliti solo successivamente, quando è stato possibile e, ad oggi, non si può ancora dire terminato il lavoro di ripristino.

Quando arrivò la notizia dell’alluvione, a Faenza si mobilitarono alcune parrocchie e i gruppi scout. Altieri, Fiumi e Oriani non ci pensarono due volte e abbandonarono la scuola per unirsi ai volontari. Il contributo dei ragazzi giunti in città non consisteva tanto nell'aiutare gli sfollati e i bisognosi, di cui si occupava l’esercito, ma nel togliere la grande quantità di liquame giallo scuro, per rendere di nuovo agibili le abitazioni, i musei e le costruzioni pubbliche. «Facevamo una gran fatica - racconta Altieri - ma cantavamo sempre, sia in pullman andando e tornando da Firenze, sia la sera, coi badili in spalla, coperti di fango e stanchissimi. La nostra colonna sonora erano le canzoni allora cosiddette di protesta, quelle impegnate su temi sociali e pacifisti, in particolare di Francesco Guccini e i Nomadi».

Un articolo sulla spedizione a Firenze fu pubblicato sulle pagine del giornale scolastico del liceo scientifico Severi, L’alambicco che solitamente - racconta Fiumi - trattava argomenti politici «poiché allora tutto era politicizzato». I ragazzi scrivevano gli articoli con la macchina da scrivere, poi li ciclostilavano e successivamente li impaginavano. Le copie, a differenza del nostro Castoro, non uscivano con nessun giornale locale e non venivano vendute, ma regalate agli studenti. Ogni tanto qualche buon’anima regalava ai redattori poche lire per poter comprare la carta, l’inchiostro o l’alcool, oppure ci si arrangiava andando d’estate a raccogliere il grano e a distribuire gli elenchi telefonici o d’inverno a togliere il ghiaccio dagli scambi delle rotaie nelle stazioni ferroviarie, o a spalare la neve di notte per pulire le strade. De L’Alambicco uscirono solo tre numeri: il primo nell’ottobre del 1966, il secondo fra novembre e dicembre con l’articolo sulla spedizione a Firenze e il terzo nel marzo 1967.  Nel giugno dello stesso anno uscì un fascicolo supplementare, in cui si annunciava che quella sarebbe stata l’ultima uscita e si pubblicava l’inchiesta de La Zanzara, giornale del liceo milanese Parini, intitolata «Un dibattito sulla posizione della donna nella società italiana» di Marco Sassano, Claudia Beltramo Ceppi e Marco De Poli. L’articolo fece molto scalpore perché riportava libere e moderne opinioni di studentesse minorenni su matrimonio, lavoro femminile e sesso e i suoi autori furono denunciati e rinviati a giudizio. Il processo, seguito dalla stampa anche a livello internazionale, si concluse con l'assoluzione piena degli imputati.
Laura Casadio, Sofia Mainetti

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