Ravenna, si accorciano le liste d'attesa per visite e diagnostica

Romagna | 03 Marzo 2019 Cronaca
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Se siete tra le 390 persone che, tra il 28 gennaio e il 3 febbraio scorsi, hanno prenotato una visita oculistica a Ravenna, senz’altro avete ottenuto un appuntamento, nell’arco di trenta giorni, sul territorio romagnolo. Lo stesso vale, dicono i dati del sistema di monitoraggio dei tempi d’attesa della Regione Emilia-Romagna, per la maggior parte delle prestazioni specialistiche di primo accesso come le visite urologiche, fisiatriche, neurologiche, ortopediche, endocrinologiche, cardiologiche, senologiche. Sul fronte delle prestazioni diagnostiche, invece, l’unica anomalia rispetto agli standard indicati da Bologna (un mese per le visite, due mesi per la diagnostica) è costituita dall’ecodoppler cardiaca: tra l’11 e il 17 febbraio scorsi – si tratta dell’ultima rilevazione disponibile – il 21% delle 92 prenotate ha sforato i tempi d’attesa indicati dalla Regione. Tutto regolare, invece, se si parla di ecografie ostetriche e ginecologiche, Tac al torace, ecografia all’addome, colonscopia. 

NEL 2015 FORTI CRITICITÀ 
Ma che cosa è migliorato, soprattutto, nel corso degli ultimi anni? L’ultimo confronto a disposizione mette in relazione quel che succedeva nel gennaio del 2015, rispetto al gennaio 2019. Quattro anni fa solo il 12% delle visite endocrinologiche, il 14% di quelle pneumologiche e il 18% di quelle gastroenterologiche rispettavano i tempi. E c’erano problemi anche sul fronte delle visite cardiologiche e ginecologiche: i pazienti che le prenotavano trovavano posto nel giro di trenta giorni in poco più della metà dei casi. Il panorama era migliore nell’ambito delle prestazioni diagnostiche, con criticità evidenti, però, su alcuni esami come l’elettromiografia (solo il 21% degli appuntamenti veniva assegnato entro sessanta giorni), l’ecodoppler cardiaca (il 13%), l’elettrocardiogramma Holter (7%), l’audiometria (33%), la risonanza magnetica cerebrale e all’addome (19 e 29%). Nel giro di quattro anni le varie anomalie sono state sanate, lungo una direzione abbastanza omogenea in tutto il territorio regionale, da Piacenza a Rimini. E che nel caso di Ravenna, ha senz’altro a che vedere con la nascita dell’Asl Romagna.

INTERVENTI: VA PEGGIO
Per quanto riguarda gli interventi, invece, la situazione è certo meno favorevole ma comunque a macchia di leopardo. Nel solo ospedale di Ravenna, per esempio, il confronto tra i primi nove mesi del 2017 e lo stesso periodo del 2018 è a volte a segno più e altre a segno meno. L’operazione all’ernia inguinale, se due anni fa nel 38,7% dei casi veniva eseguita entro il tempo d’attesa associato alla classe di priorità, lo scorso anno rispettava le tempistiche quasi nella metà dei casi. Stabili gli interventi per il tumore all’utero. Tra gennaio e settembre del 2017 dieci su quattordici sono stati fatti entro i trenta giorni, così come lo scorso anno, sempre nei primi nove mesi, entro un mese ne sono stati eseguiti 17 su 24. Peggiore la situazione delle neoplasie alla prostata. Nel 2017 i quindici casi registrati nei primi nove mesi erano stati tutti operati prima dello scadere del 31esimo giorno di attesa. Lo scorso anno, sempre entro settembre, sono entrati in sala operatoria al «Santa Maria delle Croci», entro il mese, 19 uomini su 22. Anche la tonsillectomia, analizzando lo stesso identico arco di tempo, è leggermente peggiorata. Due anni fa era stato operati entro i termini il 42,6% dei pazienti, l’anno scorso il 40.
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