Secondo quanto emerso dalle indagini condotte dai carabinieri del Ros guidati dal comandante della sezione Antiterrorismo, colonnello Federico Palmieri e dal comandante del Ros di Bologna, tenente colonnello Luca Latino e coordinate dai pm Stefano Dambruoso e dalla procuratrice aggiunta Moena Plazzi, nessuno dei cinque ragazzi proveniva da famiglie con particolari difficoltà economiche o disagio sociale. Tutti erano ben inseriti nel tessuto sociale delle loro città - Bologna, Spoleto, Monfalcone, Milano - dove non frequentavano moschee o centri di preghiera. Le indagini sono state particolarmente complesse proprio perché i canali attraverso i quali questi giovani si formavano alla dottrina jihadista e comunicavano erano solo in rete.