Expo, infrastrutture e tre padiglioni per Cmc: Francia, Thailandia e Corea del Sud
E’ la grande protagonista romagnola (e non solo) della costruzione di Expo 2015 che si terrà a Milano dal 1° maggio al 31 ottobre. E’ la cooperativa Cmc di Ravenna che sta ultimando le opere infrastrutturali e tre importanti padiglioni stranieri.
«Il primo appalto l’abbiamo vinto nell’autunno 2011 per la prima opera realizzata in vista dell’Expo - ripercorre l’ingegnere Marco Travanini, responsabile dell’ufficio commerciale di Milano e direttore tecnico dei lavori -. E’ stato un bando da oltre 100 milioni di euro che stiamo portando a completamento: si tratta della rimozione delle interferenze sul sito e della costruzione della viabilità di accesso allo stesso».
Insomma nell’evento per antonomasia del 2015, tutto è partito con i lavori della Cmc. Tra lungaggini e scandali di corruzione, la preoccupazione più grande (nonostante le rassicurazioni del presidente dell’autorità Anticorruzione e responsabile degli appalti Raffaele Cantone e del commissario Giuseppe Sala) rimane la fine dei lavori entro il taglio del nastro che avverrà il prossimo primo maggio. «Siamo stati i primi a partire, quindi siamo naturalmente quelli meno in affanno e siamo diventati gli interlocutori naturali di molti Paesi - continua Travanini -. I vari Stati possono essere presenti in due modi: in un cluster tematico costruito da Expo o con un proprio padiglione, realizzato su un’area messa a disposizione da Expo. Questa modalità self built pavilions interessa circa 60 Paesi con lotti che vanno dai 700 metri quadrati ai 4mila. Abbiamo avuto molti interessamenti, ma ci siamo concentrati sui padiglioni più grandi e abbiamo ottenuto tre commesse all’interno della top ten per dimensioni, per un valore complessivo della produzione di alcune decine di milioni di euro».
In ordine rigorosamente cronologico, la cooperativa ravennate ha ottenuto commesse per costruire i padiglioni di Francia, Thailandia e Corea del Sud. «L’attività commerciale è stata un’esperienza molto stimolante visto che abbiamo avuto contatti con molti altri Paesi - sottolinea Travanini -: si può dire che in sei mesi abbiamo fatto un giro del mondo senza muoverci da Milano».
Entrando nel dettaglio delle opere, «si tratta di tre lavori molto impegnativi: sono edifici eccezionali progettati da architetti di primo livello nei relativi Paesi, selezionati tra i massimi esponenti del settore. Ognuno di questi edifici ha delle peculiarità per le quali ha un forte legame col territorio che rappresenta».
Non è però stata una passeggiata di salute. «Questi contratti li abbiamo firmati nella primavera-estate 2014 e i lavori sono iniziati tra luglio e settembre - racconta l’ingegnere della Cmc -: considerando una prima parte progettuale di adeguamento alle norme italiane, abbiamo avuto poco più di 6 mesi per costruire opere tecnicamente molto complesse. Siamo messi bene, arriveremo all’obiettivo in tempo. Il padiglione della Thailandia è stato il primo a partire ed è in uno stato molto avanzato, mentre Francia e Corea procedono senza intoppi anche se sono un po’ più indietro. Le difficoltà maggiori sono dovute al doversi rapportare con interlocutori appartenenti a culture molto diverse dalla nostra».
Per questo non sono mancate richieste bizzarre e curiosità. «Ogni architetto, fin dal primo bozzetto, ha in mente un edificio che deve essere realizzato fedelmente alla sua idea - sostiene Travanini -. Ad esempio per il padiglione tailandese abbiamo partecipato a un workshop a Bangkok nell’ambito nel quale ci è stato consegnato un ‘ngob’, il cappello di paglia del contadino tailandese. La copertura del Padiglione deve avere quella forma. Il tema strutturale non interessa: quello è il segno distintivo del padiglione e dev’essere così... problemi nostri. Dopo questa avventura il nostro bagaglio culturale ne uscirà sicuramente arricchito».
Le aspettative dei vari Stati sono elevate. «E’ interessante vedere la rivalità che si innesta tra Paesi - conclude Travanini -: i rappresentanti si sbirciano, commentano, controllano lo stato di avanzamento dei lavori degli altri. Si respira molto chiaramente un’aria di competizione e di grandi aspettative».
Christian Fossi
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