Referendum abrogativi, domenica 8 e lunedì 9 si vota per diritti, precarietà e lavoro

Domenica 8 (ore 7-23) e lunedì 9 giugno (ore7-15) gli italiani sonno chiamati a votare su cinque referendum abrogativi. I quesiti, quattro sul lavoro e uno sulla cittadinanza, intervengono su leggi cardine come il Jobs Act e la normativa del 1992 sull’acquisizione della cittadinanza. Analizziamo modalità di voto, contenuti dei quesiti, quorum, posizioni politiche e polemiche sull’astensione.
Uno degli snodi fondamentali per comprendere la posta in gioco nei referendum del 2025 è il raggiungimento del quorum. A differenza di altri strumenti democratici, il referendum abrogativo prevede infatti che, per essere valido, partecipi almeno la metà più uno degli aventi diritto al voto. È su questa soglia, più che sui contenuti dei quesiti, che si concentrano strategie, polemiche e paure: senza quorum, anche un Sì plebiscitario non produce effetti.
Nei documenti e nelle dichiarazioni raccolte nelle settimane precedenti al voto, è evidente come proprio la difficoltà strutturale a raggiungere questa soglia abbia orientato parte della maggioranza politica a spingere per l’astensione.
E non solo: diversi osservatori hanno sottolineato il ruolo del voto estero, spesso determinante in senso negativo, e le implicazioni di una campagna referendaria poco visibile nei media nazionali.
Il referendum è valido solo se vota almeno il 50% + 1 degli aventi diritto. Negli ultimi trent’anni, il quorum è stato raggiunto solo due volte (1995 e 2011). Al referendum del 2022 sull’ordinamento giudiziario, l’affluenza fu del 21%.
I referendum dell’8 e 9 giugno 2025 sono il risultato di due percorsi paralleli ma distinti di mobilitazione civica e politica, sfociati nella raccolta di oltre 4,5 milioni di firme complessive. La spinta iniziale per i quattro quesiti sul lavoro arriva dalla Cgil, che ha lanciato una campagna nazionale centrata su sicurezza, dignità e stabilità dell’occupazione.
Al centro delle richieste c’era la revisione del Jobs Act e di altre normative considerate lesive dei diritti dei lavoratori. La campagna ha coinvolto centinaia di comitati locali, centri di raccolta firme in tutta Italia, e ha ottenuto ampio sostegno anche da forze politiche di opposizione.
I CINQUE QUESITI REFERENDARI DA VOTARE
I cinque quesiti proposti al referendum abrogativo toccano ambiti cruciali della vita sociale e civile: quattro riguardano il mondo del lavoro e uno la cittadinanza. Tutti mirano a cancellare norme in vigore che, secondo i promotori, limitano diritti fondamentali o ostacolano l’inclusione. Ogni scheda ha un colore diverso e su ognuna il cittadino potrà scegliere tra «Sì» (per abrogare la norma) e «No» (per mantenerla).
QUESITO 1: LICENZIAMENTI INGIUSTI (SCHEDA VERDE)
Il primo quesito propone l’abrogazione dell’articolo che nel Jobs Act del 2015 ha limitato il diritto al reintegro per i lavoratori licenziati senza giusta causa. Attualmente, nella maggior parte dei casi, il licenziamento illegittimo comporta solo un’indennità economica. Il referendum mira a ristabilire la possibilità di tornare al proprio posto di lavoro in caso di licenziamento ingiustificato. Il «Sì» comporta l’abrogazione del limite al reintegro previsto dal Jobs Act.
QUESITO 2: TUTELE PICCOLE IMPRESE (SCHEDA ARANCIONE)
La seconda proposta riguarda le aziende con meno di 15 dipendenti. Attualmente, in questi casi, anche un licenziamento illegittimo può essere sanzionato con un indennizzo massimo molto contenuto. Il referendum vuole abrogare questa soglia, restituendo ai giudici la piena discrezionalità nella determinazione dell’indennità, anche per rafforzare il principio di equità tra lavoratori. Il «Sì» comporta l’eliminazione del tetto massimo all’indennizzo per licenziamenti illegittimi nelle aziende sotto i 15 dipendenti.
QUESITO 3: CONTRATTI A
TERMINE (SCHEDA GRIGIA)
Il terzo quesito punta a limitare l’uso dei contratti a termine senza giustificazione. Le normative attuali permettono a un datore di lavoro di assumere con contratto a termine anche senza indicare una causale specifica. Il quesito mira ad abrogare questa facoltà e a riportare il principio della necessità di una motivazione precisa per il contratto non a tempo indeterminato. Il «Sì» comporta abolizione dell’assenza di causale per i contratti a termine. Riduce la possibilità di utilizzare contratti senza causale.
QUESITO 4: SICUREZZA
NEGLI APPALTI (SCHEDA ROSSA)
Questo quesito riguarda la responsabilità del committente nei casi di infortunio nei luoghi di lavoro affidati in appalto o subappalto. Attualmente, le norme limitano questa responsabilità. L’obiettivo del referendum è reintrodurre la responsabilità solidale, rendendo i committenti corresponsabili in caso di mancato rispetto delle norme di sicurezza da parte degli appaltatori. Il «Sì» comporta ritorno alla responsabilità solidale. Più tutela della sicurezza per i lavoratori negli appalti. Reintroduce la responsabilità solidale del committente in caso di infortuni sul lavoro.
QUESITO 5: CITTADINANZA (SCHEDA GIALLA)
L’ultimo quesito riguarda l’accesso alla cittadinanza italiana per i cittadini stranieri non appartenenti all’Unione Europea. La normativa attuale prevede un periodo minimo di 10 anni di residenza legale continuativa. Il referendum chiede di ridurre tale periodo a 5 anni, avvicinando l’Italia agli standard europei. Il tema è particolarmente sentito tra i giovani cresciuti in Italia senza piena cittadinanza. Il «Sì» comporta la riduzione del requisito di residenza. Riduce da 10 a 5 anni il periodo minimo di residenza legale per richiedere la cittadinanza italiana.