Faenza, mercoledì 9 al circolo I Fiori reading dialettale di «Musica nelle Aie» e del nostro settimanale SettesereQui

Emilia Romagna | 07 Aprile 2025 Cultura
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Secondo voci insistenti, l’Intelligenza Artificiale avrebbe fatto passi avanti così veloci da essere riuscita - proprio negli ultimi mesi - a tradurre con una certa precisione anche il dialetto romagnolo. Fino a un anno fa era ancora indietro, ma vista la velocità con la quale sta trangugiando ciò che resta delle possibilità creative di noi poveri essere umani, potrebbe anche essere vero. Non fosse che il dialetto in generale, e il romagnolo specialmente, di una cosa come l’Intelligenza Artificiale si faranno sempre beffe. Perché una lingua popolare e assolutamente orale come il romagnolo non ha regole grammaticali che possano essere condivise a più di 3 chilometri di distanza.
D’altra parte, è anche per assaporare tutte le sfumature linguistiche della favella dei nostri padri che il nostro settimanale Setteserequi organizza, dal 2014 insieme a la Musica nelle Aie, la serata «Scor cum ut à insigné tu mé!», che quest’anno si terrà mercoledì 9 aprile alle 21 nella riconfermata sede della sala Kiss del circolo «I Fiori», nel cuore del Borgo Durbecco. Come sempre, la serata celebra il dialetto romagnolo per assaporarne tutte le possibili declinazioni artistiche, dalla prosa alla poesia, dalla canzone al teatro. 
E poi è anche l’occasione per presentare al pubblico la prossima edizione di «Musica nelle Aie», in programma a Castel Raniero dal 9 all’11 maggio prossimo, con il grande concerto dei Modena City Ramblers nel parco della Colonia - riaperto al pubblico, come già l’anno scorso, grazie alla «Romagna in fiore» di Ravenna Festival – e il festival domenicale con i 5 chilometri di percorso tra le aie sulle quale suoneranno una ventina di compagini folk da tutta Italia.
Tornando a «Scor cum ut à insigné tu mé!», che quest’anno sottotitola «L’è un bõ dè!» per scongiurare tutte le difficoltà di questi anni (e, possibilmente, anche di quelli a venire), il cast di quest’anno è composto da quattro cantanti e altrettanti dicitori (se poi siano anche ‘fini’ dicitori lo decreterà il pubblico). Il primo cantante coinvolto sarà Cico det ‘e Bel’, dalla Bassa Romagna, con la sua inseparabile partner in crime Mary Grace e le loro esilaranti canzoni country-swing dialettali. Tornerà poi, dal Borgo Durbecco di Faenza, il cantautore nonché insegnante di romagnolo Fabrizio Caveja Barnabé, con il suo approccio intenso e carnale. Sempre da Faenza arrivano per la prima volta sul palco della sala Kiss (ma già l’anno scorso fecero capolino tra i Musicanti Improvvisi) le Emisurela, lanciatissimo duo di sorelle che strapazzano la nostra musica folk più verace con un piglio coinvolgente e non mancano di far ballare tutti quanti. Tornerà infine, dopo qualche anno, il leggendario cantautore Vittorio Bonetti, da Villanova di Bagnacavallo, il ‘juke-box umano’ che da diversi anni ha rinsaldato, anche artisticamente, il rapporto con la lingua dei suoi padri, e che davvero non ha bisogno di presentazioni.
Così come ormai non ne ha Gianni Parmiani, una certezza sia di divertimento che come grande amico di «Scor cum ut à insigné tu mé!», quest’anno in versione monologante; e con lui si sa: si volteggerà tra le risate a crepapelle e vette poetiche difficili da dimenticare. Non meno importante e benvenutissimo il ritorno di Denis Campitelli, attore di Bertinoro che frequenta ormai anche il cinema italiano «di serie A» ma che non ha mai dimenticato il dialetto; anzi, nei mesi scorsi ha riportato sui palchi lo straordinario monologo «Zitti tutti» di Raffaello Baldini, quello che grazie a Ivano Marescotti trent’anni fa fece scoprire ai romagnoli la loro poesia più alta. E la poesia non mancherà al circolo I Fiori grazie a Lidiana Fabbri, versatrice nel dialetto riminese che per la prima volta sarà ospite della serata, a cui prenderà parte, dopo l’apprezzato ingresso «a sorpresa» dello scorso anno, anche l’imolese Uvetta, allieva proprio di Ivano Marescotti che impressionò positivamente tutti quanti e quest’anno si misurerà con una fola dialettale, una favola della tradizione. 
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