Il bilancio degli imprenditori: «Nel 2013 si è salvato chi ha esportato»

E’ stato un 2013 difficile per l’economia ravennate, soprattutto per i settori dell’edilizia e dei servizi. Si salva chi ha esportato ed è stato capace di innovare ed innovarsi.
Industria. «E’ stato un anno difficile, con tratti positivi e altri meno. Veniamo da una crisi lunga che nel 2013 ha segnato chiusure anche tra le nostre associate. D’altra parte abbiamo avuto incoraggianti segnali di ripresa, anche se in Italia è più difficile che altrove per la scarsa fiducia che caratterizza il nostro Paese. Il sistema dei prezzi si sta riassestando e ci sono opportunità a prezzi bassi rispetto al passato, ma la paura dettata dalla lunghezza della crisi, dalla tassazione elevata e dall’instabilità politica frena gli investimenti sia nei privati cittadini, sia nelle imprese che sono più riflessive prima di cogliere un’opportunità. Partendo da questi presupposti, pensiamo e speriamo che il 2014 possa essere migliore dell’anno che va concludendosi». Così Guido Ottolenghi, presidente di Confindustria Ravenna, presenta il bilancio del 2013 e le prospettive 2014 dell’associazione degli industriali che in provincia associa 650 imprese che danno lavoro a oltre 20mila dipendenti e producono un fatturato aggregato di oltre 11 miliardi di euro. «Nel 2013 la sofferenza maggiore si è registrata nell’edilizia, mentre chi ha esportato i propri prodotti ha avuto buone soddisfazioni - spiega il numero uno degli industriali - . E’ un momento di cambiamenti profondi quello che stiamo vivendo: chi li coglie starà bene, chi no è destinato a sparire. L’approfondimento dei fondali è fondamentale in quest’ottica: se vincerà la paura dei comitati del no fra dieci anni avremo la metà dei traffici attuali con conseguenze facilmente comprensibili su tutta l’economia provinciale e regionale. Viceversa i lavori porteranno una serie di investimenti a cascata importanti che daranno grande respiro già nell’immediato al tessuto produttivo locale. Inoltre saremo molto più competitivi nell’offrire i nostri servizi con benefici importanti nel lungo periodo».
Cooperazione. «Quest’anno abbiamo cercato di mantenere l’occupazione e le esigenze dei nostri soci con grandi difficoltà - sottolinea Raffaele Gordini, coordinatore dell’Alleanza cooperative italiane -. Non sempre siamo riusciti a tenere le posizioni del 2012 e si è notata una, seppur leggera, flessione dell’occupazione, specie in alcuni settori. Quelli più colpiti dalla crisi sono i servizi (facchinaggio, trasporti, logistica, etc) e l’edilizia. Poi ci sono comparti che hanno sofferto meno come l’agricoltura e l’agroindustria, pur non avendo avuto una piena soddisfazione delle esigenze dei soci. Nonostante le difficoltà è abbastanza stazionario il settore sociale, ma con ombre pesanti sul 2014. Qui contestiamo i tagli trasversali della spesa pubblica senza entrare nel merito dei servizi: alcuni non possono e non devono essere tagliati. Per il prossimo anno abbiamo fiducia per la tenuta del settore agricolo, anche se ad oggi non abbiamo prospettive incoraggianti ed è molto legato a variabili non ponderabili come gli eventi atmosferici. Per questo basterebbe una semplice legge a costo zero per lo Stato, come l’introduzione della tracciabilità per tutelare maggiormente i nostri produttori. Nell’edilizia potrebbe esserci qualche sbocco positivo se ci fossero, per il 2014 e gli anni a seguire, incentivi alla ristrutturazione del patrimonio esistente e un serio rilancio dei lavori pubblici. In questo senso bisognerebbe rendere più operativi i progetti di finanza pubblica e privata, che sarebbero facilitati a beneficio di una maggiore chiarezza da parte del pubblico. Nel settore dei servizi ci preoccupa la legalità perché ci sono realtà che vivono al limite se non oltre questo confine. Servono maggiori controlli delle istituzioni, evitando le gare d’appalto al massimo ribasso. Minor costo non significa sottocosto».
Artigianato, piccola e media impresa. «L’anno che sta finendo è senza ombra di dubbio uno dei peggiori degli ultimi tempi - continua Gianni Lusa, presidente di Confimi Impresa Ravenna -. Un record negativo ottenuto dopo 12 mesi di sofferenza per le imprese, per le famiglie, per l’economia di tutto il Paese. Le aziende sono allo stremo, bersagliate da imposte di ogni genere che fanno arrivare la pressione fiscale a livelli insopportabili: molte, se pagano le imposte, non possono pagare i dipendenti, e viceversa. In questo quadro, l’acconto d’imposta versato qualche giorno fa del 102,50% è la cosa più vergognosa che mente umana potesse partorire. La domanda interna è giunta a un livello inferiore a quello del ‘98, siamo tornati indietro di 15 anni e non si capisce come potrà avvenire la ripresa dei consumi interni con tutte le tasse in vigore. Per non parlare della restrizione del credito fatta dal sistema bancario, del 20% circa negli ultimi 5 anni. Il quadro è desolante, siamo però consapevoli dell’esistenza di alcune nicchie nelle quali la situazione ha avuto una sostanziale tenuta come l’agroalimentare, se paragonate ai disastrati settori della metalmeccanica ed edilizia. E penso anche a quelle imprese che sono riuscite a strutturarsi e aprirsi all’estero, anche se siamo lungi dal ritenere questa la panacea per tutti i mali. La verità è che nel nostro Paese manca da decenni una vera politica industriale che investa per creare ricchezza e ridare speranza a una nazione che non cresce più: su questo dobbiamo fare convergere le energie e le risorse disponibili per contribuire, ognuno per la sua parte, alla ripresa del sistema».
«Il 2013 evidenzia ancora un segno negativo in molti settori tipici dell’artigianato e della piccola e media impresa - conclude Riccardo Caroli, presidente di Confartigianato Ravenna -. Chi ha forti esportazioni soffre un pochino meno e riesce a lottare meglio. Questo lo notiamo, ad esempio, con i terzisti che esportano componenti di parti meccaniche, che vanno meglio di quelli che non lo fanno. Qui, come negli altri settori, la ricetta è chiara e complessa: aumentare la competenza, ricerca e innovazione delle nostre imprese. Nell’edilizia la situazione è buia, ma si inizia a intravedere una speranza legata agli incentivi sulla ristrutturazione dove si notano segnali per chi è specializzato in questo, mentre si aggravano i già grossi problemi sulla costruzione ex novo. Dal nostro osservatorio il 2014 potrebbe essere un anno di movimento positivo, seppure debole, se il governo mantiene le promesse sugli incentivi nella legge di stabilità: può essere un presupposto per una ripresa reale nel settore edile. Per quanto riguarda tutti i settori, i problemi maggiori sono legati alla scarsità di denaro e l’assenza di fiducia».
Christian Fossi, Marianna Carnoli