Mic, nuova sezione dedicata al '900, inaugurazione mercoledì 3

Per sei mesi si affiancherà a «La ceramica che cambia», mostra sulla scultura italiana del secondo ‘900 (visibile fino al 1 febbraio 2015), poi resterà solo lei, in forma stabile poiché di una sezione permanente e non di una mostra si tratta. E’ «Scultura internazionale del XX secolo», che si inaugura al Mic mercoledì 3 settembre alle 18 e che in occasione di Argillà sarà visibile dalle 10 alle 21 (il 5 e 6 settembre) e dalle 10 alle 20 domenica 7.
Comprende 110 opere dei più diversi autori di tutto il mondo interamente tratte dai depositi del Mic o da precedenti sistemazioni eterogenee, come quella della Sala Europa o dei vari Premi Faenza. Adesso, così, le sculture sono invece più razionalmente raggruppate a formare un percorso cronologico, dal secondo dopoguerra ad oggi. «E in questo modo crediamo di venire incontro a chi ci chiede maggior internazionalità, in linea peraltro con il carattere peculiare di questo museo» spiega la direttrice Claudia Casali che ha anche curato la scelta delle opere. «E’ vero che il secondo ’900 ha visto un’evoluzione scultorea straordinaria soprattutto in Italia - aggiunge Casali - ma ciò era ed è già ben documentato al piano superiore oltre che nella mostra in corso; mancava invece un esauriente itinerario fra i paesi extra-italiani ed extra-europei».
Ecco quindi, di fianco al salone mostre che oggi ospita i giganti italiani del secondo Novecento, da Fontana a Zauli, da Melotti a Valentini, uno spazio ove contemplare i loro colleghi contemporanei belgi, svizzeri, polacchi e, ultimamente, soprattutto asiatici: giapponesi, coreani, thailandesi e cinesi. I criteri ispiratori della scelta delle opere sono stati dettati dalla storia del Concorso Iternazionale («Abbiamo ovviamente esposto tutti i Premi Faenza - spiega Casali - più coloro che hanno ricevuto riconoscimenti a partire dal 1963, anno in cui il Concorso da Nazionale diventò Internazionale) e dalla pura geografia: nei depositi del Mic giacevano, anche inedite, sculture di autori australiani o americani che, pur magari non partecipanti al Concorso, hanno lasciato un segno duraturo in questo secolo.
Ecco quindi la statunitense Betty Woodman, lo spagnolo Claudi Casanovas, la slovacca Jindra Vikova ma anche le argentine Ana Ceclia Hillar (peraltro oggi faentina in tutto e per tutto) e Silvia Zotta. All’inaugurazione, aperta a tutti, concerto della Scuola Comunale di Musica «G.Sarti» con i God save the trio (D.Banzola al flauto, D.Bertozzi oboe e D.Zardi pianoforte. (sa.ba.)