Elena Nencini
Se vi piace Pierfrancesco Favino come attore aspettate di sentire la sua voce dal vivo e rimarrete ammaliati: gentile, educato, intelligente e anche un po' timido, come non te lo aspetteresti proprio da un attore che ha varcato i confini italiani per approdare ai colossal americani.
L'attore romano sarà in scena per tre serate (martedì 3, mercoledì 4 e giovedì 5 febbraio alle ore 21) al Teatro Masini con Servo per due (one man, two guvnors). Una riflessione su un classico del teatro, Il servitore di due padroni di Carlo Goldoni, nell’adattamento del commediografo inglese Richard Bean, riadattato nella versione italiana dallo stesso Favino, P. Sassanelli, M. Nissen e S. Solder, che lo hanno reso un'immersione nel mondo della commedia dell’arte.
Goldoni e la commedia dell'arte sono ancora attuali secondo lei?
«Per noi lo sono. Le tipologie della maschera sono rimaste nei tipi della commedia all'italiana, l'Arlecchino vive nelle tradizioni, ma è anche, oggi, Benigni, Totò, Checco Zalone. La figura dello zanni è rimasta viva nei secoli. Noi ci siamo divertiti a proporlo togliendo le maschere e avvicinando lo spettacolo alla realtà».
Come è nata l'idea di ambientarlo negli anni '30 a Rimini?
«L'arlecchino inglese era ambientato a Brighton, quando l'ho visto in Inghilterra sono stato anche un po' geloso. Adesso ce lo siamo ripreso e abbiamo cercato un'ambientazione più nascosta di quanto non potesse essere Venezia. Rimini fuori stagione non poteva che farci pensare ad Amarcord. Senza perdere di vista la trama originale abbiamo pensato al varietà e al circo e, quindi, un omaggio a Fellini».
Il suo personaggio ad un certo punto si ritrova «depresso, affamato e senza soldi» le è successo anche a lei nella vita?
«Si, ho sempre fatto l'attore, ma non era quello di cui campavo. Scegliendo di fare l'attore so di avere abbracciato la strada del precariato e quindi ci sono stati dei momenti in cui ho fatto di tutto. Però, depresso, fino a un certo punto: la passione e la caparbietà mi facevano essere contento di quello stavo facendo, comunque».
Acrobatica, giocoleria, clowneria come si è preparato?
«Io e il gruppo Denny Rose con cui sto lavorando, siamo partiti con seminari appositi a cui si sono aggiunti anche canto e danza. Credo che un attore debba essere il più completo possibile, e lo spettatore deve essere ripagato pienamente del suo biglietto cosa non facile in questo momento storico. Il lavoro di preparazione è durato otto mesi»
Il suo personaggio ruba per amore. Ha mai fatto follie per amore?
«Si, ho fatto diverse follie per amore, anche se non rubare. Però ne ho fatte abbastanza, ma del mio privato parlo con difficoltà».
Negli ultimi anni ha lavorato con il cinema non soltanto in Italia, ma anche con produzioni internazionali. I prossimi progetti dopo Senza nessuna pietà?
«Ho finito di girare Suburra sulla Roma criminale con Elio Germano, Stefano Sollima e Claudio Amendola. A marzo terminiamo la tournèe di questo spettacolo e poi ci sarà la seconda serie televisiva di Marco Polo per la fine dell'anno. Ci sono altri pensieri per il teatro, ma ancora non sono».
La compagnia e Favino incontreranno il pubblico mercoledì 4 febbraio alle 18 al Ridotto del Teatro. Info 0546/21306.