Tesei presenta il suo nuovo spettacolo The game

Ravenna | 06 Febbraio 2017 Cultura
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Esiste la fortuna o la sfortuna? Perchè scegliamo un paracadute proprio di colore arancione? Lo racconta il mentalista Francesco Tesei nel suo nuovo spettacolo The game a Ravenna lunedì 6 febbraio, ore 21 al Teatro Alighieri. Spesso la nostra mente percorre le stesse strade come i solchi dei vecchi dischi di vinile e questi solchi hanno fatto diventare Tesei un mentalista, una sorta di mix di varie capacità come spiega  in questa intervista .
Cos’è esattamente il mentalista?
«Si immagini di prendere uno psicologo, un esperto di comunicazione e un illusionista, aggiunga l’alcool e metta tutto in un frullatore. Parlo di alcool perchè ubriaco il pubblico con le parole: chi esce dopo lo spettacolo prova un leggero senso di ebbrezza come chi ha bevuto un paio di birre. Il mentalista ha tre gambe: un piede nel mondo della comunicazione, uno nella psicologia, e poi non manca la componente di trucco e di inganno per ricordare alle persone quanti inganni incontriamo costruiti ogni giorno dalla nostra mente. Del resto come diceva la scrittrice Anais Nin: “Non vediamo le realtà per come sono ma per come siamo”. La differenza sostanziale sta nel fatto che il metalivello degli illusionisti è quello di suggerire ma nascondere il nostro trucco ai vostri occhi, che mi permette di tagliare la partner a metà, di far scomparire un foulard. Le mie suggestioni non hanno a che fare con il mondo di fiaba, ma con i meccanismi della mente e del cuore, più reali. A livello di metalinguaggio tra un momento di stupore e una risata mi piace veicolare qualche piccolo spunto di riflessione che ognuno si porterà a casa con le proprie dinamiche della vita e di se stesso».
Le chiedono mai se è un mago?
«Mi capita spessissimo, mi telefonano in radio per farmi un’intervista telefonica e ad un certo punto dicono “Facci qualcosa”. Per telefono come faccio, senza vederti in faccia? All’inizio ero molto suscettibile, adesso va bene. Spero che la gente capisca che il mio gioco è confondere il confine tra ciò che va preso alla lettera e ciò che ha un valore prettamente metaforico».
Qual è il fascino della mente umana?
«È il mio background, studiandolo ti rendi conto di quanto sia illusoria. Più ci entri dentro più ti sembra di entrare in quei labirinti fatti di specchi, dove ci si inganna con pensieri consolatori ed è davvero difficile dipanarsi in questa specie di labirinto e interrompere il continuo flusso di pensieri. Chi è che abita dentro la mia testa pensi ad un certo punto».
Come si è accorto che aveva la predisposizione per fare il mentalista?
«Comincio quasi tutti i miei spettacoli chiarendo che io non ho nessun potere paranormale o altro, più che parlare di doti parlerei di passione. Da piccolo seguivo la batteria, poi sono passato al teatro e all’illusionismo, ho girato più di 30 paesi facendo l’illusionista. Mi piaceva l’idea di stare su un palco. Ho sempre seguito le mie passioni: quando avevo sui 25-28 anni ho cominciato a sentire la passione per la comunicazione leggendo i libri di Giorgio Nardone o di Paul Watzlawick, che affrontano proprio il tema di che cos’è la realtà, di come venga costruita dalla nostra mente e mi hanno acceso una piccola scintilla dentro».
Qual è la differenza tra questo spettacolo e il precedente?
«Questo spettacolo insiste molto sul concetto di fortuna e e quindi di sfortuna. Ho sempre creduto di avere un approccio razionale, ma questa cosa non ti rende più razionale a certi meccanismi ed è una delle prime grandi illusioni della mente. Poi a 40 anni suonati mi sono accorto che ho avuto tanta fortuna, proprio io. La verità sta un po’ in mezzo. Allora se la fortuna esiste possiamo controllarla? Mi ha sempre affascinato il tema del controllo, perché il primo controllo che dovremmo avere è proprio su noi stessi. Io non credo a quelli che dicono che sono vittime delle circostanze, invece dobbiamo pensare che è importante che abbiamo una responsabilità diretta di tante cose: di come vogliamo gestire la nostra vita, dal personale agli immigrati». (e.nen.)
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