Viaggio tra le storie di 15 donne avventurose tra Prima e Seconda guerra mondiale con Cinzia Tani al Caffè letterario

Ravenna | 19 Ottobre 2016 Cultura
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Federica Ferruzzi
E’ affidata alla scrittrice e giornalista Cinzia Tani l’inaugurazione, alle 18.30 di venerdì 21, del primo appuntamento della rassegna «Quattro chiacchiere al Caffè» al Caffè Letterario di via Diaz. Tani si è occupata di carta stampata - è stata direttrice di diversi mensili -, è stata autrice e conduttrice radiofonica e televisiva e ha scritto moltissimi libri, sia saggi che romanzi. Oggi torna in libreria con «Donne pericolose» (Rizzoli editore), ovvero 15 ritratti di donne che hanno vissuto tra Prima e Seconda guerra mondiale e che hanno ricoperto il ruolo di spie. Il suo è un libro che restituisce un pezzo importante alla Storia, con la esse maiuscola, parlando di donne che non erano mai state raccontate.
Come nasce questo libro e la voglia di raccontare queste donne?
«Nella mia attività ho sempre cercato di riempire i vuoti in ambito  femminile. Ho parlato di donne che erano state dimenticate e le ho restituite alla storia. Una volta capitò in trasmissione («Uno Mattina Caffè», ndr) una persona che nominò Matha Hari e mi sono detta ‘ma ce ne saranno state altre?’. Allora ho iniziato una lunghissima ricerca, soprattutto all’estero, quindi ho ordinato tantissime biografie e ho selezionato le 15 che rientravano in questo periodo e che erano sia pro che contro i tedeschi. Oggi nella Cia la maggioranza delle spie sono donne, in quanto hanno molta più facilità ad entrare in certi luoghi e sono maggiormente empatiche rispetto agli uomini».
Oltre al fatto che siano tutte spie, ci sono altri elementi che le legano?
«Alcune sono spinte da spirito patriottico, quasi tutte sono accomunate  dall’avere avuto un’infanzia o un’adolescenza particolare. Sportive, ribelli, coraggiose e audaci, tutte con forte personalità. Nessuna di loro perde la propria femminilità e nessuna rinuncia al sentimento, anzi ritengo che l’adrenalina abbia aumentato in tutte anche la sensualità».
Ce n’è una a cui si sente maggiormente affezionata?
«A Krystina Skarbek: è stata una donna bellissima con una vita pazzesca. Ha salvato moltissime persone in Francia con azioni eroiche, ma finì vittima di stalking quando finalmente pareva che la vita avesse iniziato a sorriderle. E’ una storia così moderna e attuale che ho finito per affezionarmene. Mi ha toccato il cuore».
Lei si è spesso occupata di violenza sulle donne, una violenza che torna anche in questo libro. Com’è cambiata, secondo lei, la situazione in questi ultimi anni?
«Stiamo molto peggio di prima: prima subivamo violenza da parte di uomini prepotenti, padri-padroni, mariti violenti che difficilmente uccidevano. Ma da quando la donna ha iniziato a separarsi, l’uomo non è stato in grado di accettarne l’allontanamento: per il maschio è una cosa talmente nuova che in tanti non reggono. Gli omicidi per gelosia ci sono sempre stati, ma questi sono dovuti per la maggior parte a separazioni, o già avvenute o in atto. I maschi reagiscono con rabbia, odio, usano le armi peggiori per fare il peggior male possibile».
Sono previste nuove uscite a breve?
«Sì, il prossimo libro uscirà il 31 gennaio, avrà per titolo Il Capolavoro (Mondadori) e avrà la copertina più bella che abbia mai visto. Tratterà la storia di un neurologo nazista in fuga in Argentina e il suo rapporto con la figlia. Sempre per colmare parte del vuoto che riguarda le donne, nel 2018 con Rizzoli uscirà un testo in cui racconterò le mogli di grandi uomini della storia, da Alfred Hitchcock a Rodolfo Valentino. Infine mi dedicherò ad una saga su Carlo V e ai suoi 60 anni di vita, davvero ricchi di avvenimenti».
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