Partono i Lõn ad Mêrz ai Filodrammatici con la Bãnda de Grel
Federico Savini
«Cinque argomenti che non avevamo trattato gli anni scorsi, cinque occasioni per approfondire altrettanti aspetti salienti della nostra tradizione, con lezioni che coinvolgeranno il pubblico, anche se magari non li faremo scrivere in dialetto come l’anno scorso». Puntano a non ripetersi ma comunque a proseguire nel solco di una riappropriazione consapevole delle nostre tradizioni e del nostro dialetto i Lõn ad Mêrz, rassegna di incontri che la Filodrammatica Berton e l’Istituto Friedrich Schürr riproporranno per i cinque lunedì di marzo al teatro dei Filodrammatici di Faenza alle 20.30. Luigi Antonio Mazzoni e Gilberto Casadio ribadiscono che «quest’anno non c’è un vero filo conduttore, ma l’idea di convocare relatori qualificati ad approfondire argomenti legati alla cultura popolare e al dialetto. Non ci sarà il focus sulla scrittura che animò l’edizione scorsa, ma chiederemo la collaborazione del pubblico, facendolo rispondere a degli indovinelli, come quando ci sarà Mario Gurioli, ma facendo anche ballare chi verrà al teatro».
Questo accadrà, presumibilmente, proprio lunedì 2 marzo, quando alle 20.30 entrerà in scena la Bãnda de Grel (vedi oltre), compagine faentina che si dedica da anni alla più «autentica» musica popolare romagnola, attraverso spettacoli coinvolgenti e cura filologica. Il 9 marzo toccherà al sopracitato Mario Gurioli relazionare su «Cvãnd u s’ andeva a treb», ossia uno dei e rituali sociali più tipici della nostra terra, minacciato da un progresso sempre più impersonale. Il 16 marzo Cristina Ghirardini dell’Istituto Schürr parlerà di «Al fôl dla Rumãgna», approfondendo quindi la figura dei fulestar, i cantastorie romagnoli, grazie anche a preziose registrazioni effettuate da Giuseppe Bellosi. Il 23 marzo toccherà a Valeria Miniati, già autrice dell’imprescindibile Italiano di Romagna, che illustrerà «La nev marzulena... il tempo dei proverbi», in qualità di docente di paremiologia, la disciplina che studia i proverbi. Infine, il 30 marzo Giuliano Bettoli e la Filodrammatica Berton omaggeranno lo storico zirondellaio Arturo de’ butigõ.
Si partirà, come detto, col ballo, e in particolare i cosiddetti «balli staccati», un repertorio di danze popolari provenienti da tutta l’Italia, sedimentatesi in Romagna prima dell’avvento del ballo di coppia, e quindi del liscio, e tenute in vita da alcune associazioni di cultori, tra cui la Bãnda de Grel di Mauro Platani. «Ai Filodrammatici coinvolgeremo il pubblico con i nostri balli staccati - spiega Platani -, quindi tresconi, saltarelli, manfrine e quant’altro. Erano balli che spesso avevano origini lontane, ma nel mondo popolare tutto andava contaminandosi, per cui in Romagna le monferrine diventavano manfrine e in ogni territorio si ballava con certe caratteristiche». Niente ballo di coppia, insomma, qui si riprende in mano una tradizione anteriore al liscio. «Con le occupazioni delle milizie francesi e austriache di duecento anni fa - continua Platani - arrivarono i valzer, le polke e le mazurke, che poco alla volta presero il sopravvento, più lentamente negli ambienti rurali».
Oggi è quindi affidata soprattutto a ricercatori e cultori la sopravvivenza di questi balli. «Noi abbiamo ricostruito alcuni balli attraverso i ricordi di persone che li avevano visti o ballati - conclude il fondatore della Bãnda de Grel -. In Romagna non c’era quasi più traccia di queste musiche, che invece nell’appennino bolognese non si sono mai perse».