China Merchants Group investe anche a Ravenna, non solo a Trieste

Romagna | 22 Marzo 2019 Economia
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Trieste ma anche Ravenna. I destini di Italia e Cina tornano a incrociarsi di nuovo, come spesso è accaduto è l’economia ad avvicinare l’area un tempo approdo naturale della «Via della Seta». La visita del presidente cinese Xi Jinping in Italia e la firma del «memorandum» con il governo italiano ha significato soprattutto impegni commerciali, in particolare su alcuni porti, a partire da quello di Trieste, ma non solo.  Ravenna è in campo, infatti Pechino aveva già messo gli occhi sulla città portuale romagnola e ha cominciato ad investire nel 2018 per ritagliare al centro il ruolo di principale piattaforma logistica del Mediterraneo per traffici e capitali cinesi.
Dallo scorso giugno si è insediata infatti in città «in quella che era la sede dell’impero Ferruzzi», la divisione europea del colosso cinese della cantieristica China Merchants Group, che intende fare della capitale bizantina l’hub dell’ingegneria navale e dell’oil&gas per il vecchio continente, attraverso la controllata Cmit-China merchant industry technology Europe.
Già una cinquantina gli ingegneri e i tecnici assunti, «ma arriveremo a cento entro fine anno e la previsione è di crescere ancora, ma non aggiungo altro perché i cinesi sono abituati prima a fare e poi a raccontare, non viceversa», aveva spiegato Stefano Schiavo, ad di Cmit con una lunga esperienza nell’oil&gas, interfaccia italiana della holding di Hong Kong, che su Ravenna ha già investito una decina di milioni per la fase di start-up.
 
LA SCELTA DI RAVENNA
La vera origine della scelta di Ravenna da parte dei cinesi è stato anche il gioco di squadra. Cmit, Comune e Autorità portuale di Ravenna, Sapir (principale terminal operator locale), Regione Emilia-Romagna e Università: tutti insieme stanno lavorando dalla stessa parte per aumentare la quota di investimenti nella città che già può contare su 235 milioni di euro per aumentare il pescaggio dei fondali (da 11,5 metri a 12,5 nei prossimi 4 anni per poi scendere ancora fino 14,5 metri di profondità nel successivo triennio). Ravenna sta diventando una sorta di test per gli investimenti cinesi che riguarderanno anche Trieste e Venezia, nell’ottica di un polo portuale diffuso per le merci asiatiche. Considerando anche che Ravenna «è uno dei 14 ‘core-port’ strategici europei e terminale meridionale dei due corridoi Baltico-Adriatico e Mediterraneo delle reti Ten-T, con 14 km di banchine, 22 terminal privati, oltre 600mila mq di magazzini e 27 milioni di tonnellate di merci movimentate ogni anno, per il 66% rinfuse solide (segmento in cui è leader)», sottolineava a fine 2018 Il Sole24Ore. Senza dimenticare che Ravenna affonda il suo know-how sul coinvolgimento di player come Eni, Rosetti Marino, Micoperi il primo corso in Italia, nato nel campus romagnolo dell’Università di Bologna, di laurea magistrale internazionale, solo in inglese, in Offshore engineering.
 
L’ALTO ADRIATICO IDEALE
L’Alto Adriatico, per la sua posizione ideale, è storicamente candidato a essere il polo d’arrivo marittimo della nuova Via della Seta, la Belt and Road Initiative (Bri). Da qui, poi, le merci provenienti dal Canale di Suez possono poi prendere la via del Brennero, dirette verso il mercato tedesco e mitteleuropeo. Oltre a Ravenna i cinesi, come detto, hanno messo sotto osservazione soprattutto Trieste, che vanta fondali molto più profondi di Ravenna, e anche Venezia. Nel primo caso lo scorso 6 novembre è stata resa nota ufficialmente una trattativa per la cessione di quote di controllo della piattaforma logistica in cui si movimentano cargo e merci. Gli attori coinvolti sono il gruppo Parisi e I.Co.P, che controllano la Docks San Servolo, società che gestisce la piattaforma, mentre il possibile acquirente interessato all’affare è la stessa Cmg. La piattaforma, il cui completamento è atteso a metà 2019, è stata realizzata per accogliere due navi portacontainer in contemporanea e verrà anch’essa collegata a uno scalo ferroviario. I cinesi, anche in questo caso, pare proprio che non staranno a guardare, anzi. (m.p.)
 
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