RUSSI | Il consiglio comunale boccia la discarica di amianto di Calderana

«Abbiamo accolto l'invito di Calderana srl, che ha chiesto di essere presente in consiglio comunale per presentare il proprio progetto» ha spiegato il sindaco di Russi Sergio Retini nella seduta straordinaria del consiglio comunale di martedì 12, verso le 18.45, quando si iniziava a discutere della ex discarica comunale di via Calderana e della sua possibile riconversione in discarica di amianto. «Ma noi siamo contro - ha ribadito Retini -. Questo è un atto di cortesia verso l'azienda». Una cortesia che si è protratta, dopo una dettagliata relazione dei tecnici e una lunga serie di domande, fino alle 23.50. Una seduta fiume che però non ha cambiato il parere consolidato della maggioranza dei consiglieri russiani che, scottati dalla patata bollente Eridania, di amianto non ne vogliono sentir parlare.
«Siamo contenti di essere stati accolti per la prima volta in consiglio - commenta Boris Pesci, presidente di Calderana srl - e di aver dato nuovi elementi ai consiglieri per decidere liberamente». Era il 2006 quando l'amministrazione guidata dal sindaco Pietro Vanicelli contattò il consorzio di cooperative Astra per trovare una soluzione alla vecchia discarica comunale: la bonifica era una delle priorità. «Le possibilità erano due - dice Pesci -: o continuare con i rifuti urbani, o utilizzarla per stoccare materiali inerti».
Allora non si parlava con disinvoltura di amianto, anche se era una delle opzioni al vaglio: un po' perché le elezioni si stavano avvicinando e certi argomenti sono scomodi, un po' perché l'azienda, specializzata nello smaltimento di inerti, avrebbe potuto continuare in questa direzione senza scomodare lo spettro dell'eternit. «Si pensava di dar vita a una società pubblico privata con un 49% in mano al Comune - rileva Pesci -. Ma da un clima di condivisione, siamo diventati una azienda poco gradita. Abbiamo comunque dato vita alla Calderana srl e acquistato il terreno, forti dei documenti depositati in Comune e in Provincia». Poi le cose sono cambiate e la Provincia ha chiuso la possibilità di smaltire materiali inerti. «Così è rimasta - aggiunge Pesci -solo la possibilità di creare un sito di stoccaggio per l'amianto».
Ci sono diverse analisi ambientali in campo. Arpa ha comunicato alla giunta russiana i recenti risultati dei sondaggi compiuti con un pozzo in profondità: «Non abbiamo ancora il documento definitivo - commenta Retini -, ma nella nota dell'ente viene sottolineato come i valori del cloroformio e del cloruro di vinile siano più alti del normale, ma entro i limiti di legge». Dall'altra ci sono le analisi allegate alla documentazione della procedura di Via (Valutazione impatto ambientale) di competenza della Provincia: «Gli studi più aggiornati evidenziano la presenza di rame, nichel e mercurio sopra i limiti di legge», spiega Stefano Costa della società Servizi ecologici Faenza che ha seguito la pratica per conto di Calderana.
«Dalla seconda Conferenza nazionale sull'amianto del 2023 - rileva Boris Pesci - è emerso che non ci sono soluzioni alternative alla discarica. Oggi in Italia vi sono ufficialmente 32 milioni di tonnellate di amianto, contro i 3 milioni dell'attuale capacità ricettiva. L'Unione europea si è posta come obiettivo il 2023 per arrivare allo smaltimento completo. Questo intervento ci permetterebbe di stoccare 500mila tonnellate e, partendo da Russi si potrebbe bonificare tutta la provincia di Ravenna». Senza dimenticare che Calderana si metterebbe a disposizione (lavori per 100mila euro all'anno per 10 anni) per rimuovere l'amianto russiano su indicazione del Comune.
Il progetto prevede l'utilizzo delle due attuali depressioni, le vecchie cave di argilla, che verrebbero impermeabilizzate con terreno trattato e un grande telo di plastica, riempite di cemento amianto incapsulato in amteriali inerti e impacchettato con plastica, e nuovamente ricoperto con terreno che potrebbe, un domani, ospitare piante e un parchetto. La terza cava, ancora piena, verrebbe svuotata e utilizzata come le altre due, mentre l'argilla in eccesso sarebbe utilizzata per le coperture. Ovviamente verrebbe creato, con pozzi, pompe e depuratori, un sistema di drenaggio delle acque per tenere i rifiuti all'asciutto. «Abbiamo compiuto indagini per capire cosa c'è nella cava utilizzata come discarica comunale - spiega l'ing. Paglionico di Calderana -. I rilievi hanno evidenziato la presenza di rifiuti e di liquidi», il pericoloso percolato. «Noi siamo pronti - continua il tecnico - a installare pompe e costruire pozzi per smaltire i liquidi».
Ora la palla passa alla Provincia, ente titolare della procedura di Valutazione di impatto ambientale. Ad assistere al consiglio c'era anche il suo vicepresidente, il russiano Paolo Valenti. Nella prossima conferenza di servizi, in programma probabilmente a fine marzo, Calderana sapra se potrà andare avanti col progetto o se dovrà fermarsi. Il consiglio comunale di russi non ha potere di veto, ma un peso determinante sulla decisione finale.