Ravenna, in 2500 in piazza del Popolo in difesa del settore Oil&Gas

Romagna | 16 Marzo 2019 Economia
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Un fronte trasversale tra istituzioni, sindacati, imprese e lavoratori per contestare il blocco alle trivellazioni in mare deciso dal Governo e chiedere all'Esecutivo di cambiare rotta in merito alle attività estrattive. Sono state circa 2.500 le persone a scendere in Piazza del Popolo, a Ravenna, teatro della manifestazione nazionale 'Per l'energia italiana-Accendiamo il buon senso', promossa da 11 organizzazioni imprenditoriali e sindacali con il patrocinio del Comune e della Provincia romagnola.
    Il blocco delle attività rischia di avere ripercussioni su un intero tessuto produttivo considerato di primaria importanza per il Paese dal punto di vista economico e occupazionale.
    Occorre "difendere un settore industriale importante per il territorio e cruciale per l'Italia - ha scandito dal palco ravennate il vice-presidente di Confindustria, Stefano Pan - siamo preoccupati per una norma introdotta, senza un reale confronto coi soggetti interessati".


Imprese e lavoratori tornano in piazza insieme a Ravenna, capitale dell’energia, per chiedere una strategia lungimirante, ragionata e condivisa sulla transizione energetica dopo l’approazione avvenuta in Parlamento nel mese di febbraio del cosiddetto emendamento «Blocca trivelle» che prevede la stop alle ricerche per 18 mesi e l’aumento del 25% dei canoni di concessioni per le ricerche in mare. L’appuntamento è in Piazza del Popolo sabato 16 marzo alle 11, in caso di maltempo la manifestazione si terrà al Palazzo dei Congressi in Largo Firenze.
Il nostro Paese ha un altissimo fabbisogno energetico: un approvvigionamento equilibrato, che porti al minor impatto possibile sull’ambiente e al minor costo possibile per famiglie e imprese, è il nodo chiave dei prossimi decenni. E il gas naturale, la fonte fossile più pulita che esista, è la risorsa chiave nel passaggio che porterà all’utilizzo privilegiato delle energie rinnovabili.
Dunque, su proposta del sindaco di Ravenna e con il patrocinio del Comune e della Provincia di Ravenna, organizzazioni imprenditoriali e sindacali rinnovano l’appello a Governo e Parlamento italiano affinché sia rivista la normativa che riguarda le attività estrattive, in un’ottica più graduale. 
Molte le adesioni dal mondo imprenditoriale e dal mondo sindacale, anche a livello istituzionale molto probabile la presenza anche del presidente regionale Stefano Bonaccini, già in Comune a Ravenna martedì 5 febbraio per il primo incontro.
«Con una devastante leggerezza, senza alcun confronto e attraverso l’approvazione di un emendamento chiaramente estraneo al Ddl semplificazioni, prima il Senato poi la Camera ha votato il blocco di un intero settore industriale, quello delle estrazioni, mettendo scientemente in crisi tantissime aziende e migliaia di lavoratori e famiglie e costringendo il Paese a dipendere esclusivamente da fonti importate per l’approvvigionamento di energia, negandogli un futuro di maggiore sicurezza e costringendolo all’asservimento alle multinazionali» ha sottolineato il sindaco De Pascale durante l’incontro del 5 febbraio in Municipio.
«Nella nostra regione il settore vede impegnati 1000 imprese per 10000 occupati, quello del governo è un atto ideologico - ha sottolineato invece sempre durante l’incontro del 5 febbraio a Ravenna Stefano Bonaccini, presidente della nostra Regione -. Il nostro obiettivo è che alla Camera venga cancellato questo provvedimento. Se non succederà siamo pronti anche a ricorrere alla Corte costituzionale, viste le evidenti problematiche che il testo votato presenta. In Italia serve un Piano energentico nazionale, il governo si confronti con i territori, si apra un Tavolo di confronto fra le parti, noi ci siamo».
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