«La Nazionale ungherese dell'operetta in campo dal 14 ottobre» dice il direttore artistico Masotti

Ravenna | 14 Ottobre 2016 Cultura
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L’operetta è un genere solitamente considerato, in Italia, minore, un po’ provinciale e per un pubblico di una certa età, ma una volta era molto popolare. Per la Trilogia d’Autunno a Ravenna dal venerdì 14 a domenica 23 ci sarà un vero proprio ‘bagno’ nel Danubio e nell’atmosfera dell’impero austroungarico al Teatro Alighieri: tre produzioni dei principali teatri ungheresi – Teatro dell’Operetta di Budapest, Teatro Csokonai di Debrecen e Teatro di Szeged – Gräfin Mariza (La Contessa Maritza) di Kalmann, Die Fledermaus (Il pipistrello) di Strauss jr e Die lustige Witwe (La vedova allegra) di Lehàr. Tre caposaldi dell’operetta che rappresentano tre diversi modi di questo genere basato su parti cantate e corali, danza e attenzione alla scenografia. Se Strauss junior riuscì a fondere intimamente il valzer alla struttura dell’operetta rafforzando la duttilità espressiva, Lehár creò un’atmosfera più languida, con colori orchestrali meno scintillanti, ma con una melodia più sentimentale. Infine Kalman aggiunge temi magiari ed elementi tzigani. In scena l’Orchestra Filarmonica Kodály, il coro del Teatro Csokonai e il corpo di ballo del Teatro dell’Operetta di Budapest con tre cast che uniscono le voci di spicco della ricca scena ungherese, per un totale di oltre 200 persone.

Masotti: «L’operetta si rinnova»
Un’anteprima di quello che vedremo ce lo da uno dei direttori artistico del Ravenna Festival Franco Masotti, che ha visto a Decebren Il pipistrello.
Cosa l’ha colpita di questo spettacolo?
«Il fatto che in Ungheria l’operetta sia una tradizione che non ha avuto soluzione di continuità dall’Ottocento ad oggi ed ha una partecipazione popolare con giovani che non ha conosciuto cedimenti. Anche perchè in Ungheria è alla base della commedia musicale, molti teatri, infatti, che fanno operetta fanno anche musical. Sono tanti i protagonisti dell’operetta molto conosciuti per la partecipazione ai musical e protagonisti di trasmissioni televisive, giochi a premi e altro. I ragazzi li fermano per strada e gli chiedono gli autografi».
In Italia invece?
«L’operetta da noi è riproposta in versione depurata a La Scala o al San Carlo, o da formazioni volenterose ma è considerata un prodotto per persone anziane dedite alle terme. Invece in Ungheria portano questi spettacoli in Giappone con un grande ritorno di interesse. Sembra proprio di essere in un grande musical, molto scintillante, con luci e tecnologie d’avanguardia. Vedremo una sorte di Nazionale dell’operetta ungherese».
Oltre all’aspetto scenico anche la parte musicale è curata?
«Negli ultimi anni sono riusciti a creare delle figure professionali più versatili che possono passare dall’operetta all’opera, tutti in grado di stare sul palcoscenico. Cantanti con una bella voce, ma anche capacità attoriali.  Ci sono figure di caratteristi come nel West End: Marika, un’attrice alta appena 1.48 m. ma capace di acrobazie incredibili, popolarissima in Ungheria.  E’incredibile pensare che il teatro a Budapest faccia 300 recite all’anno: organizzando anche un’operetta musical per bambini e teen ager vocianti con movie laser.  Andando in Ungheria pensavamo di aprire uno scrigno nascosto, un mondo vecchio un po’ polveroso che avesse un fascino antico. Abbiamo invece trovato un’industria molto florida con un grande livello professionale».

Il programma
Venerdì 14 (replica martedì 18), «Gräfin Mariza», che ruota attorno alle vicende della ricca Contessa Maritza assediata dai pretendenti. Pur guardando alla tradizione zigana, la partitura di Kálmán rivela la suggestione della musica di Gershwin, che il compositore ebbe modo di frequentare a Vienna. Sabato 15 (repliche mercoledì 19, venerdì 21), «Die Fledermaus», Il pipistrello intreccia ambizioni e tradimenti, intrighi e travestimenti, alla musica del valzer, della csárda e della polka. Piena di equivoci, virtuosismi dei cantanti, travestimenti equivoci è considerata un vero e proprio classico. Domenica 16 (repliche lunedì 17, giovedì 20), «Die lustige Witwe», La vedova allegra è ambientata a Parigi: Hanna Glawari è una ricca vedova del Pontevedro, i cui connazionali vorrebbero far risposare in patria per evitare il trasferimento all’estero del patrimonio. Ci riusciranno al termine di una partitura in gran parte in tre quarti, il tempo del valzer, grazie ad una vecchia fiamma, Danilo, omonimo del figlio di Nicola I re del Montenegro.
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