Il regista Maltagliati racconta il film "Tutto liscio" sul mondo delle balere, con la Cucinotta

Romagna | 23 Aprile 2019 Cultura
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Federico Savini
«Puntiamo sull’effetto a “macchia d’olio”: siamo partiti dalla Romagna, con un’anteprima a Los Angeles, e ci estendiamo, portando il film letteralmente per mano nel centro e nel nord Italia, davvero con riscontri iniziali sorprendenti. Fin qui “Tutto liscio”, insomma». E’ decisamente entrato nello spirito (e nel lessico) giusto Igor Maltagliati, regista toscano che si è preso la responsabilità di dirigere un film che porta sul grande schermo l’attualità di uno dei simboli dell’immaginario romagnolo: il liscio e le balere.
Tutto liscio racconta la storia di Brando, cantante di liscio dell’ultima generazione che porta avanti l’orchestra del nonno in un presente complicato. A un passo dallo scioglimento, la madre di Brando (Maria Grazia Cucinotta) iscrive l’orchestra a un «contest nazionale di liscio» che li vedrà affrontare persino Mirko e Raoul Casadei. E a sorprendere anche di più è un cast autenticamente stellare in ottica romagnola, con Ivano Marescotti e Giuseppe Giacobazzi, il santarcangiolese Samuele Sbrighi (coinvolto anche nello script e nei casting) e la famiglia Casadei. «Da non romagnolo ed ex radiofonico di tutt’altro ambito sapevo davvero poco del liscio – ammette Maltagliati -, ma certe volte uno sguardo esterno può vedere le cose con lucidità. Sapevo che Piero Maggiò, produttore e protagonista del film, aveva in mente questo progetto da anni. Voleva raccontare la storia di questa orchestra scalcagnata e a un certo punto è riuscito ad accedere a fondi regionali che hanno permesso di avviare i lavoriw».
Come sei entrato in contatto col mondo delle balere?
«Trasferendomi a Rimini per più d’un mese. Mi sono documentato e immerso in un mondo dal grande fascino, consapevole delle sue difficoltà ma giustamente orgoglioso del suo passato. Il film è una commedia, ma venata di quella dolce malinconia che la Romagna trasuda. E’ il mio punto d’osservazione su un mondo che sta acquistando una nuova vitalità».
Il coinvolgimento più sorprendente è quello della Cucinotta. Com’è nato?
«Dalla volontà e la brillante intuizione di Piero Maggiò, che l’ha contattata, contagiandola con il suo entusiasmo. Il feeling umano è stato fortissimo, Maria Grazia ha sposato il progetto con tutta sé stessa - e proprio grazie a lei il film ha avuto un’anteprima a Los Angeles in febbraio – e ha agevolato tantissimo il resto del lavoro».
Che tipo di distribuzione avete?
«A tutti gli effetti è un film indipendente, con un budget ridotto messo insieme grazie a finanziatori privati che ci hanno creduto. Partiamo con una distribuzione mirata, a Rimini abbiamo riempito sette sale e fatto subito un sold out a Cervia, ora ci muoviamo nel nord e centro Italia, a Bologna introdurrà il film Giacobazzi. Puntiamo a riempire poche sale per volta, senza bruciarci, cercando di alimentare il passaparola partito molto bene».
Arrivare a Casadei, Marescotti e Giacobazzi, con un simile plot sarà stato più facile…
«Fino a un certo punto, perché comunque i film a basso budget hanno difficoltà strutturali. Però è vero che il plot ha aiutato e Maria Grazia anche di più. Giacobazzi, per dire, è stato entusiasta e disponibilissimo da subito e poi abbiamo camei importanti di Serena Grandi ed Enrico Beruschi che non si sono fatti pregare».
Il resto del cast è romagnolo?
«Praticamente tutto, visto che poi abbiamo fatto i casting all’hotel Miramare di Rimini. Ad esempio è di Cervia Emma Benini, formatasi con Marescotti e titolare di un ruolo difficile e importante».
Dopo questa full immersion come vedi il futuro del liscio?
«A quanto pare in modo molto simile a Mirko Casadei, che mi ha detto di essersi molto ritrovato nel film e nelle vicissitudini dell’orchestra che raccontiamo. Il liscio ha avuto una decadenza ma è alle spalle, sta ripartendo e ad esempio in Umbria va fortissimo. Il liscio, così come il nostro film, racconta un territorio ristretto ma il suo fascino viene compreso da fuori, tanto che avremo un distributore internazionale importante, anche perché parliamo di uno stile musicale che all’estero ha estimatori».
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