Gatta interpreta Baldini in un libro con otto liriche. I proventi alla Fondazione «Dopo di noi»

Ravenna | 12 Dicembre 2013 Cultura
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Un evento culturale che ha come obiettivo la solidarietà: otto poesie di Raffaello Baldini sono diventate un volume intitolato «E’ mònd… e rcminzé tòtt da capo» (Danilo Montanari Editore, 2013), che contiene anche un cd con la registrazione delle liriche con la voce di Rudy Gatta. Che in questa occasione indossa, come gli capita da molti anni, la giacca dell’interprete dell’opera del poeta santarcangiolese. Il ricavato della vendita del libro andrà a  finanziare l’attività della Fondazione «Dopo di noi», che si occupa di intervenire sotto il profilo socio sanitario e della solidarietà sociale per affiancare o sostituire il sostegno familiare nelle situazioni di persone diversamente abili.
Gatta, come è nata l’idea di un libro con le poesie di Raffaello Baldini?
«Dalla necessità di trovare fondi per finanziare l’attività della Fondazione ‘Dopo di noi’: soprattutto in questo momento di grande difficoltà è doveroso pensare a chi ha bisogno di aiuto, alla parte più debole della comunità. Il libro è un modo per raggiungere quanti sono disponibili a compiere un gesto di solidarietà. Cultura e solidarietà stanno bene insieme e quando in gioco c’è l’opera di uno dei più grandi poeti italiani del 900, come è stato definito da Pier Luigi Mengaldo».
E’ da molti anni che lei è conosciuto come interprete delle poesie di Raffaello Baldini: come è nata questa passione?
«Nel 2000 Marco Martinelli, che è l’autore della prefazione al libro, mi presentò Raffaello Baldini a Milano. Da quel momento nata una amicizia e una corrispondenza che sono andate avanti fino alla scomparsa di Baldini: ciò mi ha portato a impegnarmi per diffondere la sua opera poetica e l’idea più alta che ne è alla base, che dà il titolo al volume, cioè che si può sbagliare ma, insieme, si può anche sempre ricominciare da capo».
Qual è il contenuto del volume?
«Abbiamo scelto otto liriche tratte da ‘Ad nota’, la seconda raccolta di Baldini. Al libro è anche allegato un cd che ho registrato con le stesse poesie. Va detto che il progetto è stato possibile grazie alla grande sensibilità dei figli di Baldini, che hanno messo a disposizione l’utilizzo delle poesie».
Che parole userebbe per convincere ad acquistare il libro?
«La Fondazione ‘Dopo di noi’ svolge un compito insostituibile sotto il profilo sanitario e sociale nell’affiancare o sostituire il sostegno familiare nelle situazioni di persone diversamente abili. È un lavoro importante e anche ‘bello’. Tutti abbiamo bisogno, a volte, di un po’ di bellezza: e non c’è nulla di bello della grande poesia. Che ci riavvicina alla vita facendoci comprendere, e in questo Raffaello era un maestro, quanto sia importante riflettere sul significato stesso dell’esistenza».


Nella foto: Raffaello Baldini, Rudy Gatta e Alberto Cassani al Teatro Alighieri nel 2003 alla consegna della cittadinanza onoraria della citta al poeta.



Il poeta della vita

Nel definire la poesia di Raffaello Baldini Franco Loi, che lo conobbe e ne fu amico, ha scritto che «la memoria, la paura, il chiacchiericcio interiore, le stesse vicende corporee divengono soprassalti della coscienza, meditazione, panico; ciò che in Guerra si fa aforisma e traslazione, in Baldini tende al monologo, al travaglio interiore, all’attrito tra pensiero e realtà, tra bisogni di luce, e sicurezza esistenziale, e l’opacità e l’oscurità della materia». Non vi è dubbio che Baldini è un grande «poeta della vita» così com’è, come si manifesta nelle pieghe, nei momenti cha appaiono marginali per poi accorgersi di come siano proprio loro a mostrarci quello che l’esistenza è davvero. Nato a Santarcangelo di Romagna il 24 novembre del 1924, Baldini fece parte del Circolo del Giudizio, che oltre a lui comprendeva Tonino Guerra, Gianni Fucci, Flavio Nicolini e Nino Pedretti. Nel 1955 si trasferisce a Milano dove lavora prima come scrittore e poi come giornalista. Nel 1967 pubblica Autotem, un’opera satirica sull’automobile vista come feticcio della modernità, mentre è del 1967 il suo debutto come poeta dialettale, con E solitèri che vincerà il premio Gabicce. Nel 1982 esce La nàiva e nel 1988 Furistìr con cui vince il premio Viareggio. Infine, la raccolta Ad nòta è del 1995 e gli permetterà di conquistare il Premio Bagutta. Per il teatro ha scritto Zitti tutti (1993, portato in scena da Ivano Marescotti. Di lui il critico Pier Vincenzo Mengaldo ha scritto che «se non restasse ancora vivo il pregiudizio pigro per il quale un poeta in dialetto è un ‘minore’, anche quando è maggiore, Raffaello Baldini sarebbe considerato da tutti quello che è, uno dei tre o quattro poeti più importanti d’Italia». E la sua opera è ancor qui a testimoniare quanto il giudizio di Mengaldo fosse ineccepibile.
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