Il nuovo progetto di Alessandro Taddei nasce nella capitale inglese

Ravenna | 18 Marzo 2019 Cultura
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Elena Nencini
Si chiama Blu, il nuovo album di Alessandro Taddei, che sta vedendo la luce nella capitale inglese, dopo due anni di gestazione, in un contesto decisamente multiculturale, ideato e cresciuto tra Libano, Italia, Portogallo, Spagna e Inghilterra.
Ravennate, ma da diversi anni in giro per il mondo, Taddei è musicista, compositore e regista teatrale; negli ultimi dieci anni ha lavorato in Libano, dopo aver vinto nel 2009 la menzione per il miglior spettacolo conferita dalla Biennale di Venezia a Nero Inferno (prima parte della Trilogia quasi dantesca, nata tra Palestina, Berlino, Alfonsine e Tiro). Da Venezia la scelta di andare in Libano.
Come racconta Taddei: «I primi anni li abbiamo passati facendo Bianco paradiso, terza parte della Trilogia, poi ho conosciuto diversi musicisti e sono nate altre collaborazioni». Come un disco in arabo sulla rivisitazione delle canzoni della cantante libanese Fairouz e il progetto Babel, tra Ravenna, Napoli e Tiro. Ma nel frattempo Taddei ha anche scritto l’inno per la città di Tiro.
Taddei cosa sta facendo a Londra?
«Sto realizzando un disco, con testi in inglese e in portoghese. La scelta delle lingue è stata dettata dalle musiche, dai suoni. Io ho composto le musiche e Veronica Totaro i testi. Il disco si chiama Blu è una reinterpretazione dei mondi che vivono nel mare. È molto bello comporre in inglese, asciuga molto, il portoghese invece può rappresentare quella fetta di mare dal lato latino. Ma è una lingua dura che può reggere la leggerezza dell’inglese. Sono 14, 15 canzoni che spaziano dall’arabo, al jazz, al pop. Alcune di queste canzoni hanno preso una direzione che aveva a che fare con la lingua portoghese. Del resto il bilingue rappresenta il mondo di oggi».
Quando ha cominciato a pensarlo?
«Nel 2015, poi ho continuato in Libano e e poi a Londra, ci sono cose arabe, altre spagnole. È stato scritto in luoghi di mare, ma non è un disco dedicato al Mediterraneo. Al momento partecipano al disco come musicisti – oltre a me al pianoforte - Annalisa Ponzo violino/viola, Mohannad Naser oud, Rami Al Jundi percussioni e Yousef Alfahel al sax. Sto ancora cercando le due voci femminili. Ad aprile registreremmo tutta la parte musicale».
Perchè Londra?
«In Libano ho presentato il lavoro di Blu in diverse occasioni ed è piaciuto molto: sembra strano, ma il Libano, e Tiro in particolare, è un luogo di alta produzione. Qui ho incontrato una produttrice della Galizia, Berta Travieso, che ha deciso di aiutarmi offrendomi, a Londra, insieme ad altre persone che hanno creduto nel progetto, una serie di opportunità. Ho avuto così finalmente l’occasione di finire il lavoro, di completare tutte le musiche e di finire con Veronica i testi. Ha senso registrare a Londra perché Londra è una città multiculturale; sembra una sorta di terminal, una città composta da cose venute da fuori, ogni quartiere sembra un luogo che viene da altre cose. C’è il quartiere libanese, quello africano, vedi gli effetti della globalizzazione, ma con l’effetto positivo. Ha un’energia potente. Ognuno dei 14 brani si puo collocare in un quartiere di Londra».
Cosa manca ancora?
«Mi manca il produttore, l’ultimo che mi permetta di chiudere il lavoro, di registrare per 20 giorni e di mandarlo via. Adesso stiamo cercando chi possa seguire il lavoro di promozione, abbiamo scelto un paio di pezzi da mandare alle radio, in Italia, In Inghilterra, ma anche in Libano e in Portogallo, i luoghi dove è nato Blu. E poi ci saranno i festival. Ci aspetta ancora del lavoro. Ma sono soddisfatto».

Per vedere i progetti di Taddei: https://alessandrotaddeiprojects.com/. Nel caso si può anche contribuire con un crowfunding.
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