Informazione: Fondi per il pluralismo, crescono in Europa, rischio "azzeramento" in Italia
Manuel Poletti* - «Dal 2019 azzerare gradualmente le risorse del Fondo per il pluralismo dell’informazione». Il diktat del vicepremier Di Maio, sostenuto dal sottosegretario con delega all’Editoria Crimi, entrambi dei 5 Stelle, è stato approvato dalla maggioranza nella risoluzione allegata al Def. Per risparmiare circa 60 milioni di euro (questo vale oggi il Fondo nazionale), si vanno a togliere risorse a circa 320 testate, il 90% delle quali locali, fatte da cooperative, da associazioni od enti no profit. Il risultato finale, paradossale per lo Stato, rischia di essere un aumento dei costi, ben superiore all’attuale capienza del Fondo, per gli ammortizzatori sociali che serviranno.
In Europa, nei paesi più sviluppati, le risorse per il pluralismo dell’informazione stanno invece crescendo. In Germania sono anche i Lander a finanziare la libertà di stampa, in Francia, Danimarca, nei paesi nordici è lo stesso governo centrale. In Italia si sceglie invece la strada opposta, nonostante l’appello di poche settimane fa del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ricordava come «l’incondizionata libertà di stampa costituisce elemento portante e fondamentale della democrazia e non può essere oggetto di insidie volte a fiaccarne la piena autonomia e a ridurre il ruolo del giornalismo».
Lo scalpo dei «Fondi editoria azzerati» i 5 Stelle lo vogliono poter sventolare, la democrazia diretta lo prevede, invece il proliferare di fake news sul web e sui social network potrà continuare. Un peccato davvero, perché la legge era giustamente cambiata sia nel 2012 che nel 2016/17, riportando criteri seri e facendo buona pulizia di chi aveva approfittato delle precedenti legislazioni troppo «generose». Sarà una battaglia lunga e dolorosa, ma andremo avanti comunque.
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