Conselice, imprenditori al Consiglio di Stato contro Oda
Le due cordate di aziende conselicesi, quella degli agricoltori e quella dell’industria agroalimentare, tornano sul piede di guerra e sono pronte a fare appello al Consiglio di Stato dopo la prima sconfitta davanti al Tar.
«L’idea è quella di far ricorso al Consiglio di Stato - commenta senza fare tanti giri di parole Gianmaria Martini di Unigrà -. Il problema del progetto Matrix è che non tiene conto di un distretto agroalimentare che non mi sono certo inventato io, ma che funziona da tanti anni e che dà occupazione a molte persone in loco. Se si considerano le industrie e la Cab Massari, fortemente impegnata nel biologico, stiamo parlando di un fatturato aggregato di circa 800 milioni, con realtà in forte crescita. Credo che andremmo tutelati e che nell’interesse della comunità si debba pensare a come fare fiorire ulteriormente il distretto invece che puntare su un settore che non centra nulla col territorio e che crea problemi. Si poteva fare altrove, in un’area con una vocazione diversa da questa».
Si parla da tempo di un incontro programmato tra amministrazione comunale e vertici dell’azienda, ma per ora i vertici di corso Garibaldi preferiscono parlare solo quando ci sarà qualcosa di «più concreto».
Intanto i membri del comitato Casta stanno lavorando alla documentazione per produrre la terza integrazione presentata alla magistratura. «La stessa responsabile del Settore pianificazione territoriale della Bassa Romagna Monica Cesari aveva parlato di autorizzazione all’agibilità ‘ricognitoria’ per lo stabilimento di Oda - spiega Geminio Zaccherini, portavoce comitato Casta – e di prescrizioni da adempiere tra i 180 e i 240 giorni. Stiamo lavorando alle carte che consegneremo nei prossimi giorni alla magistratura. Questa è una storia piena di contraddizioni, a partire dal suo inizio: uno stabilimento dove era presente il piombo e che andava bonificato, alla tenuta idrogeologica fino alla classificazione sismica delle strutture. Senza dimenticare la prescrizione numero 42 della Valutazione d’impatto ambientale, che prevede che le ceneri possano rimane al massimo 180 giorni all’interno dello stabilimento. Abito in zona, da maggio transitano Tir, e non si capisce se il materiale stoccato sia stato utilizzato per la produzione del Matrix. L’agibilità e le attività dell’azienda andrebbero subordinate alla realizzazione di quanto prevedono le stesse prescrizioni, ma lo svincolo ferroviario, ancora da inaugurare, previsto assieme alla realizzazione della centrale a biomasse Unigrà, in funzione da diversi anni, ci insegna il contrario». (c.f. s.sta.)