Credito, parla il ravennate Patuelli (presidente Abi): «Aspettiamo dalla Bce il taglio dei tassi d'interesse, in Italia è doveroso ridurre il debito pubblico»
Manuel Poletti - «Dalla nuova Commissione europea mi aspetto una spinta per una cospicua ripresa dello sviluppo e dell’occupazione. Ha ragione il presidente di Bankitalia Panetta, va ridotto il debito pubblico, le condizioni sono favorevoli. Di tasse sugli extraprofitti bancari il Governo non ne farà. Dalla Bce adesso aspettiamo un deciso taglio dei tassi d’interesse».
Il ravennate Antonio Patuelli, 73 anni, è stato confermato il 9 luglio scorso alla guida dell’Associazione bancaria italiana (Abi) per il sesto mandato consecutivo, un record. In questa intervista analizza la situazione economica attuale internazionale del nostro Paese, con un occhio alla Romagna, dove guida anche il Gruppo Cassa di Ravenna.
Presidente Patuelli, durante l’assemblea Abi del 9 luglio, dove è stato confermato alla guida dell’associazione, ha affermato: «L’Italia deve essere fra i protagonisti della nuova Commissione europea, con una importante responsabilità in materia economica e una vicepresidenza». Quali devono essere per lei le priorità della nuova Commissione a guida Von der Leyen? L’Italia rischia di essere marginale?
«I problemi economici sono quelli sui quali l’Unione Europea ha maggiori competenze e responsabilità, soprattutto per i Paesi, come l’Italia, che appartengono anche all’area dell’Euro. Le priorità della nuova Commissione Europea e della nuova Legislatura debbono essere orientate innanzitutto alla più cospicua ripresa dello sviluppo e dell’occupazione in un quadro di continua tutela dei diritti di ciascuno sia per la salvaguardia della salute e dell’ambiente, sia per fare ogni sforzo innovativo per una più efficace regolamentazione del mondo delle sempre più nuove tecnologie dove debbono essere ugualmente applicate tutte le regole del mondo reale. Non dovranno certo essere sottovalutate le emergenze, innanzitutto umanitarie, delle due gravissime crisi internazionali: la russo-ucraina e quella mediorientale, anche se occorre essere consapevoli che su queste tematiche l’Unione Europea non ha certo competenze e responsabilità infinite».
Il presidente di Bankitalia Panetta al Meeting di Rimini ha sottolineato come il costo degli interessi sul debito pubblico nazionale siano superiori ai costi per l’istruzione in Italia. Come si può invertire questo drammatico trend?
«Ha ragione il Governatore Panetta nel segnalare con assai responsabile preoccupazione la crescita del debito pubblico e dei relativi interessi. Il debito pubblico non può crescere all’infinito in cifra assoluta: occorre cogliere la fase attuale di cospicua crescita delle entrate dello Stato e di attesa di riduzione dei tassi ufficiali delle Banche centrali per iniziare a ridurre il debito pubblico che altrimenti graverebbe non solo sulle generazioni presenti e future, ma anche sulla spesa sociale».
Il Governo sta di nuovo pensando ad una tassa sugli extraprofitti delle banche, rimodulata rispetto al maldestro tentativo dello scorso anno. E’ un intervento che può essere compreso dal mondo bancario, tenuto conto anche dei bilanci molto positivi degli ultimi anni?
«Il Governo ha nettamente smentito che sia allo studio una tassa su extraprofitti di banche o di altri. In particolare, le banche già subiscono una più forte tassazione rispetto alle altre imprese. Infatti, da anni, le banche pagano il 3,5 per cento in più di Ires, l’imposta sui redditi delle società, oltre a quanto pagano gli azionisti delle banche sugli utili distribuiti».
La Bce in giugno ha cominciato timidamente a diminuire i tassi d’interesse. Lei si attende altri interventi più decisi entro fine 2024? Potrebbe arrivare una spinta positiva per l’economia europea?
«La Bce ha tassi inferiori a quelli decisi dalle Banche Centrali degli Usa e della Gran Bretagna. La forte riduzione, in atto nell’Europa dell’Euro, dell’inflazione è propedeutica a una tempestiva ulteriore riduzione dei tassi Bce che attendiamo a breve. Ciò potrebbe favorire la più consistente ripresa dello sviluppo e dell’occupazione e la riduzione del costo degli interessi sul debito pubblico in particolare per i paesi più indebitati come l’Italia».
In Italia nell’ultimo anno sono calati i prestiti bancari soprattutto per le imprese. E’ in corso una stretta o è un problema di domanda dopo «l’abbuffata» del 2020-21 legata al Covid?
«La riduzione dei prestiti bancari non è un fenomeno solamente italiano, ma europeo che, come ha precisamente rilevato la Banca d’Italia, dipende innanzitutto dalla riduzione di domande di prestiti».
15 mesi dopo l’alluvione come vede la Romagna: il sistema produttivo e le famiglie si sono riprese secondo lei, tenuto conto che molti rimborsi non sono ancora arrivati?
«Il carattere dei romagnoli è particolarmente deciso e volenteroso, fortemente impegnato nel lavoro come innanzitutto espressione di etica civile. L’impegno soprattutto dei romagnoli è stato ed è determinante per la ripresa produttiva ed occupazionale, nonché per la miglior tutela delle abitazioni e delle vite di chi vi vive e lavora. Occorrono più ingenti investimenti pubblici innanzitutto per la tutela dei territori dai grandi rischi».