ECONOMIA | Il gruppo Bucci cresce con l'export, le prospettive per il 2013 sono buone
«Grazie all'export, il 2012 è stato un anno di crescita per Riba, Vire, Sinteco e Giuliani, mentre l'ultima parte dell'anno ha frenato la Iemca. Il 2013 pensiamo possa essere un anno di crescita per il gruppo, anche se il problema della stretta del credito si fa sentire anche con una realtà solida come la nostra. Gli ordini per quest'anno ci sono ed è l'aspetto che ci fa maggiormente ben sperare per il futuro. Inoltre a febbraio perfezioneremo la costituzione di Top Carbon, la joint venture che abbiamo costituito insieme ai cinesi del gruppo Zoomlion. Entro settembre vogliamo partire con la produzione». Racconta così Massimo Bucci, numero uno del gruppo faentino Bucci Industries, l'andamento e le prospettive di una delle realtà più importanti della provincia che occupa quasi 400 persone sul territorio (200 tra Iemca e Giuliani, 150 Riba e 30 Vire, a cui va aggiunto un notevole indotto) e investe una parte significativa del fatturato (tra le varie imprese, complessivamente, circa 110 milioni di euro) in ricerca e sviluppo: per le aziende italiane circa 2,5 milioni (intorno al 2,5% del totale). «Le difficoltà maggiori sono legate alla stretta del credito - spiega -. La mia famiglia, da metà 2011 ad oggi, ha fatto aumenti di capitali per oltre 7 milioni di euro, ma non possiamo andare avanti in questo modo per sempre. Per far correre la macchina al massimo delle proprie potenzialità anche le banche devono fare la loro parte. Ormai fare una fideiussione per chi lavora molto con l'estero è sempre più complesso e ci vuole sempre più tempo. Gli istituti locali hanno maggiore sensibilità, ma anche minori capacità di intervento».
Riba. E' il gioiello di casa, uno degli esempi più fulgidi - non solo locali - di impresa altamente tecnologica che lavora il carbonio. Tra i suoi clienti, oltre a Ferrari, Nasa, costruttori di barche e yacht, Dallara, quest'anno si sono aggiunti Maserati («produrre cinque cofani al giorno per l'ultimo gioiello della casa italiana non è uno scherzo e crea appartenenza tra i ragazzi», sottolinea Bucci), Porsche e Ducati, «mentre altre trattative sono ancora in corso». Riba ha chiuso il 2012 con un fatturato di 16 milioni di euro, con un incremento di 1,5 milioni rispetto ai dodici mesi prima. «Ci sta dando soddisfazioni e opera in un settore svincolato rispetto alla crisi - continua -. Il mercato di riferimento è quello italiano dove sono cresciuti volumi e fatturato, mentre gli investimenti costanti in nuove tecnologie ci permettono di diminuire i costi. L'utilizzo del carbonio si sta espandendo in vari settori, primo tra tutti il settore dell'automotive, dove si iniziano a produrre auto di alta gamma con questo materiale».
Top Carbon. Joint venture nata ad inizio ottobre scorso da Riba Composites (che detiene il 51% della nuova società) e Cifa (società italiana del gruppo cinese Zoomlion, colosso da 30mila dipendenti e 5 miliardi di fatturato l'anno), avrà il cuore faentino, visto che la produzione sarà effettuata in un capannone industriale preso in affitto vicino al quartier generale di via Mengolina, «al quale dovremo fare qualche lavoro per adattarlo alle nostre esigenze - continua l'imprenditore manfredo -. Puntiamo a far partire le linee produttive a settembre e nel giro di qualche anno vorremmo arrivare a produrre 250 bracci meccanici in carbonio». All'inizio lavoreranno 20 dipendenti Riba, «ma puntiamo a raggiungere in breve tempo le 100 persone, con un saldo positivo di 80 nuovi posti di lavoro per il territorio».
Vire. L'azienda faentina che lavora nel settore del packaging, nell'automazione e nella robotica per prodotti igienico-sanitari e alimentari, nonostante in passato abbia avuto alcuni momenti difficili, «oggi propone prodotti più aggiornati, con un fatturato in crescita che ha superato nel 2012 i 6,2 milioni di euro e ha un portafoglio ordini che copre già la produzione per tutto il 2013. Fondamentale è stato l'export che assorbe la maggior parte degli ordinativi».
Sinteco. L'azienda veneta progetta e realizza macchine e impianti complessi per l'automazione e la robotica industriale nei settori industriali più diversi: automotive, medicale, elettronica e consumer. Il fatturato negli ultimi dodici mesi è cresciuto, attestandosi a 27,5 milioni di euro, «ma l'aspetto ancor più interessante è che abbiamo ordini che coprono la produzione per il prossimo anno e mezzo - analizza Bucci -. La maggior parte delle commesse sono all'estero, anche se col settore medicale lavoriamo anche in Italia».
Igmi, da Iemca a Giuliani. Se soffre la Iemca (automazione e robotica per le macchine utensili), mostra decisi segnali di ripresa invece Giuliani (macchine utensili per il settore serraturiero) dopo l'anno nero del 2009 chiudendo il fatturato a 60 milioni di euro. «Iemca ha avuto una battuta d'arresto nei mesi di settembre, ottobre e novembre 2012, quando anche gli altri stati europei hanno rallentato - dice il numero uno di Igmi -. In Italia il mercato è fermo: le imprese non fanno investimenti e la Iemca quindi ha avuto un risultato inferiore alle attese, dopo che avevamo chiuso un 2011 con un trend positivo rispetto agli anni precedenti». Dopo la crisi del 2009 che ha visto la chiusura dello stabilimento di Granarolo Emilia e lo spostamento di alcuni lavoratori all'interno dello stabilimento di via Granarolo a Faenza (mentre altri furono messi in mobilità), la Giuliani ha ricominciato a crescere. «Abbiamo ordini dall'estero, soprattutto dalla Germania, cospicui e siamo riusciti a raggiungere un fatturato di quasi 7 milioni di euro - conclude Bucci -. Abbiamo rinnovato i prodotti e i processi produttivi: l'obiettivo è continuare a crescere in maniera tale da poter pensare di assumere nuovo personale nei prossimi anni».