Castoro, la proposta per il «Fine vita» ferma a Roma per «volontà politica» in Emilia-Romagna, Pd e FI sono d’accordo

Emilia Romagna | 30 Giugno 2025 Blog Settesere
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Simona Farneti - In Italia, la pratica del suicidio assistito è consentita dal 2019. Assente, però, una legge nazionale che ne regolamenti l’accesso. Un grande passo era stato fatto dalla Toscana, Roma l’ha bloccato. Con 10700 firme, i cittadini e le cittadine toscane erano riusciti ad attivare lo strumento della legge di iniziativa popolare e il Consiglio regionale aveva approvato la proposta. La legge, però, è stata recentemente impugnata dal governo nazionale e ora sarà la Corte Costituzionale a doversi pronunciare in merito. A valutare le richieste di suicidio assistito sarebbe stata una Commissione multidisciplinare, composta da sei specialisti in cure palliative. In caso di esito positivo, l’Asl avrebbe dovuto reperire il farmaco e gli eventuali macchinari necessari per garantire l’auto-somministrazione dello stesso al richiedente. Entro 54 giorni avrebbero dovuto essere completati tutti i passaggi della procedura. Sull’esigenza di una normativa che disciplini il fine vita insiste ancora Filomena Gallo, avvocata e segretaria dell’associazione Luca Coscioni, che ribadisce: «Liberi Subito sarebbe una legge di civiltà perché impedirebbe il ripetersi di casi di persone che devono attendere una risposta per mesi, o addirittura per anni, in una condizione di sofferenza insopportabile e irreversibile. Il nostro obiettivo -conclude- resta quello dell’approvazione della legge in tutte le Regioni italiane». Prima dello stop di Roma si era dimostrata in allarme la Conferenza episcopale italiana, che, in una nota, aveva espresso «preoccupazione per le recenti iniziative regionali sul tema del fine vita, da ultimo, l’approvazione della legge sul suicidio medicalmente assistito da parte del Consiglio regionale della Toscana. Ricordiamo che il primo compito della comunità civile e del sistema sanitario è assistere e curare, non anticipare la morte. Invitiamo a non fare di questo tema una questione di schieramento, ma un’occasione per una riflessione profonda sulle basi della propria concezione del progresso e della dignità della persona umana, avviando un ampio confronto parlamentare che rappresenti il Paese e le reali necessità dei suoi cittadini, scevro da logiche di parte e possibili strumentalizzazioni». L’iniziativa toscana, infatti, costituiva un segnale importante per le altre regioni e l’eco è già tangibile. In Veneto, il 7 maggio, il Presidente Zaia ha annunciato di stare lavorando a un regolamento attuativo della sentenza Cappato-Dj Fabo della Corte Costituzionale. L’Umbria, poi, è l’ultima regione in cui l’associazione Luca Coscioni ha raccolto firme: il 15 maggio Marco Cappato ha inaugurato a Rieti la campagna di sensibilizzazione. In Emilia-Romagna, fino a poco tempo fa, l’accesso all’aiuto medico per la morte volontaria era regolamentato dalla delibera di giunta approvata il 5 febbraio 2024. In tale occasione era stato istituito il Comitato regionale per l’etica della clinica (Corec), che aveva valenza regionale e che si occupava di esaminare le richieste. Poche settimane dopo l’approvazione della delibera, però, la consigliera regionale di Forza Italia Valentina Castaldini aveva inoltrato un ricorso al Tar. In attesa della sentenza, la stessa aveva presentato una richiesta urgente di sospensione della delibera, che è stata poi accolta in attesa di una discussione collegiale, fissata, al momento, per il 15 maggio. Si tratta di una misura cautelare, che potrà poi essere confermata dal Tar con un annullamento della delibera, o revocata in caso contrario. La motivazione del ricorso presentato da Castaldini? «Una delibera regionale non può sostituire una legge nazionale». In linea, del resto, con la posizione di Michele de Pascale: «Meglio una legge nazionale più lontana dalle mie posizioni che 20 leggi regionali sul tema». A Roma, però, «nessuna volontà, da parte di questa maggioranza, di affrontare seriamente il tema -dichiara Luana Zanella, deputata di Alleanza Verdi e Sinistra. Noi di Avs abbiamo presentato, sia alla Camera, sia al Senato, il medesimo disegno di legge per l’introduzione del diritto al suicidio assistito -continua- ma senza risultato. Nessuna intenzione di intraprendere l’iter, nonostante la stessa Corte Costituzionale abbia invitato il Parlamento a legiferare in questa direzione e malgrado la società civile, il mondo della sanità e le persone che soffrono in modo insopportabile e insostenibile lo richiedano a gran voce e con motivazioni fondate e serissime. Ho anche presentato una seconda proposta di legge, che definirei più ‘soft’, ma nemmeno questa versione raccoglie il consenso di forze politiche che non intendono regolamentare questa realtà, che necessita invece -conclude- di un intervento legislativo, pena la disparità di trattamento tra le diverse regioni e perfino all’interno della stessa regione. Insopportabile!».
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