Unioni civili, Moroni (Frida Byron): "Il ddl Cirinnà primo passo per i nostri diritti"
«Una pietra miliare nel movimento Lgbt e in generale nelle battaglie civili di questo Paese». Bruno Moroni, presidente dell’Arcigay «Frida-Byron» di Ravenna, non ha dubbi: la manifestazione del 23 gennaio «Svegliati Italia», che in Romagna ha convogliato l’associazionismo e non solo a Cesena, è la prima nella storia italiana ad aver coinvolto in modo massiccio eterosessuali, famiglie, persone che credono nei diritti di tutti. «È stato come assistere a tanti Gay Pride insieme – commenta Moroni – dove, però, a fare la differenza è stato il grido di rabbia della società intera, che ha fatto proprio il dolore storico delle persone dello stesso sesso». Per il presidente il risultato è frutto di un lavoro di due anni portato avanti in Arcigay nazionale e teso a mettere da parte le divisioni in favore di un allargamento dell’adesione alle istanze Lgbt, anche attraverso le reti locali. Allo stesso tempo, la protesta non è stata un placet al ddl Cirinnà che arriva in Senato il 28 gennaio: «Abbiamo preso atto che quel disegno di legge è un primo passo per il riconoscimento dei nostri diritti ma che non ci fermiamo certo qui. Quella non è la nostra legge: vogliamo andare ben oltre, superando l’impostazione per cui esisterà un istituto per le coppie omosessuali, ovvero le unioni civili, e uno per le coppie etero, cioè il matrimonio. Senza contare che la stepchild adoption andrà migliorata e cambiata, visto che non si tratta di un’adozione vera e propria». Moroni si aspetta una battaglia agguerrita in Parlamento. Intanto, guarda al Family Day del 30 gennaio con occhio ipercritico: «Non sarà una manifestazione per i diritti, sarà una violenza pubblica sulle nostre vite. Sarà una battaglia per garantire solo agli eterosessuali il privilegio di essere riconosciuti come genitori. Sarà un modo per dire ai circa 100mila figli di persone omosessuali che non sono cittadini di serie A come i loro bambini». (Silvia Manzani)