Cecilia Battistello Eckart, pres. Contship «Ravenna sia l’ingresso per l’Italia del nord-ovest»

Cecilia Battistello Eckart, presidente Contship Italia, è considerata una delle donne più potenti nell’ambito del transhipment, tanto da meritarsi il soprannome di «The lady». E’ una donna dal pugno di ferro in guanti di velluto: il suo sguardo si estende su tutto il mondo dei container, un’esperienza cominciata all’inizio degli anni ‘70 a Milano e che oggi porta il suo gruppo a controllare i porti di Ravenna, Gioia Tauro, Salerno, La Spezia, Cagliari e Tangeri. E’ grintosa, intelligente e anche elegante: vive ad Amburgo, in teoria, ma in realtà passa il tempo sugli aerei per controllare i traffici.
La incontriamo sulla banchina di Tcr dove sono state appena revampate due gru, un rinnovamento che ha coinvolto Contship come socio privato del terminal insieme alla pubblica Sapir. Un investimento in vista del nuovo terminal di largo Trattaroli, ma che avviene anche in un clima di incertezza del porto ravennate, nell’attesa dell’escavo dei fondali. Il suo commento è secco: «Ci stiamo il giocando il futuro».
Come presidente di Contship Italia ha una visione più ampia, che va al di là di Ravenna. Come è l’andamento attuale dei container?
«C’è stato, sicuramente, un calo dei volumi, dal 2008 in poi. Ora c’è una ripresa sui porti del nord, ma anche più in generale. Ha influito molto la riduzione della produzione cinese, che, contrariamente alle aspettative, è passata da una crescita a due cifre al 10%, all’8% e infine al 7%. Si diceva sempre, da quando la Cina è entrata nel Wto: attenzione che se la Cina starnuta noi ci troviamo tutti con la polmonite. C’era un boom economico fittizio, forse siamo più in una realtà vera oggi di quello che succedeva 7 anni fa. Il mondo era per aria. Quella non era una norma, era una deviazione. Adesso i traffici stanno stabilizzandosi e crescendo. Comunque continua sempre più il trend di containerizzare le merci».
Cosa ne pensa del gigantismo delle navi per il nostro porto?
«I porti si devono adeguare al gigantismo delle navi, abbiamo visto inaugurata la McKinney Moller, da 18mila teu, qualche mese fa e già si parla delle 24mila. Quando Contship ha cominciato, le prime due navi portavano rispettivamente 80 e 82 contenitori da 20 piedi. E’ cambiato il mondo. Per il porto di Ravenna l’inaugurazione delle gru è un’operazione molto importante: se i soci non avessero investito in queste strutture sarebbe stato difficile operare sulle grandi navi. Non sarebbero riusciti ad andare in alto e il braccio non sarebbe potuto arrivare alla diciassettesima fila. Più è grande la nave, più è necessario che la chiglia vada giù in modo da garantirne la stabilità, quindi sono essenziali le profondità. Ecco perché mi sono permessa di richiamare Di Marco (a proposito del mancato escavo dei fondali, ndr). E’ inutile raccontare storie. Noi lavoriamo, non parliamo. Ci sentiamo responsabili delle famiglie, delle persone che lavorano nei nostri porti, nei nostri terminal, nella logistica e non possiamo permetterci il lusso di fermarci, di andare indietro. L’acqua negli stagni puzza e fa i vermi, noi dobbiamo muoverci. Del resto il porto di Venezia continuerà con i suoi traffici limitati, non è una città destinata a fare il porto, al di là di quanto pensa e spera Paolo Costa. Se a Ravenna ci fosse la struttura, sarebbe possibile attirare i volumi, perché ricordiamoci che meno porti la nave scala, più soldi risparmia l’armatore».
Perché Ravenna è strategica?
«Anche l’Adriatico arriverà a ricevere navi più grandi, anche se non da 18 o da 13mila teu. E’ un mercato molto particolare, che serve l’Europa dell’Est, la Germania del sud. Bisogna mettere in connessione - non noi, ma l’armatore - porti come Koper, Trieste e Ravenna perché per venire in Adriatico una nave deve avere dei volumi importanti. Un porto solo non li può dare, ce ne vogliono tre o quattro, con il pescaggio giusto, che giustificherebbero l’impiego di navi da 7.000 teu. E poi ci vogliono le infrastrutture».
Pensa che l’Expo 2015 possa portare traffico nel porto di Ravenna?
«E’ una domanda a cui non saprei rispondere esattamente. Credo che con le connessioni giuste, con i treni e i prezzi della logistica adeguati, Ravenna possa essere l’ingresso per l’Italia del Nord-Ovest e del Mediterraneo orientale. Credo si debbano attirare le navi grosse perché l’armatore concentra i volumi e poi li distribuisce. Come ha fatto l’aeroporto di Monaco: tutti passiamo di lì. Se perdo l’aereo ne ho subito un altro, se non ho il volo su Venezia vado a Verona in macchina, in un’ora e mezzo ci sono. E’ la possibilità di scelta».
E per quanto riguarda le infrastrutture?
«I fondali sono la chiave, ma per essere competitivi ci vuole anche il resto, le connessioni giuste».
Elena Nencini
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