Omsa, ecco 62 licenziamenti a due anni dall’ultimo turno

Faenza | 14 Marzo 2014 Economia
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Mercoledì 14 marzo 2012, ore 17. Finisce l’ultimo turno dell’Omsa ed inizia ad uscire dallo stabilimento di via Pana l’ultimo sparuto gruppetto di ex operaie dell’industria tessile fondata dalla famiglia forlivese Orsi Mangelli e acquisita successivamente dal gruppo mantovano Golden Lady dell’imprenditore Nerino Grassi.
A due anni tondi dall’ultimo turno, fatti di cassa integrazione straordinaria e in deroga, si è passati dalla riconversione dello stabilimento, che oggi produce divani per conto di Atl, impresa forlivese contoterzista soprattutto del marchio Poltrone&Sofà. Ma per 62 delle 320 operaie sta arrivando in questi giorni la lettera di licenziamento.
«Queste ex dipendenti di Golden Lady hanno la cassa in deroga fino a fine mese - spiega Samuela Meci della Filctem Cgil -, ma intanto sono arrivate le lettere di licenziamento. Dal 1° aprile saranno in mobilità. La Regione ha concesso la cassa in deroga e si è adoperata, ma non ci si può scordare il fatto che la soluzione indicata non c’è: l’outlet non è pronto e non lo sarà verosimilmente prima del 2015. In molti rimbrottavano: ‘Che cos’hanno da urlare queste che il posto da lavorare ce l’hanno’. Ecco: il posto non tutte ce l’hanno. Inoltre, negli ultimi incontri che facemmo durante la trattativa con Atl, il sindaco ha parlato della possibilità di occupare una ventina di persone nel settore delle pulizie, non una sessantina».
Il nodo dell’occupazione delle ultime dipendenti rimaste passa dunque dall’outlet, nel frattempo passata di mano dalla cooperativa edile reggiana Unieco alla anglo-portoghese Soane Sierra che nella prima metà di gennaio ha acquisito con un contratto di leasing pluriennale la struttura che sorgerà su una superficie di 20.500 metri quadrati e un bacino potenziale di 2,5 milioni di abitanti.
Un aspetto importante quando si rischia di perdere il lavoro è la formazione, attenzione che nella vertenza Omsa è mancata sia per quanto riguarda i lavoratori che le istituzioni. «Alcuni corsi di formazione sono stati fatti all’inizio - conclude Meci -: da subito si sono organizzati corsi per operatore sanitario che hanno visto una buona partecipazione, poi il pubblico non ha più organizzato nulla. Qualcuno si è adoperato per fare qualche corso di addetto alla vendita, in maniera occasionale, sperando in un futuro impiegno nell’outlet, ma dal Centro per l’impiego o chi per loro non è partito nulla di strutturato».

Christian Fossi
economia@settesere.it
Foto di Raffaele Tassinari
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