Nasce la cooperativa Raviplast dai lavoratori dell'ex Pansac
Da lavoratori a imprenditori. E' il percorso (chiamato workers buyout) che intendono fare i dipendenti dello stabilimento della Pansac di Ravenna che hanno deciso di costituire una cooperativa Raviplast (acronimo Ravenna Imballaggi Plastici) per rilevare il ramo d'azienda dell'impresa che da anni si trova in una crisi finanziaria che ne ha decretato la gestione commissariale. L'idea è nata il 19 luglio, al tavolo di crisi nel quale si erano seduti istituzioni, sindacati e mondo delle imprese. Il mondo della cooperazione (Agci, Confcooperative e Legacoop in maniera unitaria) si è dimostrato quello più possibilista a raggiungere una soluzione positiva a livello locale e ha messo a punto un piano triennale prudente e sostenibile.
Dei 48 dipendenti, sono 14 il primo nucleo che ha fondato la nuova impresa. Come primo presidente è stato eletto Alessandro Vicelli che ha già formalizzato al commissario straordinario Marco Cappelletto l'offerta per rilevare il ramo d'azienda ravennate con un affitto di 8 anni e la possibilità di estendere il contratto per altri 6. Il prossimo incontro si svolgerà al Ministero dello Sviluppo economico lunedì 7 ottobre prossimo, quando, non ci fossero altre offerte più vantaggiose e dovesse essere accettata quella di Ravimplast, si potrebbe avere la svolta decisiva.
Chiuso il bilancio 2012 con circa 4 milioni di fatturato (contro i 17 milioni di euro del 2008-2009), la nuova cooperativa punta a raddoppiarlo nel giro di 5 anni. Il tasto più delicato è quello dell'organico: il piano prevede in maniera prudenziale di iniziare con un nucleo compreso tra i 20 e i 25 soci lavoratori. Il capitale di partenza sarà di 800mila euro e verrà composto in parte utilizzando l'anticipo di mobilità dei lavoratori (concesso grazie alla Legge Marcora del 1985) e verrà raddoppiato dai fondi di sviluppo mutualistici cooperativi: Cfi (Cooperazione finanza impresa, controllato con una quota di maggioranza assoluta dal Mise) e quelli delle tre centrali Coopfond (Legacoop), Fondosviluppo (Confcooperative) e General Fond (Agci).
«Siamo ancora in un momento delicato, anche se è già stato individuato un percorso per dare gambe alla cooperativa ed è stata fatta l'offerta per il ramo d'acquisto della Pansac - spiega Valeriano Solaroli, direttore di Legacoop Ravenna che ha seguito la vertenza -. Abbiamo ponderato attentamente tutto ciò che potevamo, e continueremo a fare verifiche: vogliamo essere sicuri di non mettere a rischio l'indennità di mobilità dei lavoratori. L'attività produttiva è in calo e ha un margine abbastanza risicato, ma contiamo di riconquistare una fetta importante di mercato in qualche anno. Fortunatamente il commissario Marco Cappelletto ha tenuto aperto lo stabilimento contro la volontà della vecchia proprietà che voleva smantellarlo. Bisogna riprendere al più presto le sperimentazioni sui nuovi materiali e prodotti che avevano avviato».
Fondamentale è stato il ruolo di Carlo Occhiali, responsabile «Progetti speciali servizi» di Legacoop Ravenna, che si è dedicato a tempo pieno alla vicenda Pansac svolgendo - di fatto - il ruolo da amministratore delegato che mancava tra le grandi competenze rimaste in azienda. «I lavoratori hanno sempre creduto di poter ricominciare l'attività ed è principalmente per questo che oggi esiste Ravimplast - continua Solaroli -. Se non ci fossero state figure chiave come il commerciale, il capo fabbrica e gli amministrativi, oltre ad un organico altamente specializzato, sarebbe stato molto difficile partire».
«Siamo ancora in una fase abbastanza delicata, ma siamo sempre stati convinti che l'impresa e i posti di lavoro si potessero salvare - commentano Alessandro Mongiusti e Massimo Marani, funzionari e segretario della Filctem Cgil -. Il mercato c'era e c'è ancora: non è mai mancato in questo periodo di crisi nell'impianto di Ravenna. Pensiamo che riportando il lavoro su binari normali e non di emergenza continua, può solo andare e meglio».
E' soddisfatto, ma prudente Massimo Cameliani, assessore alle Attività produttive di Ravenna: «La costituzione della cooperativa nasce dal tavolo di crisi Pansac dove abbiamo voluto fortemente una soluzione - conclude -. Aspetto però la fine del processo per cantare vittoria. Dovesse andare in porto è un bel segnale a tutta l'economia ravennate».