Agricoltura, una nuova generazione di asini contro l'estinzione del romagnolo

Bassa Romagna | 08 Luglio 2022 Economia
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Un tempo preziosa forza lavoro nelle nostre campagne, negli anni '60 era stato addirittura dichiarato estinto. Ma per fortuna, nel 2005, la notizia ufficiale: «L'asino romagnolo è tornato all'onor del mondo» titolò un quotidiano delle nostre parti.

E la decima Rassegna inter-regionale a lui dedicata, celebrata a Imola il 18 e 19 giugno, è stata l'occasione per vedere da vicino alcuni dei più pregiati esemplari in circolazione e ripercorrere la sua storia lungo l'ultimo secolo.

LA STORIA

Fino agli esordi della 2° Guerra Mondiale, il problema dell'estinzione del nostro amico dagli occhi buoni non si era mai presentato: i Romagnoli censiti nel 1918 erano 5.267.

Poi venne la Guerra, ed il destino dell'asino Romagnolo precipitò improvvisamente, prima con la crisi alimentare delle armate tedesche che, al venir meno dei rifornimenti dalle retrovie, lo razziarono nelle stalle dei contadini e se ne cibarono ampiamente. Poi con la ritirata dalla Linea Gotica verso il Po, in cui il povero animale fu costretto a trainare smisurate e sproporzionate carratelle militari, cariche di vettovaglie, prima della resa. E finì disperso, o sacrificato.

Ma il peggio doveva ancora venire. Con il boom economico degli anni sessanta, l'agricoltura andò ben presto meccanizzandosi ed i trasporti su strada videro un impetuoso sviluppo della motorizzazione.
L'asino subì il colpo ferale, ed era ovvio che così avvenisse, specialmente al Nord ed in Emilia-Romagna, una tra le regioni maggiormente investite dal new-deal economico.

Così fu lasciato all'oblio e all'abbandono. Poco dopo (metà degli anni settanta) lo Stato italiano ne decretò addirittura l'estinzione.

Qualche asino però rimase, presso le poche case contadine fuori mano, ancorate alle tradizioni.

Così, a Ferrara, accanto ai tecnici delle associazioni provinciali allevatori, si incontrarono in seduta professori e accademici, che fissarono lo standard tradizionale della Razza. Poi, col censimento del 2001 e 2002 furono individuati (in tutto), tra puledri ed adulti, 76 soggetti: 15 maschi e 61 femmine. Gli studi sul Dna portarono, nel 2005, al riconoscimento ufficiale di questa razza da parte del Ministero della Agricoltura.

«L'Asino Romagnolo è tornato all'onor del mondo» titolò un quotidiano del tempo.

Ma con circa metà di 120 esemplari si trattava pur sempre di una «razza critica», ed il pericolo dell'estinzione rimaneva in agguato.

Dal 2005 ad oggi tante cose però sono cambiate e in meglio, se è vero che il numero complessivo dei capi è ora di 1207 esemplari: la razza non è più definibile «a rischio di estinzione», ma semplicemente «vulnerabile».

Lo sforzo degli allevatori che gli dedicano attenzione (oggi sono 297) e la grande vitalità della Associazione che li coordina (Associazione italiana allevatori della razza asino romagnolo) sono stati i fattori vincenti di questa riscossa, ma è stato soprattutto il frutto della sinergia tra istituzioni (la Regione in primis) e gli allevatori privati a decretare questo successo.

Senza dimenticare la progressiva diffusione del Romagnolo in nuove realtà regionali (Lombardia, Veneto, Marche e Toscana).

LA RASSEGNA

A Imola si è svolta il 18 e 19 giugno la 10° Rassegna inter-regionale. Bello vedere tanti soggetti «giovani» (24 su 50 i soggetti compresi tra 1e 3 anni) e «giovani-adulti» (12 su 50 i soggetti compresi tra 4 o 5 anni) a discapito della categoria senior (14 su 50 i soggetti di età oltre 6 anni).

Da segnalare inoltre la presenza di ben 6 redi (nati nel 2022) ancora sotto la madre, non oggetto di valutazione morfologica.

Questo indicatore dimostra la vitalità del mondo avicolo, che ha puntato sui giovani prodotti per presentarsi in gara con buona possibilità di successo.

Per quanto riguarda i due «best in show», da segnalare che sia quello maschile (Murat, di Alessandro Imolesi di Cesena) sia quello femminile (Bigia MB, di Bernardo Montaleone di Dozza) presentano, entrambi, l'età di due anni, essendo nati nella primavera del 2020.

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