Fabio Zaffagnini racconta il concerto dei Rockin’1000 a Firenze con Courtney Love

Bassa Romagna | 21 Luglio 2018 Cultura
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Federico Savini
«La prima notizia è, in effetti, che Rockin’1000 sia diventato il mio lavoro. Ma non è solo questo. Suonerà anche retorico, ma io continuo a vederlo soprattutto come una missione». Ne ha, in effetti, già compiute parecchi di missioni Fabio Zaffagnini, deus ex machina fusignanese dei Rockin’1000, la più grande rock band del mondo che sabato 21 luglio suonerà di nuovo, allo stadio Artemio Franchi di Firenze per il secondo evento «That’s Live».
Ai più smemorati, ricordiamo che circa tre anni fa, in quel di Cesena, un gruppo di visionari innamorati del rock’n’roll, e dei Foo Fighters in particolare, organizzarono un folle ma riuscitissimo concerto di mille musicisti (tra chitarre, bassi, batterie e voci) che immortalarono in un video sensazionale che fece il giro del mondo in poche ore, convincendo i Foo Fighters – dei quali i Rockin’1000 suonavano Learn to Fly – ad esibirsi in concerto a Cesena. Alla testa dell’operazione c’era proprio Zaffagnini, che non pago di aver realizzato un sogno ha deciso di proseguire in questo solco e spinge ogni volta l’asticella più in là.
Operazione certamente musicale ma ancor di più testimone delle potenzialità e delle dinamiche dei social network - quelle organizzative per mille musicisti, quelle della divulgazione «dal basso» di un videoclip -, i Rockin’1000 hanno poi suonato come una vera orchestra di mille musicisti allo stadio Manuzzi di Cesena, per poi organizzare un Summer Camp a Courmayeur lo scorso anno e infine questo secondo concerto con la sigla «That’s live», che avrà come succosa anteprima fiorentina le prove di venerdì 20 nei dintorni dello stadio, e alza la posta perché a suonare sabato 21 all’ Artemio Franchi non saranno mille musicisti ma 1.500.
«In termini di organizzazione da remoto, attraverso internet, il lavoro non cambia di molto – spiega Fabio Zaffagnini -. Diciamo che ormai siamo “rodati” per questo genere di lavoro, abbiamo perfezionato la nostra piattaforma, possiamo seguire a distanza la preparazione dei musicisti e abbiamo anche una nuova app. Il salto veramente grande, con 500 musicisti in più, lo vedremo a Firenze, già durante le prove».
E’ sempre più difficile, insomma…
«Il repertorio sarà in parte già sperimentato, con Smells like teen spirit e l’immancabile Learn to fly, però aggiungendo sax, trombe e tromboni tutto sarà più complesso, anche perché per valorizzare questo organico ci sposteremo fuori dal rock, verso soul e funk, con brani classici di Otis Redding e nuovi successi come la collaborazione tra Mark Ronson e Bruno Mars. Nel rock passeremo dagli Oasis ai Rage against the Machine, suonando anche Bruce Springsteen. A dirigere tutto quanto ci sarà Peppe Vessicchio, che ha voluto contribuire come arrangiatore, adattando in forma rock un brano di Bach. Le sorprese non mancheranno, insomma…».
Anche perché questa volta avete anche la rockstar sul palco: Courtney Love. Come l’avete contattata?
«Accompagnare una rockstar vera con questa enorme orchestra di non professionisti è una delle grandi sfide del nuovo “That’s live”. Il contatto è nato grazie alla fondazione “Only the brave” di Renzo Rosso e lei si è dimostrata molto curiosa da subito. Canterà brani delle Hole. Courtney è un personaggio controverso, ma di certo è una rocker vera. Suonare per lei è già motivo d’orgoglio».
Oltre a questo, chi è già venuto al Manuzzi cosa troverà di diverso?
«La disposizione dei musicisti, che non sarà un vezzo per stupire ma una scelta molto precisa. In passato tenevamo le batterie al centro, mentre a Firenze staranno in un lato, con le chitarre nell’altro e i bassi al centro. Sono gli strumenti più potenti e puntiamo ad ottenere un effetto stereofonico spettacolare, il suono verrà come “rmbalzato” da una parte all’altra dello stadio. Sperimentare fa parte dello spirito di Rockin’1000, gli esiti non sono mai certi, anche se l’organizzazione è minuziosa, ma è il suo bello»
I musicisti da dove vengono?
«La percentuale maggiore, ovviamente, dall’Italia, con la Romagna in testa e poi Bologna, Milano e naturalmente Firenze. Ma avremo musicisti da oltre 30 Paesi, dagli Usa alla Russia, dal Brasile fino all’Iran. Rappresentanze di popoli lontani e non sempre in buoni rapporti fra loro. Vederli suonare insieme è una cosa che fa bene al cuore.
Sono passati tre anni dal video di Learn to fly. Quanto è cambiata la tua vita?
«Tanto, oggi Rockin’1000 è il mio lavoro, mi alzo la mattina pensandoci e mi assorbe le energie. E’ diventata una cosa davvero grande e farla proseguire è un po’ la mia ossessione. Come dicevo, la sento proprio come una missione che mi riempie la vita».
L’esperienza di Rockin’1000 andrà sicuramente avanti. Il fatto di essere stati inseriti in un grande cartellone di concerti “normali”, rappresenta uno step importante?
«Sì, l’aspetto importante di venire inseriti in un grande palinsesto sta nel fatto che noi non siamo rockstar. Nei Rockin’1000 suonano tanti musicisti che non sono ami andati oltre il pub e adesso fanno parte di un cartellone concertistico con il gotha della musica internazionale. Dimostra che tante persone, se bene organizzate, possono fare cose importanti, al livello dei grandissimi. E’ una missione, ti dicevo».
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