Le difficoltà dell’Offshore, parla Franco Nanni (Roca), che critica il rinvio del Pitesai

Emilia Romagna | 27 Febbraio 2021 Economia
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Manuel Poletti
«L’ennesimo rinvio del Pitesai creerà ulteriori danni all’Offshore. Ravenna non è più capitale di quel settore, ma potrebbe diventarlo per l’energia, grazie anche al mega progetto Agnes, che dovrebbe portare tanti nuovi posti di lavoro se andrà in porto».
Franco Nanni, presidente del Roca, rimane molto preoccupato per la sorte del distretto Offshore di Ravenna. Il nuovo ministero per la Transizione ecologica, affidato a Roberto Cingolani, deve ancora entrare pienamente in azione, per capire quale strada verrà imboccata sulle estrazioni di gas in mare, attività tanto cara alle imprese ravennati del Roca.
Presidente Nanni, nel decreto Milleproroghe è stato approvato un emendamento che posticipa ulteriormente il nuovo Pitesai (Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee), che regola anche l’attività di estrazione di gas e petrolio in Adriatico. Il comparto Offshore ravennate resisterà fino all’autunno ancora fermo?
«Purtroppo sì. I recenti Governi a guida Conte non hanno mai voluto lavorare sul Pitesai. Noi nel 2019 in poche riunioni preparammo delle linee guida per la formulazione del Piano. 
Consegnammo i documenti all’allora sottosegretario Giorgetti il quale, durante il suo intervento ad Omc19,  ci assicurò il suo interessamento. Il ministro Patuanelli però non ne ha mai voluto sapere. Anzi più volte ha dichiarato di non avere intenzione di fare riprendere le attività di perforazione».
Dal «Blocca trivelle» voluto del governo «gialloverde» ad oggi, quanti posti di lavoro sono andati persi nel distretto ravennate? 
«È difficile fare un calcolo. Noi sappiamo che negli anno ‘90 lavoravano circa  10.000 persone. Nel 2018 erano ridotte a 5.000 ed attualmente sono meno di 4.000. Però dobbiamo tenere presente che al 90% operano per commesse all’estero». 
Nel nuovo Governo Draghi è stato istituito un ministero dedicato alla transizione ecologica. Quali sono le 3 priorità che il Roca chiede al neo ministro Cingolani? 
«Innanzitutto dobbiamo vedere quali deleghe rimangono al Mise e quali vengono trasferite al ministro Cingolani. Tuttavia noi chiediamo innanzitutto che vengano sbloccati i permessi di investimento che sono fermi da troppo tempo. 
Per fare decollare l’economia è necessario creare le possibilità di sviluppare progetti. Quando dico progetti intendo ogni forma di costruzione offshore, sia nell’eolico, nel gas ed ogni forma di green energy. 
Altra richiesta lo sblocco del Pitesai al fine di dare alle società petrolifere di sviluppare i pozzi già dati in concessione. Infine, ma in realtà è il punto più importante, richiediamo che venga fatto un Piano energetico in linea con le direttive europee». 
Nel suo intervento sul progetto Agnes (mega Parco eolico in Adriatico davanti alla costa ravennate) si è detto molto speranzoso. Per il settore dell’Offshore locale sarebbe un primo grande passo verso la transizione ecologica? L’indotto sarebbe rilevante?
«Ravenna è stata per anni la capitale dell’offshore. Negli anni ‘90 un terzo del gas consumato nelle case italiane veniva da Ravenna. Oggi Ravenna potrebbe diventare la capitale dell’energia. Il percorso è già iniziato. Lo testimoniano gli importanti progetti in fase di avvio: Agnes che appunto è stato presentato giovedì scorso (per l’eolico, il solare galleggiante e il metano verde), quello di Eni per la cattura e riutilizzo della Co2 e l’energia dalle onde. Ricordo anche il Gnl, per il quale in ottobre sarà operativo il nuovo deposito costiero sul porto, il primo in Italia. 
Il settore ha bisogno ancora di tanta ricerca e sperimentazione, Ravenna potrebbe essere un ottimo banco di lavoro ed ha le tipicità per diventare il principale polo dell’energia, esperienza, logistica, università del settore. 
Il progetto Agnes creerà posti di lavoro e sicuramente potrebbe finalmente essere l’inizio di investimenti anche in Italia di impianti per energie alternative. Finora tutti vogliono passare ad energia pulita, ma gli investimenti autorizzati sono pochissimi e di questo passo non potremo mantenere gli impegni di Parigi. Però lo Stato si è vantato di avere interrotto la produzione di gas metano in Adriatico, ma lo importiamo dall’estero, pagandolo di più, inquinando di più e soprattutto facendo perdere posti di lavoro». 
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