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Ravenna 2019, un mese al verdetto, Cassani: "Siamo pronti, Siena e Matera le più temibili"

Ravenna | 19 Settembre 2014 Blog Settesere
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«Siena e Matera sono le avversarie più temibili. A Ravenna ed in Romagna si è creata un’empatia molto importante verso la nostra sfida, la condivisione del progetto è stata elevatissima, non solo fra le realtà culturali, ma anche imprenditoriali e politiche del territorio».
Ad un mese esatto dal verdetto finale, Alberto Cassani, il coordinatore di Ravenna2019 non mostra segni di nervosismo, anzi. La sensazione che Ravenna e la Romagna possano davvero farcela cresce anche negli ambienti romani che contano. Intanto il Comitato locale sta preparando le ultime due tappe fondamentali: la visita della Commissione lunedì 13 ottobre e l’ultima audizione di venerdì 17, prima del verdetto. Il dossier definitivo è stato invece consegnato al Ministero dei Beni culturali l’8 settembre scorso.
Cassani, soddisfatto del dossier o si poteva fare di più?
«Sono molto soddisfatto. Il percorso che ha portato alla stesura finale è stato intenso e concentrato a raccogliere le richieste d’integrazione della Commissione. Abbiamo aggiunto 20 pagine, da 80 a 100 finali, nelle quali abbiamo specificato meglio il programma degli eventi culturali, ma non solo. Sono convinto della bontà del lavoro svolto, un lavoro collegiale come tutto il nostro percorso. Centrale rimane l’idea di mosaico delle culture, attorno al quale abbiamo sviluppato una rete di progetti».
La Romagna è stata coinvolta troppo poco o no?
«Penso che tutto il territorio romagnolo sia stato chiamato a partecipare al progetto in più di un’occasione, non ho avvertito critiche in questo senso. Da queste realtà è arrivato un contributo notevole in fatto di idee e qualità delle proposte».
Ravenna invece è stata all’altezza di questa sfida o no? Perché?
«A Ravenna c’è stato un livello altissimo di condivisione del progetto, non solo da parte del mondo culturale. Col passare del tempo sia a livello sociale, che imprenditoriale e politico, c’è stata un’attenzione davvero crescente e molto gratificante verso la sfida che da sette anni coinvolge il nostro territorio. In tempi di crisi come questi era quasi impensabile raccogliere l’attenzione di una comunità sul proprio futuro culturale, in particolar modo. Fin dal primo momento ho pensato invece che questo territorio fosse pronto per una sfida del genere. In questi anni ho avuto conferme davvero importanti. In molte altre zone del nostro Paese questo percorso non sarebbe stato possibile».
Quanto inciderà la visita in città della Commissione il 13 ottobre?
«Sarà un passaggio molto importante come è stata la presentazione del primo dossier e come sarà l’audizione finale del 17 ottobre. Stiamo preparando la giornata di lunedì 13 in maniera molto scrupolosa, sui contenuti però oggi non possiamo anticipare ancora niente».
C’è un’avversaria più pericolosa delle altre? Perché?
«Siena e Matera, come avete più volte scritto anche voi, paiono un passo avanti insieme a Ravenna, rispetto alle altre tre finaliste, Lecce, Cagliari e Perugia. Come noi, anche le prime due hanno iniziato il percorso da molti anni e rappresentano realtà davvero interessanti con progetti solidi in zone d’Italia diverse. Non perdiamo di vista comunque anche le altre città, che hanno presentato dossier interessanti».
Qual è stato il momento più difficile di questo percorso? All’inizio molti erano scettici…
«C’è sempre stato molto ottimismo e molta volontà nel riuscire in questa sfida. Già il fatto di essere arrivati in fondo alla preselezione dopo 6 anni di lavoro è stato un risultato più che confortante. Questo ci ha motivato ed ha moltiplicato la nostra fiducia nella riuscita finale. Ovviamente portare avanti un progetto del genere, che disegna di fatto il futuro del territorio alla luce del sole, comporta anche avere giudizi scettici o alcuni molto critici, fa parte del gioco. Non è successo solo a noi, pure nelle altre città candidate il dibattito pubblico si è acceso fra favorevoli e contrari, è fisiologico quando ci sono sfide di questo genere. A Ravenna la stragrande maggioranza però è sempre stata dalla nostra parte, soprattutto negli ultimi anni».
Qual è stato invece il momento più emozionante?
«Il passaggio del turno con l’approdo alla short list, non ci sono dubbi. Fino ad oggi, una giornata indimenticabile».
La critica che le ha fatto più male?
«Sono sincero, niente mi colpito veramente negativamente. Le critiche fanno parte del gioco, molte sono state costruttive».
Che cosa le ha fatto più piacere?
«Tutte le volte che vedo una persona con la spilletta di Ravenna2019 o i bambini con le nostre magliette, sento che si è creata una forte empatia, questo è molto gratificante».
E’ in corsa per un posto da consigliere regionale?
«Non sono interessato, io penso solo ed unicamente alla gara finale perché Ravenna diventi  capitale della cultura europea nel 2019».
In caso di vittoria conferma che individuerete un coordinatore artistico?
«Fino ad oggi la gestione è stata collegiale, io stesso sono il coordinatore del progetto, non c’è mai stato un uomo solo al comando, non avrebbe pagato. In caso di vittoria selezioneremo un coordinatore artistico, ne avremo bisogno, il lavoro però sarà sempre collettivo, di gruppo».
E se invece dovesse andar male, sarà tutto da buttare?
«Assolutamente no. Con questo progetto abbiamo disegnato il futuro su cui si potrà sviluppare la nostra città nei prossimi anni…». (Manuel Poletti)
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