Start Up: la faentina RIUp, una linea di design dagli scarti
Che fine fanno gli scarti seriali prodotti dalle aziende? Come possiamo intervenire per recuperarli? Se la vostra risposta è «creiamo una linea di design», allora sappiate che Silvia Dal Prato vi ha già anticipato. Sembra una provocazione, ma è proprio questa la mission di RIUp, start up faentina nata nel 2013, oggi composta da un team di sette persone, che si occupa proprio di catalogare e analizzare lo scarto seriale, per poi affidargli il ruolo di protagonista di un design bello e funzionale, principalmente legato a oggetti di arredamento per la casa. L’idea nasce proprio da Silvia, architetto faentino attualmente amministratrice delegata della start up che, di ritorno da un master a Madrid negli anni dello scoppio della crisi, si trova di fronte a un muro. «In un momento del genere, occorreva reinventarsi, provare a scoprire delle nuove economie: così, ho pensato agli scarti, un lusso che ad oggi non possiamo permetterci sia in termini di smaltimento che di impatto ambientale».
Il primo passo arriva con «RI:Kea nella mia città», evento rivolto ai ragazzi, per sensibilizzarli e introdurli al tema del riciclaggio attivo. I risultati però, in un primo momento non arrivano, almeno finché non entra in gioco Rohaya Seck, esperta in marketing e comunicazione, che scrive di continuo a Silvia, spronandola a non mollare il progetto. Partecipano così a Spinner 2013, programma della regione Emilia Romagna volto a valorizzare idee innovative, cogliendo il primo posto e avviando a tutti gli effetti la start up. Entrano nel team anche i designer Francesco Benedetti, Andrea Malpezzi e Martino Ravagli, insieme agli architetti Annalisa Rosi e Laura Agnoletti.
Da lì in poi, per RIUp è un continuo crescendo: il Contamination Lab dei Salesiani 2.0 offre loro uno spazio fisico in cui poter lavorare, arrivano altri riconoscimenti tra cui la «Start Cup ER» e la partecipazione a Valencia alla finale del Clean Launch Pad. Nel 2015, poi, le prime esposizioni, sia ai martedì d’estate di Faenza, sia all’Open Design di Trento, sia alla Bologna Design Week, nelle quali Silvia e soci mostrano la nuova collezione Hos, creata con prodotti di scarto ospedalieri, e un piano mosaico, creato con gli sfridi ceramici della Gigacer.
E ora? Silvia è fiduciosa: «Se tutto va bene, abbiamo trovato un importante finanziatore che potrebbe portarci, nel 2016, a diventare una vera e propria srl». Il giusto premio per chi ha idee, passione e determinazione.
Andrea Voria
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