LUGO | Il tribunale di corso Matteotti chiude il 13 settembre
Tribunale addio. Il 13 settembre i giudici togati faranno le valigie e lasceranno Palazzo Rossi. Così la «cittadella della giustizia» lughese perderà il suo perno dopo 143 anni di onorato servizio. La notizia era nell’aria da tempo e nonostante le resistenze della politica locale e dell’Associazione avvocati lughesi, scesa in piazza lo scorso anno per dire «no» al taglio della sede di via Matteotti, ora i nodi sono venuti al pettine e il ministero l’ha messo nero su bianco. Così si lavora per mantenere in piedi almeno l’ufficio del Giudice di pace. Servono soldi, tra i 70 e gli 80mila euro, che gli enti della Bassa Romagna, a partire dal Comune di Lugo, sono pronti a coprire.
«Non posso far altro che prenderne atto – spiega amareggiato Lorenzo Bucchi, decano degli avvocati lughesi e presidente dell’associazione che li rappresenta -, come ho preso atto che il presidente del Tribunale di Ravenna ha già iniziato il graduale trasferimento delle funzioni alla sede principale, a partire dalla volontaria giurisdizione: uno spostamento – aggiunge Bucchi - che comporta un evitabile sacrificio per i cittadini, che si trovano depredati per legge di una prestigiosa istituzione in funzione da 143 anni. Sono preoccupato non in quanto avvocato, ma in quanto lughese».
I tagli lineari voluti da Roma non hanno risparmiato neppure la Bassa Romagna e i tecnici del Ministero non ci hanno pensato due volte, nonostante l’accentramento a Ravenna non comporti veri e propri risparmi alle casse statali: Palazzo Rossi, infatti, appartiene al Comune di Lugo, che ancora sta pagando di tasca sua l’onerosa ristrutturazione di pochi anni fa. Mentre lo spostamento a Ravenna, dove gli spazi sono carenti e sovraffollati, comporterebbe la necessità di ampliare i locali. In altre parole, se a Lugo il canone di locazione è pari a zero, per andare a Ravenna occorrerà trovare e pagare nuovi affitti.
«Così i lughesi non avranno più un contatto diretto con un magistrato togato come la dottoressa Alessia Vicini, che tiene in piedi questa struttura e la fa funzionare – si rammarica Bucchi -. Lunedì scorso, inoltre, si è tenuta l’ultima udienza presso la sede distaccata di Lugo della dottoressa Francesca Zavaglia, il giudice penale itinerante che ha retto questo incarico con grande equilibrio e che, tuttavia, ha chiesto trasferimento in altra sede». C’è aria di smobilitazione. E se manca un tribunale, difficile che qualche avvocato decida di aprire nuovi studi nei paraggi.
Da venerdì 1° marzo decorre il termine di 60 giorni entro il quale l’amministrazione comunale deve istruire la pratica e presentare la richiesta al ministero per il mantenimento del servizio del Giudice di Pace. Almeno quello. «Abbiamo scritto, come Associazione degli avvocati lughesi, una lettera al presidente dell’Unione e ai sindaci della Bassa Romagna affinchè venga dato seguito a questo inderogabile adempimento», conclude Bucchi.
Lo stesso ufficio del Giudice di pace di Lugo è al centro di un rapido turn over: dopo il pensionamento del coordinatore Giovanni Sissi (lo scorso anno), l’incarico di coordinatore è andato a Francesco Cersosimo (già coordinatore a Faenza). Assieme a lui lavora il giudice di pace Gianfranco Saterni Santini, che tuttavia dovrebbe lasciare l’incarico nei prossimi mesi per sopraggiunti limiti di età. Loro sono supportati dal prezioso lavoro del personale amministrativo, apprezzato per la grande disponibilità.
«Abbiamo attivato la procedura per mantenere la sede locale del Giudice di pace – spiega il sindaco di Lugo Raffaele Cortesi - e lavoriamo di concerto con Provincia e Comune di Faenza: presto adotteremo la delibera comunale per fare domanda al Ministero». Ma l’esito non è scontato.
Le spese per mantenere l’ufficio del Giudice di pace a Lugo, una funzione tipicamente statale, saranno però a carico del Comune. «Lo stipendio del giudice sarà pagato dallo Stato – spiega Cortesi -. Noi ci faremo carico di uno dei due funzionari al suo servizio, mentre la Provincia dovrebbe coprire i costi del secondo. Palazzo Rossi è di proprietà dell’amministrazione comunale, ma stiamo ancora pagando il mutuo per i lavori di ristrutturazione compiuti pochi anni fa. Se pensiamo anche alle utenze, il servizio ci verrà a costare tra i 70 e gli 80mila euro all’anno. Ancora una volta siamo di fronte a una funzione nazionale che viene addossata agli enti locali: questa direzione è sbagliata».
Lo scorso anno l’ufficio del Gdp ha iscritto 900 fascicoli nel campo civile e 82 nel campo penale (queste ultime molto più complesse delle prime). L’introduzione dell’obolo di 32 euro ha trasformato il Gdp da «giudice delle multe» a «giudice dei debiti» e dei decreti ingiuntivi, che coi tempi che corrono sono in continua crescita. Senza dimenticare l’attività di informazione svolta dagli operatori di Palazzo Rossi, che indirizzano agli uffici competenti le persone che, in particolare di mercoledì (giornata di mercato) si affacciano agli sportelli di corso Matteotti. Ma non sarà facile mantenere la stessa molle di lavoro con un solo giudice di pace e due amministrativi.
Cortesi, che è anche presidente dell’Unione, alcune settimane fa ha fatto appello anche alle altre 8 amministrazioni della Bassa affinchè contribuiscano alle spese «perché questo – spiega – è un servizio di cui beneficiano tutti i cittadini del comprensorio». Ma dai colleghi, almeno per ora, nessuna risposta ufficiale.