All'antico porto una rassegna di film sui misteri dell'antichità
Elena Nencini
Sarà l'antico porto di Classe a Ravenna ad accogliere il primo festival Internazionale del Cinema archeologico di Ravenna – Premio Olivo Fioravanti, promosso da RavennAntica in collaborazione con il Comune di Ravenna, la rivista Archeologia Viva e la Rassegna Internazionale del Cinema archeologico/Fondazione Museo Civico di Rovereto.
Il festival rappresenta tra l'altro il primo degli eventi estivi che animeranno l'antico porto (dal 25 giugno aperto anche in orario serale, con visite guidate sabato e domenica alle 19 e 21) con la rassegna L’Antico Porto al chiaro di Luna e che proseguiranno per tutto luglio e agosto con incontri letterari, visite guidate, conversazioni, degustazioni e laboratori ludico-didattici per famiglie con bambini. Nella prima serata, il 27 giugno, si racconteranno Navigazione e naufragi nel mondo antico, martedì 28 giugno le Civiltà sommerse, mercoledì 29 giugno sarà Nel segno della pietra mentre giovedì 30 giugno si svolgerà la serata finale, che prevede la premiazione dei film da parte del pubblico.
Tutte e quattro le serate sono ad ingresso gratuito, comprensivo di proiezione e drink. Si consiglia la prenotazione: 0544/478100
Dario Di Blasi, direttore della rassegna del Cinema Archeologico di Rovereto, che ha selezionato i film racconta il criterio scelto per scegliere i film: «Sono stati scelti da un archivio costituito a Rovereto grazie ai 27 anni di rassegna cinematografica su questo tema con oltre 5000 film. Naturalmente abbiamo pensato a opere abbastanza recenti e trattandosi di Ravenna abbiano pensato scegliere temi ad hoc come la navigazione nel mondo antico, i naufragi, la ricerca archeologica subacquea. Più in generale sono incentrati sulla ricerca archeologica legata ai monumenti e all'uso della pietra per la costruzione di antichi monumenti ma anche la pietra come strumento sacro sul quale incidere la propria memoria, come i graffiti. I film sono stati selezionati in qualche modo dal pubblico di Rovereto che ha espresso il suo gradimento».
Il Festival di Rovereto è cominciato 27 anni come è cambiato il gusto del pubblico italiano in questo periodo?
«La situazione in realtà non è cambiata molto, il nostro paese ha una situazione anomala rispetto agli altri paesi europei: infatti i film che proietteremo sono vere e proprie opere cinematografiche che però in Italia non sono viste sulle reti pubbliche. Sono rassegne perciò parecchio gradite. Manca in Italia il genere film archeologico, sta comparendo pian piano sulle pay tv, ma il nostro paese e è affamatissimo di queste cose. Non si vedono normalmente. Mentre in Francia e in Inghilterra è molto diverso e spesso compaiono in prima serata».
Come mai nella rassegna c'è solo un film fatto da registi italiani?
«Il nostro paese non investe su questo argomento, la non presenza dei film è una regola. È un paese che investe poco sui beni culturali e le televisioni non fanno come all'estero che commissionano direttamente i film. Le nostre reti sono pessime committenti, chi fa documentari lavora per l'estero o per la propria soddisfazione».
Un film che le piacerebbe poter vedere girato in Italia?
«Sono tanti gli argomenti che potrebbero essere affrontati: il nostro paese offre ambienti archeologici, musei, reperti in quantità illimitata e ricchissima. Solo per fare un'esempio in Sicilia e in Puglia sono stati girati pochissimi film su questo patrimonio. C'è tutto ancora da raccontare. Non si tratta di documentare, ma di costruire delle storie sul nostro passato che è pieno di storia. Mi piacerebbe cominciare questo racconto del nostro passato».