Giovani ucraini: Sonya, 19 anni, in fuga da Sumy fino a Bagnara, i genitori sono rimasti, lei e la sorella accolte da una nonna
Matilde Liuzzi - «Benvenuti, non siete un problema per noi, ma un’opportunità per condividere il cuore che abbiamo in comune»: è questo che si legge sullo schermo proiettato nella sala della Collegiata dei Santi Francesco e Ilario di Lugo.
Lì, dove decine di volontari si sono attivati per accogliere numerose famiglie di rifugiati ucraini in estrema difficoltà e distribuirle tra chi ha un letto dove ospitarle.
In chiesa, il luogo d’accoglienza per eccellenza, quell’angolo dove trovi sempre qualcuno disposto, aprendoti le braccia, a farti entrare e ad aiutarti. Qui è stato allestito un pranzo, per respirare aria di normalità: la stanza è piena di donne, ragazzi e bambini ucraini, sono quasi in 90. È un modo per incontrarsi, conoscersi e condividere la propria storia con chi quel tipo di sofferenza può capirla realmente.
Tra di loro c’è Sonya Nikolaenko, 19 anni. Scappa da Sumy, città rasa al suolo per il 70%, dove ha lasciato i suoi genitori per fuggire insieme alla sorella Veronica, che di anni ne ha soltanto 16. Dove? A Bagnara di Romagna. Qui la loro nonna, fortunatamente, abita e lavora da anni. Si sono fatte spazio in mezzo ai cadaveri e alle macerie, hanno camminato per chilometri, accompagnate dall’asfissiante suono della sirena, fino a raggiungere il treno che, passando per la Polonia, le ha accompagnate in Italia.
Che cosa significa scappare, lasciare la propria casa, i propri affetti e le proprie abitudini è difficile da immaginare, specialmente nell’ingenuità adolescenziale.
Si legge chiaramente il terrore nei loro occhi, consumati dalle lacrime, oppressi da una sensazione di smarrimento. Scaraventate da un momento all’altro in un paese dove non erano mai state prima, di cui non conoscono la lingua, senza alcun punto di riferimento. La guerra è ripugnante, sempre e per qualsiasi ragione. Ancora di più quando sei abituato ad avere tutto e improvvisamente non ti resta niente tra le mani. Sonya, come noi, studiava e stava frequentando il primo anno del corso universitario di Interior Design.
Ora può seguire le lezioni online perché la città dove si trova la sua università, Lviv (Leopoli), è abbastanza sicura da poter permettere ai professori di continuare ad insegnare, anche se è difficile perchè la loro testa è altrove.
Si fa forza pensando che nel più breve tempo possibile potrà fare ritorno tra le braccia dei suoi genitori e passo dopo passo riuscirà a ricostruire quel futuro che al momento sembra esserle stato strappato.
Il giorno del pranzo era anche il compleanno di Sonya e ha sorriso all’idea di non aver mai ricevuto così tanti auguri come quest’anno.
Nella sofferenza dell’essere lontana dai suoi cari, si fa coraggio grazie all’affetto ricevuto virtualmente dagli amici, con cui resta in contatto tramite Instagram e Telegram, ma anche da parte di chi non conosce, come le 90 persone presenti alla Collegiata che hanno cercato di creare il più possibile un’atmosfera di festa intorno a lei.