Una nuova miniera di Lapis specularis (il cosiddetto «vetro di pietra» utilizzato nell'antichità per la creazione di finestre) è stata portata alla luce nella zona di Monte Mauro tra Brisighella, Riolo e Casola. Si tratta di un'importante scoperta che apre ulteriori sviluppi per la valorizzazione turistica, archeologica e speleologica del comprensorio naturalistico del parco della Vena del gesso romagnola.
Notata dal gruppo speleologico faentino diversi anni fa, gli scavi sono però iniziati solo in tempi recenti e si sono sviluppati nell'arco di alcuni mesi, realizzati dagli speleologi del gruppo Gam di Mezzano.
Il cantiere di pulizia all'interno di quello che rimane di un'antica miniera, forse la seconda più grande presente dopo quella della Lucerna, non è ancora concluso. Sorprendenti sono le scoperte emerse durante la pulizia del sito. Evidenti, sulle pareti concrezionate dall'acqua e dal tempo, i segni della fatica degli operai che con tenacia e utensili primordiali hanno scalfito, segnato, rotto la pietra. Un lavoro estenuante e mirato all'abbellimento aristocratico delle domus romane. Un'opera quotidiana che ha permesso agli antichi di ottenere ed utilizzare un materiale allora definito «diafano come il ghiaccio, trasparente come l'aria più pura».
La miccia che ha permesso questa importante scoperta è stata la vista di alcuni segni di antiche scalpellature poste nelle immediate vicinanze di un pertugio presente in una falesia sotto Monte Mauro (molto vicino alla grotta dei banditi). Da qui armati di carriole, badili e tanta pazienza i volontari, coordinati dalla Soprintendenza per i beni archeologici dell'Emilia-Romagna e dal Parco della Vena del gesso romagnola hanno iniziato a ricavare di nuovo quel vuoto ostruito da detriti compattati da secoli di paziente attesa. I lavori hanno permesso di scoprire un ampio corridoio in discesa lungo una quarantina di metri che termina in un cunicolo artificiale in parte occluso da altri riempimenti di origine naturale. Le pareti ovunque appaiono scalpellate e presentano diverse nicchie utilizzate dai minatori come supporti o come lucerne.
L'ingresso esposto a sud, regala una particolarità. Ogni giorno, per pochi minuti, un raggio di sole entra infatti nella grotta e l'illumina quasi completamente creando uno spettacolare effetto scenografico. Già oggi la grotta è facilmente percorribile, ma dopo ulteriori lavori di rimozione dei riempimenti ancora presenti, lo sarà ancora di più.
Grazie a questo nuovo sito minerario il «Sentiero dei cristalli» della Vena del gesso si arricchisce di un tassello importante. Il sentiero permette oggi di effettuare un itinerario ad anello con partenza nel versante meridionale di Monte Mauro attraversando le vie che univano le antiche cave di Lapis presenti nella Vena del gesso romagnola.
Riccardo Isola