Matti da legare di Guido Tampieri

17 Aprile 2017 Blog Settesere
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 Una marcia disordinata verso un futuro confuso e imprevedibile.
Gorbaciov
 
Sostiene Kant che la ragione è un'isola piccolissima nell'oceano dell'irrazionalità.
A giudicare da quel che accade viene da pensare che sia sul punto di essere sommersa.
Come accadrà a tanta parte delle terre emerse il giorno in cui l'immensa distesa dei ghiacci antartici iniziasse a sciogliersi.
Mentre qualcuno sta già pensando a come disporre gli ombrelloni attorno alla Rocca di Brisighella, i sindaci delle tribù della bassa, dopo mezzo secolo di mobilitazione civile, leggi speciali e opere progettate per porre rimedio ai guasti prodotti dal prelievo di idrocarburi dal sottosuolo, acconsentono alla ripresa dell'estrazione di metano.
Il suolo di abbasserà di poco, minimizzano, in più ci daranno dei soldi.
Non credo che Giordano Bruno, ora rivalutato anche dalla Chiesa, intendesse questo quando parlava dell'«homo coadiutor operanti naturale».
Se il livello dei mari si alza al punto che ogni mareggiata si mangia pezzi di costa, abbassare il piano dei suoli non è il modo migliore di aiutare la natura a preservare i fragili equilibri territoriali.
I buoi sono già scappati quasi tutti dalla stalla e non sembra il caso di spingere fuori anche i vitelli.
Ecologia è una parola che nasce nel 1866, quando cominciano a manifestarsi gli effetti collaterali dell'industrializzazione, è la scienza che protegge la natura.
Il principio di precauzione è a sua volta strettamente correlato alle conquiste della tecnica e in particolare alla devastante potenza raggiunta nel campo degli armamenti nucleari.
É una consapevolezza che si afferma all'epoca oscura della guerra fredda, che qualcuno oggi rimpiange, allorquando la sorte di ogni forma di vita appare legata a un esile equilibrio del terrore.
L'umanità parve comprendere che si era giunti al punto di non ritorno, che la nostra capacità di fare era ormai prevalente sulla capacità di prevedere e governare gli effetti delle nostre azioni.
Che da collaterali sono diventati centrali.
E ostruiscono il percorso verso il futuro.
Tanto più se allo sviluppo dell'intelligenza artificiale corrisponde la regressione di quella naturale.
Quel che accade nel mondo, con la rinnovata corsa agli armamenti, le esibizioni muscolari dei piccoli uomini che sono a capo delle grandi Nazioni, il terribile ritardo, che è diventato blocco della nuova presidenza Usa agli accordi sul cambiamento climatico, ci dicono che quelle che sembravano acquisizioni diffuse e definitive forse non lo sono.
A conferma che la storia, come pensava Voltaire, è fatta di rare eccezioni illuminate in un mare di tenebra.
E che gli uomini malgrado gli sforzi, a volte eroici, di andare oltre i pregiudizi, ancora non riescono a comprendersi e a solidarizzare.
«Ad attingere luce l'uno dall'altro», come dice mirabilmente Berlin.
O anche solo a impedire il sorgere di situazioni disperate, a mantenere un equilibrio, ancorché precario, che è il primo requisito per una società decente.
A volte sembra che l'umanità proceda con l'andatura del gambero.
Attorcigliandosi in contraddizioni inestricabili.
Così i cristiani copti sottoposti a martirio nella Domenica delle palme, per scongiurare l'avvento del Fratelli musulmani, pregano il Signore perché preservi al governo Al Sisi.
L'uomo, il dittatore, responsabile dell’orribile morte di Giulio Regeni.
Il Papa ha avuto, anche in questa circostanza, parole di grande saggezza.
Si è imbarazzati, a volte, nel far continuo ricorso politico a messaggi che vorrebbero essere solamente pastorali.
Ma è un fatto che quella di Francesco è oggi la sola sorgente capace di soddisfare la sete di giustizia e di illuminare il sentiero.
La guerra a pezzi sta dilatando e connettendo i suoi confini.
Il mondo somiglia sempre più a una gigantesca arancia meccanica.
La violenza, reale e percepita, inferta e subita, si è impossessata dei nostri pensieri.
Vediamo solo nemici, tutti si vogliono armare, uomini e Stati.
Poi le armi, si sa, sparano.
«La pace è il tema più importante di tutti - disse J.F. Kennedy all'università di Washington il 10 giugno 1963 -. Di quale pace sto parlando? A quale pace noi aspiriamo? Non è la pax americana imposta con le armi americane. Non è la pace della tomba, né la sicurezza in cui giace in letargo lo schiavo. Io parlo di una pace vera, di una pace che vale la pena di vivere, che possa dare a ogni individuo e a ogni popolo la possibilità di crescere, di sperare, di costruire una vita migliore. È una pace non solo per gli americani ma per tutti gli uomini, una pace non soltanto per l'oggi ma anche per il domani».
Casini dice che i missili di Trump sulla Siria erano prevedibili.
Deve essere un mago, perché fino a ieri lo slogan del Presidente Usa era «Stay out from Siria» stai lontano dalla Siria.
I gas c'entrano assai poco, in quella terra martoriata si uccidono bambini da anni. Trucidati dall'Isis e dalle bombe di Assad.
Il cui protettore, lo zar di tutte le Russie, con le mani lorde di sangue ucraino e ceceno, grida alla violazione dei diritti di uno Stato sovrano.
Quanto alla repressione dei dissidenti in patria, «affari loro» tagliano corto gli onesti grillini.
Che vengono facilmente a patti con la loro coscienza.
Parigi val bene una Messa.
È impossibile spiegare razionalmente tutte le mosse degli uomini che detengono o bramano il potere.
Il potere basta spesso a spiegare da solo.
L'afrodisiaco supremo lo ha definito Kissinger.
Così Davide Casaleggio raduna a Ivrea «le migliori menti del Paese» che se fosse vero ci sarebbe da preoccuparsi.
Per capire il futuro, sostiene, tra una frase carpita a Seneca e slogan a metà fra uno stage per manager di provincia e i baci perugina. Visto da vicino dalla Gruber il giovane rampollo rafforza la convinzione che ci stiamo cacciando in un gran brutto pasticcio. In mezzo a questo ambaradan il Pd continua a contarsi.
Bisogna tornare a parlare alla gente, invoca Orlando. E sembra di vivere quella scena dell'Angelo sterminatore di Buñuel nella quale i protagonisti non riescono più ad uscire dalla stanza in cui si trovano, senza alcuna coercizione, come se una forza invisibile li trattenesse. Intanto, fuori, la vita scorre.

 
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