25 novembre, I’allarme dei centri anti violenza romagnoli: casi in costante aumento

Emilia Romagna | 25 Novembre 2022 Cronaca
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A fare parte del coordinamento dei Centri Antiviolenza dell’Emilia-Romagna sono anche tre centri del nostro territorio l’associazione Linea Rosa di Ravenna, l’associazione Demetra – Donne in aiuto di Lugo e Sos Donna di Faenza. Tre realtà che lavorano sul territorio con ottimi risultati garantendo ascolto, supporto e ospitalità. I dati sulla violenza elaborati dall’Osservatorio regionale: nel 2021 4.934 donne si sono rivolte a un Centro antiviolenza dell’Emilia-Romagna, 300 in più del 2020. E sale il numero delle telefonate al numero 1522: 1.667 nel 2021 con un incremento del 4% rispetto al 2020 . Nei primi tre mesi del 2022 sono state 370 di cui 191 da vittime di violenza o stalking. 
«Siamo di fronte a una vera e propria escalation della violenza, che sconfina sempre più spesso nella piaga dei femminicidi. E tanto più grave perché avviene quasi sempre in ambito famigliare» ha sottolineato l’assessora regionale alle Pari opportunità Barbara Lori. In Emilia-Romagna secondo i dati elaborati dall’ Osservatorio regionale sulla violenza di genere sono 4.934 le donne che nel 2021 hanno contattato un Centro antiviolenza: oltre 300 in più rispetto alle 4.614 del 2020. Mentre sono 1.667le chiamate al numero 1522 del Dipartimento nazionale per le pari opportunità (1.606 nel 2020), di cui 994 da parte di donne vittime di violenza o stalking (913 nel 2020). In crescita anche le donne ospiti di Case rifugio, in prevalenza straniere: 320 nel 2021 contro le 301 dell’anno precedente. E quelle accolte in un Centro antiviolenza: 2.646 (2.335 nel 2020). Una prima anticipazione sul 2022, limitata tuttavia a 16 Centri, rivela che tra gennaio e maggio hanno preso contatto con un Centro antiviolenza 1.749 donne, mentre le chiamate al 1522 sono state tra gennaio e marzo di quest’anno 370, di cui 191 da vittime di violenza o stalking.

Alessandra Bagnara, presidente dell’associazione Linea Rosa di Ravenna è soddisfatta del 2022, che «è stato un anno di piena ripresa di tutte le attività del centro antiviolenza compresa l’organizzazione e realizzazione di eventi sul tema della violenza di genere». Tra le attività che il centro ha portato avanti, continua la presidente: «Per quanto riguarda i progetti legati alla prevenzione nelle scuole abbiamo realizzato molte attività legate al progetto ichoose game, finanziato dalla Regione Emilia Romagna e dai Comuni    di Ravenna, Cervia e Russi, che ha visto coinvolti centinaia di studenti delle scuole elementari e medie sul tema degli stereotipi e pregiudizi legati alla violenza. Il progetto Self Power invece, anch’esso finanziato dalla Regione e dai Comuni di Ravenna, Cervia e Russi che ha come obiettivo specifico il raggiungimento dell’autonomia e l’empowerment delle donne vittime di violenza di genere ha visto la partecipazione di molte donne allo scopo di promuoverne l’autonomia attraverso una maggiore consapevolezza, benessere e valorizzazione delle esperienze possedute (professionali e non) unitamente allo sviluppo di capacità personali e l’acquisizione di nuove competenze necessarie ad un valido inserimento sociale e lavorativo. Dal mese di settembre inoltre è ripreso il progetto di yoga e ginnastica dolce, offerto alle donne del gruppo informale “Le rose di ACER” nella sala di Via Suzzi. Le attività si erano concluse il 31 maggio, giornata nella quale ha avuto luogo una condivisione delle esperienze. Tutte hanno espresso gratitudine per l’opportunità offerta da Linea Rosa e hanno apprezzato molteplici aspetti: sul piano della socialità, hanno avuto modo di conoscersi o stringere una relazione più solidale con altre donne vicine di casa o quartiere; sul piano del benessere personale, la possibilità di avere dei momenti da dedicare esclusivamente a sé, di divertirsi e soprattutto, di percepire la possibilità che taluni limiti fisici e psicologici possono essere gradualmente e felicemente superati. Da tutte le partecipanti è stata ribadita la volontà di voler continuare l’esperienza avviata; per questo motivo da settembre Linea Rosa ha deciso di proseguire con l’attività».  Tra le iniziative realizzate a bagnara è a cuore «la Pink Ranning, questa passeggiata contro la violenza, nata solo lo scorso anno, ha registrato un incremento e ha visto la partecipazione di oltre 2000 partecipanti. Le maglie rosa che hanno sfilato fra le vie della nostra città sono state un segnale forte e chiaro che i nostri concittadini e concittadine sono con la nostra associazione per la lotta contro la violenza di genere. Il positivo risultato raggiunto ci ha fatto programmare anche per il prossimo anno l’evento». Per il futuro L’associazione sta «perfezionando un progetto, che presenteremo in Regione a breve, legato alla formazione in ambito scolastico che, se approvato, vedrà coinvolti i ragazzi e le ragazze delle scuole superiori per lavorare sul tema delle pari opportunità e degli stereotipi e pregiudizi di genere».

Tanto lavoro anche quest’anno per l’associazione faentina Sos Donna che, al 30 ottobre, ha accolto 110 donne di cui 75 «nuove» (49 italiane e 26 straniere) e 35 già in percorso. Le tipologie di violenza subita sono di diverso tipo: «per 50 donne su 110 si tratta di violenza fisica, per 31 è un “ricatto” economico, per 13 è di natura sessuale, per 74 psicologica - ha spiegato la presidente dell’associazione Antonella Oriani- ed una donna può subire anche più tipi di violenza. Le donne che accogliamo presentano casi sempre più complessi con recrudescenze violente più forti». Sos donna dispone di 7 case, 5 rifugi compresa una struttura per l’emergenza che condivide con l’associazione Demetra con la quale gestisce anche la reperibilità h24. «In dieci mesi abbiamo ospitato 18 donne di cui 11 con figli per un totale di 21 figli ospiti e 29 ospitalità in tutto. Essendo le situazioni sempre più complesse e vista la contingenza economica, abbiamo  dato ospitalità a donne e bambini per un totale di 5746 notti. Il problema più grosso è quello di rendere queste persone autonome, trovar loro un lavoro per mantenersi e non è facile visto che molte vengono da fuori e non  hanno alcun aiuto in zona». Il bacino di competenza è ampio, tutto il comprensorio dell’Unione della Romagna faentina e, nel 2000,  Sos Donna ha siglato una convenzione con il Comune di Faenza poi con l’Urp. «Cerchiamo di dare visibilità al centro e puntiamo ad aumentare la sinergia con pronto soccorso e forze dell’ordine per aiutare quante vogliono uscire da una spirale di violenza. Puntiamo, ovviamente, molto sulla prevenzione e facciamo incontri nelle scuole, dalle materne alle superiori, parlando di differenza di genere a migliaia di studenti e invitando i docenti a continuare il discorso anche nel corso dell’anno scolastico». Quest’anno Sos Donna ha registrato una maggiore diffusione della violenza digitale. «Gli adolescenti stanno molto sui social che usano, spesso, anche per comunicare al posto delle telefonate, la comunicazione digitale, però, è deviata e capita che facciamo girare la foto di un’amica o di un ex fidanzata come forma di discriminazione. Quella digitale è una forma di violenza molto diffusa tra i giovanissimi che cerchiamo di sollecitare perché prendano coscienza del fenomeno della violenza di genere. Purtroppo gli scorsi anni il nostro paese registrava un femminicidio ogni tre giorni ed oggi siamo scesi a due giorni». Tra le diverse iniziative organizzate dall’associazione quest’anno quella dello scorso 12 novembre di Emergency sulle donne in Afghanistan è stata molto partecipata. Tra gli obiettivi dell’associazione quello di rendere autonome le donne, non solo con un lavoro, ma con una casa magari con affitto calmierato. «Non ci lamentiamo, ma il denaro non è mai sufficiente quando ti prendi carico di una persona e speri di poterle dare una nuova vita. Riprogettarsi, ricominciare non sono cose facili da fare. Urge quanto prima un cambiamento culturale». 

Somma (Demetra): «Aumento dei servizi»
Nadia Somma, responsabile della comunicazione di Demetra – Donne in aiuto spiega che quest’anno: «abbiamo avuto un’implementazione dei servizi offerti perché l’Unione dei Comuni ci ha dato 20mila euro in euro in più, da 48mila siamo arrivate a 70mila. Questa cifra ci è servita a finanziare il servizio di sportello psicologico, dove le donne non accedono direttamente, ma al centro, insieme alla psicoterapeuta, si valuta insieme a loro un percorso mirato. Sono state una decina di donne ha seguire questo percorso. Abbiamo inoltre aperto due sportelli di ascolto: uno a Massa Lombarda e uno a Alfonsine per coprire anche le realtà più periferiche e agevolare l’emersione del fenomeno. Finora si sono rivolte 5 donne, un numero basso, ma ci vuole tempo. Solitamente sono un centinaio, in media, le donne che si rivolgono a noi. Sono aumentate notevolmente le donne straniere, nei primi anni erano il 25% adesso il 50% perché sono più esposte e non hanno un supporto familiare. Non riteniamo che le italiane subiscano meno violenze ma hanno ancora, nel forese, una maggiore difficoltà nello svelamento, essendo realtà molto piccole». Somma precisa poi la struttura del centro: «abbiamo una sede principale a Lugo in piazza Garibaldi dove accogliamo, ascoltiamo, facciamo la progettazione, poi ci sono due case  rifugio a indirizzo segreto, di cui una è per le emergenze, mentre l’altra è se decidono di scappare da casa e intraprendere un percorso a lungo termine. Infine abbiamo la reperibilità h24 insieme a Sos Donna di Faenza quando ci chiamano il pronto soccorso o le forze dell’ordine per situazioni di emergenza. Inoltre è molto importante lo Sportello lavoro per aiutare queste donne a inserirsi nel mondo del lavoro». E’ importante per Somma il lavoro realizzato con le scuole: «è la quinta edizione di sensibilizzazione nelle scuole perché gli stereotipi e le discriminazioni sono forti. Siamo uscite fuori dalla pandemia, continuando a fare tutti i percorsi di sostegno inseme all’associazione nazionale Dire donne in rete contro la violenza, che sta lavorando sulla vittimizzazione istituzionale, il mancato riconoscimento da parte delle istituzioni della violenza. È il più recente fronte sui cui lavorare. E’ un errore che si riproduce sia sulla stampa, nel linguaggio dei magistrati, ci sono tre parole che non vanno usate: lite, gelosia, raptus». La sensazione continua Somma: «è spesso di stare in trincea: in alcuni momenti siamo molto soddisfatte, i percorsi funzionano, altri invece sono disastrosi, tempi lunghissimi, possono passare anche 4 mesi dalla segnalazione al tribunale dei minori alla risposta, alle volte ci sono archiviazioni che avranno logiche giuridiche, ma a noi ci lasciano molta tristezza».
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