Il Gruppo Bucci festeggia i 70 anni in crescita e con buone prospettive. Giovedì 11 celebrazione al Masini

Dopo i sacrifici e gli investimenti fatti in questi anni di crisi, il Gruppo Bucci raccoglie importanti risultati. Il 2014 segna infatti un anno di forte crescita per il fatturato, chiuso a 129 milioni di euro (contro i circa 115 del 2013) e per il 2015 prevede un ulteriore aumento ponendo l’asticella a 140 milioni. L’occupazione tocca le 900 unità tra Italia ed estero, 500 delle quali impegnate a Faenza, da sempre cuore e cervello del gruppo. E’ probabilmente questo il modo migliore di festeggiare i 70 anni di attività imprenditoriale della famiglia, a 30 anni dalla scomparsa del fondatore Roberto «Bebo» Bucci che i figli Massimo e Stefano ricorderanno giovedì 11 giugno al Teatro Masini di Faenza (evento su invito; info segreteria@bucci-industries.com) e con la città aprendo le porte di Iemca, Giuliani, Riba e Vire in un open day all’interno del cartellone del «Festival dell’industria e dei valori d’impresa» i prossimi 18 e 19 giugno. Nelle stesse giornate porte aperte alla Top Carbon, joint venture fondata nel 2012 con la cinese Zoomlion. «Queste iniziative sono importanti soprattutto in funzione dei giovani, che devono conoscere come si lavora e che cosa si fa nelle imprese: aprirsi e creare opportunità per la città è fondamentale per il futuro - spiega il numero uno del gruppo, Massimo Bucci -. Abbiamo scelto un luogo come il Teatro Masini proprio per sottolineare il legame tra la nostra famiglia con la città. Nella prima parte verrà illustrata un po’ di storia e sarà proiettato un video sulla figura di nostro padre. Nella seconda invece presenteremo il gruppo com’è oggi, con le attività e i vertici delle varie aziende, mentre la parte finale è rivolta ai giovani, per i quali abbiamo in serbo una sorpresa e sui quali abbiamo investito anche in anni difficili come questi. Dal 2009 ad oggi, a livello di gruppo, abbiamo assunto 150 under 35. Sono sicuro che per costruire il futuro con certezze, bisogna conoscere il proprio passato e quali sono i fattori che hanno favorito lo sviluppo delle attività produttive di questo territorio».
La storia della famiglia Bucci è legata a filo doppio alla Cisa, venduta nel 1999 dopo un lungo braccio di ferro con Rodolfo Errani (che poi vendette a Ingersoll Rand), nipote del commendatore faentino Luigi Bucci che fondò il primo stabilimento a Firenze nel 1927, poi raso al suolo nel 1944. «Nostro padre Roberto iniziò l’attività di famiglia nel 1945 quando, con un camion dell’azienda agricola e un autista, faceva la spola Faenza-Firenze per recuperare dalle macerie quello che poteva essere salvato dalla fabbrica dello zio Luigi: macchine utensili e attrezzature - continua Bucci -. Il capitale fu messo a metà dal commendatore e metà da mio zio Giovanni e da mio padre. Nel 1948 ripartì la produzione a piccoli passi. Il boom economico e le scelte lungimiranti in tecnologie, innovazione e qualità fatte negli anni ‘50 e ‘60 hanno fatto spiccare il volo all’azienda. L’altra carta vincente fu l’internazionalizzazione».
La vendita «fu un momento difficile, non solo per quello che rappresentava per la famiglia, ma anche dal punto di vista imprenditoriale in quanto era un’impresa sana e redditizia - ricorda Massimo Bucci che nel 1985, a 34 anni, fu nominato amministratore delegato di Cisa -. Ci furono alterne vicende, in cui andammo andammo anche d’accordo con l’altro ramo della famiglia e facemmo importanti acquisizioni e innovazioni. Tentai fino all’ultimo di mantenere il controllo, ma decisi di lasciare quando capii che avevamo attitudini imprenditoriali totalmente diverse che generarono un pericolosissimo impasse. Uscimmo, tra l’altro, con le società del gruppo Iemca e Giuliani. Subito acquisimmo nel 2000 la Riba, nel 2003 la veneta Sinteco e nel 2005 Vire, mentre nel 2012 fondammo Top Carbon».
Con lo stesso spirito del padre, Massimo Bucci guarda avanti: «Stiamo valutando nuovi investimenti, sicuramente non staremo fermi - conclude -. I miglioramenti del 2014 fanno ben sperare. Abbiamo marcato una ripresa del mercato interno di Iemca, che non si registrava da anni. Merito anche degli incentivi del Governo che, con la legge Sabatini sugli sgravi per l’acquisto delle macchine utensili, ha dato fiducia nei confronti di chi aveva intenzione d’investire. L’estero continua ad andare bene e la ricerca sui nuovi materiali sta dando soddisfazioni».
Christian Fossi
economia@settesere.it