Volley, la soddisfazione di Brusi: "Nella Hall of Fame rappresento la città, al De Andrè vorrei vedere più talenti ravennati"

Ravenna | 29 Marzo 2019 Sport
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Marco Ortolani
Se il fine settimana ha proposto un’attualità deludente (sconfitte di Conad e Consar), il lunedì ha aperto la settimana con un bel riconoscimento della gloria pallavolistica di Ravenna, quando davvero Ravenna era «Caput Volley». Alla presenza del presidente del Coni Malagò la Fipav ha conferito le appartenenze alla Hall of Fame, determinate da lunghe fasi di sondaggi e valutazioni. Fra le donne i riconoscimenti sono andati a Manuela Benelli - capitana della leggendaria Olimpia Teodora e di una Nazionale che costruiva le basi per futuri allori - e Leo Lo Bianco, piemontese cresciuta pallavolisticamente a Ravenna che siglò l’apice di questo percorso guidando l’Italia (con Bonitta in panchina) alla vittoria Mondiale del 2002. Il falconarese Papi e il modenese Nannini si aggiungono agli altri «fenomeni» degli Anni Novanta già compresi nella Hall of Fame mondiale, insieme al loro allenatore Velasco. Tre i «padri fondatori» celebrati, con il ravennate Angelo Costa, il modenese Anderlini e il parmense Del Chicca. Per il beach volley è stato indicato Angelo Squeo, che negli Anni Ottanta trovò nelle spiagge romagnole (Marina di Ravenna, Marina Romea e Cervia) il contraltare giusto per il movimento italiano nato nel litorale romano. Il giornalista meritevole di menzione è risultato Carlo Gobbi, milanese, firma storica della Gazzetta e da tempo trasferitosi in Romagna, presenza fissa al Pala de André per le partite della Consar. La menzione per i dirigenti, invece, è andata a Giuseppe Brusi, assente per motivi di salute e rappresentato sul palco dagli amici giornalisti Jacopo Volpi (che ha condotto la cerimonia) e Leo Turrini. «Un riconoscimento che mi dà sollievo - dice al telefono il mitico «Peppone» - in questo lungo periodo di sofferenza. Sento di doverlo condividere con gli straordinari collaboratori che permisero, nei primi anni Novanta, di costruire un fenomeno sportivo che, se non si fosse interrotto per i noti problemi della nostra proprietà, sarebbe potuto durare tanto, mettendo la nostra città al centro di emozioni e progetti importanti». 
«Karch Kiraly - riprende Brusi, indebolito, ma con lo spirito «combattente» di sempre - è venuto in visita da me nei giorni della scomparsa dell’amico Ico Tabanelli. Ha detto che mi aspetta a Treviso il 28 maggio per seguire Usa-Italia e mi ha salutato ricordando la frase che gli dicevo spesso in dialetto: t’an fè e pataca! E ora considero la presenza a quella partita come mio obiettivo di guarigione». Della attuale Consar cosa pensa un grande esperto come Brusi? «Uhm… è la squadra che ho fondato, ci sono molto affezionato. Ma vorrei vedere una società che metta più in evidenza i nostri talenti, con giocatori e membri dello staff di Ravenna. E i bravi giocatori che si sono trovati sul mercato non possono poi andar via per due lire…».
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